Arte, attivismo ed eredità familiare si intrecciano in un passo montano svizzero
Un nuovo documentario sull’artista anglo-svizzero Bryan Cyril Thurston svela le tante sfumature dell’arte come forma di attivismo in campo ambientalista.
“Il privato è sempre politicoCollegamento esterno, il politico è sempre privato”, recita un vecchio detto. “L’arte è sempre politica”, aggiunge un altro.
Greina, il nuovo documentario dell’architetto e regista svizzero Patrick Thurston, illustra il potenziale utopico e le ripercussioni, talvolta fonte di profonda riflessione, di questi principi.
Il lungometraggio prende il nome dal passo della Greina, nelle Alpi Lepontine, a cavallo tra i cantoni Grigioni e Ticino, e rispecchia il tentativo di Thurston di confrontarsi con l’eredità artistica e personale del padre, il pittore, incisore e architetto di origine inglese Bryan Cyril Thurston, oggi novantunenne.
Artista molto prolifico, che vive in Svizzera dal 1955 e la cui opera, che conta circa 5’000 pezzi, è archiviata presso la Biblioteca Nazionale Svizzera, l’anziano Thurston è oggi ricordato soprattutto per il suo attivismo ambientalista, o eco-artivismo, che lo ha portato alla ribalta negli anni Settanta e Ottanta.
Gli inizi dell’eco-artivismo
All’epoca era stato lanciato il progetto per la costruzione di un bacino idroelettrico sull’altopiano della Greina, nel tentativo di far rifiorire l’economia dei vicini paesi di Vrin e Sumvitg. Il piano prevedeva d’inondare l’intera area e trasformare l’incontaminato paesaggio alpino in un lago artificiale.
Bryan Cyril Thurston, un appassionato di escursioni che negli anni Sessanta si era già innamorato dell’altopiano e dei suoi panorami (ai suoi occhi simili alle Highlands scozzesi), non poteva sopportare quella prospettiva.
Con la sua presa di posizione, contribuì alla nascita di un movimento di artisti e artiste che organizzarono numerose mostre in segno di protesta contro il progetto della diga. “Kunst als aktiver Landschaftsschutz” (trad. “L’arte come forma attiva di protezione ambientale”) e “Nur die Poesie kann die Greina retten” (trad. “Solo la poesia può salvare la Greina”) erano alcuni degli slogan di Thurston.
Per quanto improbabile potesse sembrare, i lunghi decenni di proteste hanno avuto successo. La diga non è mai stata costruita. Vrin e Sumvitg sono stati risarciti per le perdite finanziarie subite, pagate dal fondo Landschaftsrappen (in italiano: Centesimo per il paesaggioCollegamento esterno) volto a premiare le comunità che rinunciano a costruire sul proprio patrimonio naturale, favorendo la protezione ambientale.
Una vecchia battaglia torna alla ribalta
La tutela della Greina era molto in linea con lo spirito di metà anni Ottanta, periodo del nascente movimento ecologista e dei primi timori condivisi per il declino delle foreste. Nella sua dichiarazione d’artista sul film, Patrick Thurston collega il successo della campagna del padre alla decisione di sospendere la costruzione della centrale nucleare di Kaiseraugst, un sobborgo di Basilea, nel 1989.
Si tratta di un ricordo provocatorio in questo momento storico e culturale, poiché negli ultimi anni la Svizzera è stata protagonista di un acceso dibattito sull’approvvigionamento energetico. Di fronte ai timori di potenziali carenze, esacerbati dall’incerta situazione geopolitica europea, tali discussioni sono diventate un ritornello familiare nelle campagne elettorali.
Se i partiti di sinistra tendono a favorire una semplificazione delle norme relative alla costruzione di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, le soluzioni preferite dalla destra includono l’espansione della capacità idroelettrica del Paese. Di recente, con grande disappunto della sinistra, il Governo elvetico ha raccomandato l’abolizione del divieto di costruire nuove centrali nucleari, approvato dall’elettorato svizzero solo nel 2017.
In altre parole, Greina esce in un clima politico e sociale che forse non è mai stato così indifferente all’idea che la poesia e la sublimità della natura debbano avere la precedenza sull’economia e sull’indipendenza energetica del Paese.
Questioni di famiglia
Questo non si limita a conferire al documentario, dallo stile altrimenti piuttosto convenzionale, un potente sottofondo politico, ma aggiunge anche un affascinante livello di significato ai tentativi di Patrick, 65 anni, di (ri)entrare in contatto con il padre.
Le interazioni tra i due – in parte intervista, in parte inventario dello studio, in parte lezione di storia familiare, in parte terapia – fanno pensare a un figlio desideroso di trovare una chiusa in un rapporto difficile e a un padre riluttante a concedere che ci sia qualcosa di cui parlare. Questo evidente disaccordo è espressamente legato all’impegno artistico-politico dell’anziano Thurston.
Secondo Patrick, “tra me e mio padre c’era un abisso. Da bambino, i suoi sforzi per preservare la Greina mi sembravano una battaglia assurda e senza speranza tra Davide e Golia, che gli impediva di essere presente per me”. Per quanto la campagna per la Greina possa essere stata stimolante dal punto di vista politico, in privato “sono stati anni amari, periodi di magra che alla fine dovevano trovare una risoluzione”.
Greina (e, per estensione, Patrick Thurston) nasce quindi da una situazione di conflitto. Pur celebrando senza ambiguità il trionfo dell’attivismo ambientale e dell’arte sulle motivazioni economiche, come simboleggiato dalla figura di Bryan Cyril Thurston, si scontra anche con il considerevole costo personale di questo successo.
Imparare dalle utopie
Lungi dall’essere una debolezza, tuttavia, questo conflitto interno aiuta a evidenziare sia la spinosità dell’argomento trattato, sia il rischio di considerare la storia di come la Greina sia stata salvata dallo “sfruttamento economico” solo in termini nostalgici.
Certo, il documentario sostiene fermamente che il presente (e in particolare il movimento ambientalista) possa e debba imparare dai sogni utopici di mezzo secolo fa, e che la difesa dell’ambiente possa essere improntata su basi filosofiche ed estetiche piuttosto che su basi puramente pragmatiche.
Tuttavia, la rappresentazione ambivalente che Patrick Thurston fa di suo padre evidenzia anche la natura potenzialmente anacronistica del romanticismo attivista. Bryan Cyril Thurston, quanto di più vicino allo stereotipo dell’inglese affabile e un po’ burbero incarnato dal defunto principe Filippo, è, in un certo senso, il modello perfetto del sedicente maschio bianco che si inserisce in una questione sociale nel ruolo di salvatore e rivendica l’autorità di interpretarla a suo modo.
È difficile immaginare che un approccio del genere possa trovare riscontro nei movimenti ambientalisti odierni come i Fridays for Future o Extinction Rebellion, più pratici e collettivisti, per non parlare del partito dei Verdi Svizzeri, che si propone di prevenire la devastazione dell’ambiente attraverso una politica tradizionale di ampio respiro che tenga conto delle ansie dell’elettorato sulla sicurezza energetica.
Tuttavia, come opera d’arte con una sua consapevolezza politica, Greina pone una serie d’interrogativi pertinenti, chiedendosi per esempio che fine hanno fatto iniziative come la campagna di Thurston. La natura, sembrano concordare padre e figlio, è troppo importante per essere lasciata nelle mani della politica.
A cura di Virginie Mangin/ds
Tradotto da Camilla Pieretti
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