Blaise Cendrars: un “outsider” nella Pléiade
La Biblioteca della Pléiade, dell'editore francese Gallimard, accoglie Blaise Cendrars. Le opere autobiografiche complete dell'autore svizzero, grande viaggiatore e scrittore anarchico, sono riunite in due volumi. Come viene percepito il suo lavoro? Mini giro del mondo.
Blaise Cendrars non è il primo autore svizzero pubblicato nella prestigiosa collana di quella che è una delle più autorevoli case editrici in Francia. Prima di lui, vi furono Benjamin Constant, Jean-Jacques Rousseau e, più vicino a noi nel tempo, Charles-Ferdinand Ramuz.
Una cerchia ristretta di scrittori dai quali Cendrars l’inclassificabile appare un po’ staccato. Dove collocarlo? La sua reputazione è in primo luogo quella di un poeta: è l’Omero della Transiberiana”. E la sua fama mondiale passa da questo poema, dal lungo corso, che fu illustrato da Sonia Delaunay.
Ma è anche un romanziere. Tuttavia un romanziere stravagante, con una passione per la scrittura davvero singolare che gli fa prendere pause di diversi anni tra l’inizio e la fine di un romanzo. Così comincia a scrivere La mano mozza nel 1917 e la conclude nel 1946.
Il 10 aprile 2013, le Edizioni Zoe lanciano una nuova collana: “Cendrars en toutes lettres” (Cendrars a tutte lettere). Caroline Coutau, direttrice della casa editrice con sede a Carouge (Ginevra), spiega i motivi di questa decisione.
“Un anno e mezzo fa, ho ricevuto lettere manoscritte di Cendrars. Ho preso immediatamente contatto con la figlia Miriam per chiederle i diritti. È così che mi ha suggerito l’idea di questa collana: pubblicare la corrispondenza del padre in diversi volumi. I primi due sono dedicati a scambi epistolari tra Cendrars e il romanziere americano Henry Miller e il poeta belga Robert Guiette. Nei prossimi anni seguiranno altri otto titoli, ognuno dei quali conterrà le lettere di un corrispondente: Raymone, la moglie dello scrittore, George, suo fratello, Jacques-Henri Lévesque, critico ed editore francese…
Tramite questa corrispondenza, desideriamo far scoprire un Cendrars più privato, più intimo. A questo desiderio si aggiunge la voglia di ‘rimpatriare’ lo scrittore svizzero. Molti pensano che sia francese. Un ritorno a casa, dunque, ci sembrava necessario. Inoltre, nella Svizzera francese esiste una grande tradizione di corrispondenza letteraria, che è molto apprezzata dal pubblico”.
Per la critica, un ruminante
“Cendrars ha bisogno di tempo, è un ruminante e un ‘oggetto’ difficile per la critica, disorientata dalla discontinuità della sua produzione letteraria. Gli esperti hanno impiegato molto tempo prima di vedere in lui il costruttore di una grande opera”, commenta Claude Leroy, che dirige questa edizione delle Opere autobiografiche complete di Cendrars.
“Vent’anni fa, l’ingresso dello scrittore nella famosa collana di Gallimard sarebbe stato inimmaginabile. Oggi, sembra ovvio, perché il suo lavoro, all’epoca considerato fluttuante, da allora ha mostrato la sua coerenza”. Ciò è in gran parte dovuto all’apertura degli archivi Blaise Cendrars a Berna, nei primi anni ’80. Essi hanno consentito a ricercatori di provenienze diverse di effettuare dei lavori accademici, contribuendo così a (ri)lanciare lo scrittore in diversi paesi del mondo.
Europa, Africa, America… Cendrars è conosciuto e percepito in modi diversi. Il suo successo varia da una cultura all’altra, ma dipende anche dalle traduzioni delle sue opere. “L’Africa nera francofona l’ha scoperto grazie soprattutto alla sua Antologia negra, pubblicata nel 1921. Un’opera fondatrice perché riunisce racconti africani. Il libro oggi può sembrare fuori moda, ma al momento della sua pubblicazione era importante quanto la scoperta dell’arte negra da parte dei cubisti”, spiega Leroy.
Altri sviluppi
Lo scrittore Blaise Cendrars si racconta
Per gli americani, un emarginato
Parziale o insufficiente, la traduzione dei testi di Cendrars negli Stati Uniti lascia una sensazione di frustrazione. Quando era in vita, quell’uomo libertario faticava a trovare un acquirente in un paese puritano.
“Grazie ad un agente letterario in Nord America, Cendrars è riuscito a pubblicare in inglese il suo primo romanzo L’Oro – La straordinaria storia del generale Suter, racconta Christine Le Quellec Cottier, direttrice del Centro di studi Blaise Cendrars a Losanna e a Berna. Le difficoltà sono arrivate con le Memorie e soprattutto con Moravagine, opera nella quale gli americani hanno visto la violenza, una certa forma di anarchia e un nichilismo associato alla rivoluzione russa. Sono dovuti passare diversi anni prima che lo svizzero fosse apprezzato negli Stati Uniti”.
“Moderatamente apprezzato”, puntualizza Claude Leroy, il quale ritiene che Cendrars in America finora non abbia il posto che meriterebbe. “Lì è ancora percepito come un marginale. Fatta eccezione per l’ambiente underground dove oggi ha lettori e ammiratori. Patti Smith, per esempio, fa riferimento a lui”.
Cendrars non è politicamente corretto. Questo è almeno quello che si direbbe di lui se vivesse oggi. “Il suo odio per i crucchi, che ha ribadito nelle sue Memorie (La mano mozza, Ho ucciso), non favorisce certo il suo successo in Germania, paese in cui la maggior parte dei suoi scritti è stata tradotta”, aggiunge Leroy.
Per i belgi, un poeta geniale
Diversamente è invece recepito nel mondo francofono europeo. “In Belgio, nei primi anni ’20, si fa largo, aiutato da Robert Guiette, un giovane intellettuale di Bruxelles che lo ammira, lo invita più volte e lo introduce nel mondo letterario belga come poeta d’avanguardia”, afferma Christine Le Quellec Cottier.
E la Francia? Oh! Cendrars vi si sentiva così bene da spingersi persino ad arruolarsi nell’esercito francese durante la Prima guerra mondiale. Questo gli costò il braccio destro (gli venne amputato) e il rifiuto degli svizzeri. Si è dovuto attendere fino al centenario della sua nascita, nel 1987, per assistere a una riappropriazione di Cendrars da parte di quella Svizzera che ha sempre amato. I suoi occhi di grande viaggiatore vedevano in essa tutta la bellezza del mondo.
A Pierre Lazareff, grande ‘patron’ nel giornalismo francese, che gli chiese un giorno un reportage sulla Confederazione elvetica, Cendrars rispose: “Vedrai, ti rivelerò un paese molto più strano delle Isole Sottovento, l’Amazzonia o l’Africa centrale”.
Ma Cendrars si ammalò e il reportage non fu mai realizzato.
Pseudonimo di Frédéric-Louis Sauser, lo svizzero Blaise Cendrars è poeta, scrittore e reporter.
1887: nasce a la Chaux-de-Fonds, nel cantone di Neuchâtel.
1894-1896: la famiglia soggiorna a Napoli.
1897: ritorna in Svizzera, dove frequenta la Untere Realschule a Basilea.
1902: inizia la scuola di commercio a Neuchâtel.
1904-1907: soggiorno a San Pietroburgo, dove lavora per l’orologiaio svizzero Leuba.
1911: viaggio a New-York, dove fatica ad adattarsi alla vita americana.
1914: si arruola nell’esercito francese e durante la guerra perde il braccio destro.
1916: è naturalizzato francese.
1924-1927: effettua 3 lunghi viaggi in Brasile.
1939-1940: è corrispondente di guerra nell’Esercito inglese.
1943-1949: scrive le sue Memorie.
1950: torna a Parigi, dove ha soggiornato diverse volte.
1960: commendatore della Legione d’onore.
1961: muore a Parigi.
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
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