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Brienz si libera dai detriti

Ursula e Marcel Santschi di fronte alla loro casa di Brienz swissinfo.ch

A Brienz, solo ora si comincia a rendersi conto della dimensione della catastrofe: le tracce delle intemperie hanno rovinato l'immagine idilliaca da cartolina.

Il lago di Brienz, il gioiello turchese dell’Oberland bernese, ha anch’esso perso il suo splendore. I chiari colori di ieri sono oggi sbiaditi in tinte più scure.

Sono le 23 e 30 di lunedì 22 agosto 2005: le sirene iniziano a suonare e tutti i pompieri devono mobilitarsi. Ursula Santschi avvisa i suoceri perché vengano in auto a prendere lei e i suoi due figli.

«E poi fu il momento del torrente Glyssibach: le pietre sembravano volare e la casa ha cominciato a tremare. Ho affidato la bambina più piccola a mia suocera e ho preso Stephanie. La nostra è stata probabilmente l’ultima auto ad aver attraversato il ponte», dice Ursula Santschi, ricordando i minuti più drammatici della sua vita.

Suo marito Marcel era invece impegnato con i pompieri. Dapprima è stata evacuata la zona attorno al torrente; due ore dopo la prima ondata di piena, ecco la seconda.

«Era incredibile», indica a swissinfo Marcel Santschi. «Un boato e nello spazio di uno e due secondi il letto e le sponde del torrente sono stati sommersi da pietre e da un muro di fango alto 8 metri».

Tragico bilancio

Due donne hanno perso la vita, otto case sono state completamente distrutte e 13 altri edifici pesantemente rovinati.

«Al mattino, mio marito mi ha detto al telefono che non era ancora stato a casa nostra. Mi aspettavo comunque il peggio, dal momento che le case dei nostri due vicini erano sparite», racconta Ursula, la quale ha trascorso la notte sul vicino passo del Brünig.

Così è la natura

La coppia di coniugi racconta lentamente, ma con emozione, quello che è successo. La cosa più importante, e di questo ne sono felici e grati, è che tutta la famiglia ne sia uscita incolume e sia ora riunita. Da una settimana, la famiglia vive in una camera nell’abitazione dei genitori di Marcel.

«Il momento più difficile è quando ci si mette a letto, quando ci si rilassa. Di giorno si è invece occupati con i figli, e il nervosismo e la tensione rimangono latenti», confessa Ursula.

Ora però bisogna essere forti, aggiunge. «Non dobbiamo guardarci indietro. Quello che è successo è stato deciso dalla natura».

Futuro incerto

Come si andrà avanti, nessuno lo sa esattamente. «La nostra casa è sempre in piedi, ma è ancora sommersa da quasi tre metri di fango», dice Marcel. «Non sappiamo ancora se le fondamenta si sono spostate; il piano superiore sembra ad ogni modo ancora intatto».

Da una settimana la coppia di coniugi vorrebbe valutare esattamente i danni. L’impresa è però difficile: il fango è così denso e profondo che si rischia di sprofondare.

Non resta quindi che aspettare, fino a quando la casa sarà sgomberata dal materiale. Ci vorrà tuttavia ancora del tempo, sebbene i camion trasportino fango e detriti via dal villaggio dalle prime luci dell’alba fino in serata.

Enorme solidarietà

La famiglia Santschi è entusiasta della grande solidarietà emersa in questi giorni nel villaggio.

“Ognuno aiuta gli altri nella misura delle sue possibilità”, spiega Marcel Santschi. Gli abitanti offrono bibite e dolciumi ai pompieri attivi a Brienz.

“Nel rifugio della protezione civile una donna mi voleva prestare dei vestiti”, aggiunge Ursula Santschi. Anche dei vestiti per i bambini e dei pannolini sono stati subito messi a disposizione dalla popolazione alle vittime della catastrofe.

“La gente aiuta senza chiedere dei soldi per il proprio lavoro”, prosegue Marcel Santschi.

I coniugi lodano inoltre l’intervento della giunta comunale: “L’organizzazione nel rifugio della protezione civile è stata sensazionale. Medici e psicologici sono stati subito presenti sul posto”.

Comprensione reciproca

È chiaro che, con un sinistro di simili dimensioni, i problemi non possono essere risolti in poco tempo. E sbagli sono sempre possibili.

“La maggior parte delle persone hanno dimostrato un grande spirito di comprensione. E sono piuttosto contente dei buoni risultati raggiunti finora”, rileva Ursula Santschi.

La famiglia Santschi dovrà attendere ancora un po’ di tempo prima di poter ispezionare la propria casa.

“Nel frattempo voglio essere disponibile per la mia famiglia. Vogliamo andare un giorno o l’altro ad Interlaken, per staccarci un po’ da queste rovine”, continua Marcel Santschi.

“Inoltre, adesso abbiamo finalmente un po’ di tempo per parlare tra di noi, per riflettere sulla nostra situazione e guardare verso il futuro”, conclude Ursula Santschi.

swissinfo, Etienne Strebel, Brienz
(traduzione Luigi Jorio e Armando Mombelli)

A Brienz sono attive circa 250 persone tra protezione civile, esercito, pompieri e volontari.

Il loro lavoro è coordinato dallo Stato maggiore della località bernese gestito dal sindaco Peter Flück.

Da mattino a sera, ogni tre minuti un camion lascia il villaggio carico di fango e detriti.

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