Che futuro per il mercato svizzero del libro?
Immediatamente dopo la decisione del governo di abolire il prezzo unico sui libri nella Svizzera tedesca, varie grandi librerie hanno abbassato il prezzo dei bestseller.
Le associazioni degli editori e dei librai in Svizzera sono preoccupate e ripongono le loro speranze sul parlamento, che vuole una legge sul mercato del libro. Tutti i paesi vicini hanno leggi analoghe.
A lungo i librai e gli editori della Svizzera tedesca si sono battuti contro la liberalizzazione del mercato del libro. All’inizio di maggio, il governo ha però chiuso almeno temporaneamente la partita, mettendo fine al prezzo unico sui libri.
La reazione delle grandi librerie è stata immediata. Nel giro di pochi giorni i prezzi dei libri a maggior tiratura sono scesi in maniera massiccia. In alcuni casi gli sconti hanno raggiunto il 30%.
Rovescio della medaglia
Se i lettori di bestseller possono ritenersi soddisfatti, la medaglia rischia però di avere un rovescio spiacevole. Il calo del prezzo di alcuni titoli potrebbe essere compensato con un aumento di quello delle pubblicazioni specialistiche. O almeno, questo è uno dei timori espressi sulla stampa da rappresentanti dell’Associazione degli editori e dei librai svizzeri (SBVV).
Preoccupazioni anche maggiori gravano sulle piccole librerie, per le quali la vendita di libri ad ampia tiratura è vitale e che non possono contare sulle stesse condizioni offerte dagli editori alle grandi catene.
Il contraccolpo dell’abolizione del prezzo unico nella Svizzera tedesca potrebbe ripercuotersi anche sugli editori, ritiene Martin Jann, direttore della SBVV, che si esprime a titolo personale.
«Le grandi librerie eserciteranno pressione sugli editori per ottenere margini commerciali migliori e per offrire ai consumatori sconti maggiori». E alla fine alla cassa potrebbero dover passare anche gli autori.
Il dibattito continua
La partita non è pero del tutto chiusa. Nel dicembre scorso il Consiglio nazionale (camera del popolo) ha prolungato a larga maggioranza il mandato affidato alla commissione dell’economia di elaborare una legge sul prezzo dei libri.
L’iniziativa per la nuova legge è venuta dalla Svizzera romanda, dove il mercato è deregolamentato e dove si assiste ad una vera e propria «guerra dei prezzi» fra grandi librerie, come afferma l’Associazione svizzera dei distributori, editori e librai (ASDEL).
L’ingresso sul mercato di grandi catene librarie ha messo in grave difficoltà le piccole librerie. Stando all’ASDEL, negli ultimi sei anni oltre cinquanta punti vendita hanno chiuso i battenti.
Il problema è che l’iter legislativo prevede tempi lunghi. Nel frattempo, anche il mercato del libro nella Svizzera tedesca potrebbe risentire i contraccolpi della liberalizzazione. Non sarebbe la prima volta però che un paese torna sui suoi passi dopo aver abolito il prezzo unico sui libri.
Un’isola deregolamentata
«Ci sono già stati altri casi all’estero», ricorda Josef Trappel, dell’Istituto di pubblicistica e scienze della comunicazione dell’Università di Zurigo. Per esempio in Francia, paese che nel 1979 ha abbandonato il sistema del «prezzo consigliato» e nel 1981 ha reintrodotto per legge il prezzo unico.
Del resto in tutti i paesi vicini della Svizzera (Germania, Austria, Francia e Italia) il mercato del libro è regolamentato da una legge sul prezzo unico. E con le sue tre grandi regioni linguistiche, la Svizzera è parte integrante del mercato del libro germanofono, francofono e italofono.
Dotandosi di una legge sul prezzo unico dei libri, «la Svizzera sarebbe considerata un partner affidabile dall’industria del libro», ritiene Trappel, il quale sottolinea tuttavia che «il prezzo unico sui libri è solo uno dei possibili strumenti politici per intervenire sul mercato del libro».
Verso una politica del libro?
«Ci sono molte altre possibilità per rendere il libro più attraente per la società», aggiunge Trappel. Non per niente il governo, motivando la sua decisione di abolire il prezzo unico sui libri, cita tutte le attività della Confederazione in favore della produzione e della diffusione di libri.
«La produzione e la vendita di libri nella più ampia quantità e varietà possibile e la possibilità che raggiungano il numero più grande possibile di lettrici e lettori a un prezzo conveniente è un compito di politica culturale di primaria importanza», si legge nel testo della decisione.
Nei paesi europei che non hanno un sistema di prezzo unico sui libri, come per esempio la Svezia, la politica di sostegno alla produzione libraria e alla lettura è però generalmente più ampia di quella degli altri paesi, ricorda Trappel.
Anche la Svizzera dunque, se dovesse abbandonare definitivamente il prezzo unico, dovrebbe riflettere sulle misure da adottare per «colmare le lacune» lasciate dalla deregolamentazione del mercato del libro.
swissinfo, Andrea Tognina
Prima della decisione del Consiglio federale, l’accordo tra editori e librai (detto «Sammelrevers») secondo il quale i librai si impegnavano a rispettare i prezzi finali di vendita decisi dagli editori per determinati tipi di libri e che esiste dal 1993, era già stato vietato per due volte, nel 1999 e nel 2005, dalla Commissione della concorrenza (Comco).
La Comco ritiene un simile accordo contrario alla legge federale sui cartelli. Anche il Tribunale federale ha deciso di recente che il prezzo unico del libro ostacola illegalmente la libera concorenza.
L’accordo tra librai ed editori riguardava circa il 90% dei libri in lingua tedesca venduti in Svizzera.
Né la Svizzera francese né la Svizzera italiana conoscono invece accordi sul prezzo unico sui libri.
Un sistema di prezzo unico sui libri esiste in Danimarca, Germania, Francia, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Austria, Portogallo e Spagna.
In Belgio, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Lussemburgo e Svezia il prezzo dei libri è invece liberalizzato.
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