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Chi vive di penna vive di pena

Dopo gli stenti iniziali il successo e una piscina privata: Friedrich Dürrenmatt. Schweizerisches Literaturarchiv

Scrivere, pubblicare e guadagnarsi da vivere: un sogno, più che una realtà. Per molti autori, il denaro diventa un'ossessione, al pari della scrittura.

Il rapporto tra arte letteraria e arte della sopravvivenza è al centro di una mostra realizzata dall’Archivio svizzero di letteratura.

«Carmina non dant panem» sentenziavano i latini. Dalla poesia, aggiungeva Giacomo Leopardi «non v’è da sperar altro che gloria, e soltanto dopo la morte». Eppure, anche se a tutt’oggi buona parte degli scrittori si guadagna il pane quotidiano con un altro mestiere, c’è stato e c’è chi riesce a vivere dei propri libri.

Pochi, per la verità. In Svizzera, fanno parte di questa categoria una novantina di scrittori e la maggior parte di loro non nuota certo nell’oro. Niente a che vedere, dunque, con personaggi come la ormai miliardaria autrice di Harry Potter.

In un periodo in cui si fa tanto parlare di promozione culturale – il Parlamento sta elaborando una nuova legislazione a questo proposito – la mostra «Scrittura e denaro», realizzata dall’Archivio svizzero di letteratura (ASL), offre più di uno spunto di riflessione.

«Non spetta certo a noi prendere posizione in merito al dibattito politico» afferma Philipp Burkard, curatore della mostra. «Quello che ci preme è rendere visibili i diversi aspetti legati a questo tema. L’esposizione presenta dei materiali storici che riguardano l’ultimo secolo e dimostra che le domande che sorgono oggi, in realtà ci sono sempre state».

Stato mecenate?

L’ultimo scandalo «culturale» in ordine di tempo – la mostra, realizzata con fondi pubblici, in cui Thomas Hirschorn offriva un’immagine negativa e improntata alla scatologia della Svizzera – ha riaperto il dibattito sull’opportunità che lo Stato assuma un ruolo di mecenate nei confronti degli artisti.

L’esposizione «Scrittura e denaro» non fa direttamente riferimento a questi fatti, che tra l’altro non riguardano la letteratura, ma permette di constatare che in passato anche autori tutt’altro che teneri nei confronti del loro paese, come Ludwig Hohl e Friedrich Dürrenmatt, hanno potuto contare sul sostegno dello Stato.

Considerati oggi tra i grandi autori svizzeri del Novecento, Dürrenmatt e Hohl hanno contribuito allo sviluppo del discorso estetico e letterario del paese. Nel loro caso, quello che in un primo tempo sembrava essere un attacco al mondo che li «nutriva» si è rivelato in seguito un guadagno per tutta la società.

Amici

L’aiuto istituzionale, che ha cominciato a prendere forma nel 1905 con la nascita della Fondazione Schiller, è organizzato oggi a più livelli: lo Stato fa la sua parte attraverso Pro Helvetia (diffusione e traduzione dei libri), poi i cantoni e alcuni comuni intervengono a loro volta con premi per opere già pubblicate o stipendi che permettano ad autori promettenti di dedicarsi esclusivamente alla scrittura per un certo periodo.

Per chi decide di vivere della propria penna, però, l’aiuto istituzionale non basta. Lo stesso Dürrenmatt, poté contare, oltre che su un contributo statale, su un’iniziativa della rivista Beobachter, per la quale scriveva gialli a puntate. 170 abbonati versarono ogni mese, per tre anni, 5 franchi in suo favore. Grazie a questi contributi, Dürrenmatt, sua moglie e i suoi tre figli, riuscirono a sbarcare il lunario fino all’arrivo del successo che trasformò radicalmente la loro esistenza.

Oggi le iniziative private di questo tipo sono sempre più rare. «La promozione della letteratura è lasciata sempre più allo Stato», spiega Philipp Burkard. «Uno studio dell’Ufficio federale di statistica afferma che le aziende private che sostengono la letteratura sono solo nove. Non c’è paragone con quanto si fa per altre forme d’arte. Per i musical, ad esempio, si spendono milioni».

Vivere per scrivere o scrivere per vivere?

Ogni scrittore, prima o poi, è confrontato con il problema del denaro – tutti i lasciti dell’ASL contengono materiale a questo proposito – ma non tutti lo affrontano allo stesso modo. Accanto a chi, come Dürrenmatt ha fatto delle scelte radicali per dedicarsi interamente alla scrittura, c’è anche chi – non solo per questioni materiali – svolge altre attività.

«Devo avere un lavoro che mi consenta la libertà di scrivere», afferma ad esempio il poeta Fabio Pusterla. «E non mi pare sia una condizione scandalosa: anzi, credo che, almeno nel mio caso, sia persino salutare, e non sono certo che mi piacerebbe fare lo scrittore a tempo pieno». Per Pusterla, che non disdegna certo i premi – fonte d’incoraggiamento oltre che di sostentamento – più che gli scrittori bisognerebbe sostenere i libri, affinché i banconi delle librerie non diventino il mero specchio d’imprese commerciali.

Il mercato – sempre più internazionale e in balia dei libri che seguono le mode – è forse il principale problema degli autori elvetici. Un romanzo che vende 10’000 copie nella Svizzera tedesca e 2’500 nella Svizzera francese è già un bestseller. «Con i diritti d’autore di un libro costato almeno sei mesi di lavoro, si paga un mese d’affitto», constata amareggiato lo scrittore romando Eugène.

Per gli autori di lingua italiana e romancia il mercato interno è ancora più ristretto. E varcare le frontiere elvetiche è difficile per tutti. A conti fatti, l’interrogativo che accompagna il titolo della mostra – Brotlos? Senza pane? – era e rimane di scottante attualità.

swissinfo, Doris Lucini, Berna

900 persone circa sono associate all’AdS (Autrici e Autori della Svizzera)
Solo l’8% degli autori letterari riesce a vivere delle proprie opere, gli altri svolgono attività accessorie
All’autore va il 10% dei ricavati della vendita di un libro

«Brotlos? Scrittura e denaro» è alla Biblioteca nazionale Svizzera di Berna fino al 22 maggio 2005. Nel 2006 la mostra verrà riproposta al museo Strauhof di Zurigo.

Presenta, tra le altre cose, materiali provenienti dai lasciti di C. Bille, B. Cendrars, A. Ceresa, Ch.-A. Cingria, F. Dürrenmatt, H. Hesse, L. Hohl, A. Lozza, P. Martini, A. Peer, Ch. F. Ramuz e A. Schwarzenbach.

«Scrittura e denaro» è accompagnata da un numero di Quarto, la rivista dell’Archivio svizzero di letteratura.

La mostra onora il centenario della fondazione Schiller, che dal 1905 distribuisce ogni anno dei premi per le produzioni letterarie di tutte le regioni linguistiche della Svizzera. Il prestigioso Gran Premio Schiller viene assegnato ad intervalli irregolari.

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