Festa cattolica di una famiglia di minatori: questo scatto fa parte della serie Famiglie brasiliane, del 1964.
Claudia Andujar
Zé Arigó (1921-1971) era un noto guaritore. Questa fotografia fu scattata in occasione di un reportage per la rivista "Realidade" nel 1967.
Claudia Andujar
La gioia di una giovane yanomami. Le fotografie di Claudia Andujar mirano in particolare a conservare la memoria di questo popolo minacciato di estinzione.
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Gli yanomami non hanno nomi. Per identificarli nelle visite mediche occorre dunque un altro sistema. Qui sono utilizzati i numeri.
Claudia Andujar
Da quando si è in Brasile, Claudia Andujar ha sempre abitato a São Paulo, una città che la affascina. Questa veduta panoramica del 1974 è stata realizzata con un filtro infrarosso.
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Senza titolo, 1974. Questa foto fa parte di una serie dedicata al bosco. Claudia Andujar ha sempre utilizzato nuovi linguaggi fotografici. Qui un elemento orizzontale si stacca dalla verticalità della foresta amazzonica.
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La foto – che fa parte di una serie dedicata all'acqua – rivela il riflesso del cielo nella foresta rispecchiato sulla superfice di un fiume. Come se il cielo fosse caduto, secondo la profezia yanomami, segnando la fine del mondo, a causa del mancato rispetto della natura da parte dell'uomo.
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Altra sequenza di scatti di persone identificate numericamente per le visite sanitarie.
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A presença do homem branco nas terras dos Ianomâmi representou uma tragédia para os índios que adoeciam por falta de imunidade. Este pequeno índio, em traje ocidental, repousa sobre um meio de transporte. Se “moldar” ao progresso (metaforicamente, o corpo do índio “acompanha e se adapta” ao desenho do paralama) foi uma sentença de morte, uma parábola do risco de extinção.
Claudia Andujar
Foresta amazzonica in tutta la sua maestosità.
Claudia Andujar
Un'india che non vuole mostrare i segni della malattia – il morbillo – contrattata nel corso della costruzione dell'autostrada ( 1973-76).
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Un ragazzo si riposa sulle rive del fiume Catrimani. "Mi piace questa foto che ho scelto come copertina di un libro. Molti mi chiedono se è morto. Invece no, si riposa", afferma Claudia Andujar.
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Pedoni nel centro di São Paulo, negli anni '70.
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Giovane índia, serena e tranquilla. "È molto bella. Io la chiamo Miss Ianomâmi”, dice Claudia Andajur.
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Claudia Andujar ha anche esplorato il corpo umano attraverso il nudo artistico. Non essendole piaciuto il risultato individuale, ha deciso di creare una nuova immagine duplicando e alterando l'originale.
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Foto scattata in una casa di una famiglia povera nel 1963. La figlia maggiore accudisce il bebè, mentre i genitori sono al lavoro. (Della serie Famíglie brasiliane)
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Una ragazza nuota nel fiume Catrimani. È una delle poche fotografie a colori di Claudia Andujar, che ha sempre preferito lavorare in bianco e nero.
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Scene di vita quotidiana nel 1964.
Claudia Andujar
È nata a Neuchâtel, in Svizzera, 84 anni fa, ma è in Brasile che ha trovato la sua strada nella fotografia. Claudia Andujar, che porta il cognome dell'ex marito spagnolo, è così rimasta a São Paulo, dove giunse nel 1955.
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L’infanzia e l’adolescenza dell’artista, nata Claudine Haas, figlia di un ebreo ungherese e di una svizzera, sono segnate dalla Seconda guerra mondiale. “Fuggivamo in continuazione. I miei genitori si separarono prima della guerra. Mio padre e la sua famiglia erano ebrei della Transilvania. Nel 1944 furono deportati in un campo di concentramento, dove morirono tutti”, racconta, precisando che lei riuscì a fuggire perché un poliziotto innamorato di sua madre l’avvertì dell’arrivo dei nazisti nell’Ungheria occupata.
Torna in Svizzera nel 1944, ma non vi rimane a lungo. Claudine Haas va da un fratello di suo padre a New York e trova un lavoro di interprete all’ONU. Lo zio la invita a visitare musei e gallerie. La giovane è affascinata dalla pittura. Lei stessa comincia a praticare questa arte, da autodidatta: appena arrivava in casa, cominciava a disegnare e a dipingere quadri astratti, ricorda.
Nel 1949 sposa Julio Andujar, uno spagnolo che si arruola nella Guerra di Corea, per ottenere la nazionalità americana, e diventa Claudia Andujar. La coppia divorzia velocemente, ma la donna tiene il nuovo nome.
Nel 1955 va a trovare la madre che si è nel frattempo trasferita a San Paolo del Brasile. Il Paese sudamericano le piace di più degli Stati Uniti e decide di restare.
In Brasile si lancia nella fotografia. “Mi interessava conoscere il Paese e la popolazione. È a quel momento che nacque anche il mio interesse per gli indios del Brasile”, spiega.
Gli inizi sono difficili. Si guadagna da vivere dando lezioni di inglese. Ma col tempo si fa un nome come fotografa. Collabora con famose riviste brasiliane e internazionali, quali “Look”, “Life”, “Aperture”, “Claudia”, “Quatro Rodas”, “Setenta” e soprattutto “Realidade”, un pezzo grosso del fotogiornalismo brasiliano.
Claudia Andujar si dedica sempre più alla documentazione della vita degli amerindi, specialmente degli yanomami. Nel 1970 la rivista “Realidade” pubblica un’edizione speciale dedicata al suo lavoro sugli yanomami. Il fondo di 10mila immagini dovrebbe essere digitalizzato quest’anno.
Dagli anni ’70, Claudia Andujar è molto attiva nella tutela della cultura e dei diritti degli yanomami. Ha pubblicato diversi libri sul tema e le sue foto sono esposte in grandi gallerie in tutto il mondo.
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Per le strade di San Paolo, anni Quaranta
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Questa raccolta di immagini, scattate a San Paolo negli anni Quaranta, fa parte di una mostra allestita a inizio 2013 dalla DOC Galleria della città brasiliana. (Hildegard Rosenthal/Istituto Moreira Salles)
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