Divieto di fumo, i cambiamenti erano nell’aria
"Se ci sono riusciti gli italiani, allora funzionerà anche qui". I ticinesi ne sono piuttosto convinti e sembrano prendere senza drammi il bando della sigaretta dagli esercizi pubblici, in vigore dal 12 aprile.
Del resto i dati disponibili in Italia indicano che l’introduzione del divieto non solo è rispettato da tutti, ma è pure stato assimilato nel comportamento quotidiano.
Certo, ci sono sempre gli irriducibili che non possono fare a meno di fumare e che vedono nel nuovo divieto un atto di lesa maestà. Ma ci sono anche i fumatori che mostrano di gradire le nuove norme.
“In fondo il divieto di fumo – dice a swissinfo Osvaldo – è stato pensato sostanzialmente per tutelare noi, chi lavora nei locali e le persone che frequentano i locali. Io, se proprio ho voglia di farmi una paglia, esco”.
Sbuffa e alza le spalle Pietro che, a giudicare dal colore delle sue dita, di sigarette ne fuma davvero parecchie. “Basta divieti – borbotta con un vocione – fra un po’ ci diranno anche come respirare”. Alza di nuove le spalle e ci lascia sotto i portici un po’ sbigottiti, farfugliando ancora qualcosa.
Monica, che ha assistito alla scena, sorride, è uscita dal bar per la pausa sigaretta. “La sigaretta fuori dai locali? E meglio per tutti, ci dice. Si torna a casa senza avere gli abiti e i capelli che puzzano di fumo”.
In Ticino ci sono infatti diversi esercizi pubblici che non hanno atteso il giorno fatidico del divieto – giovedì 12 aprile 2007 – per bandire dai locali sigarette, sigari e pipe. Un’opzione scelta anche da Walter Hänggi, titolare di un ritrovo storico. Anche per i fumatori.
Quella nebbiolina di fumo che non c’è più
In Piazza Grande a Locarno, appunto, c’è un locale storico che non manca mai di essere citato nelle guide turistiche. E’ sempre pieno tutto l’anno e durante il Festival internazionale del film è letteralmente preso d’assalto dagli svizzero tedeschi. La Cantina Canetti, che conta molti estimatori, è soprattutto un locale amato dalla popolazione locale.
Negli anni passati, quando si entrava al Canetti, il fumo della sigaretta aleggiava a mezz’aria come una nebbiolina. Davanti ad un fiasco di vino, uomini e donne chiacchieravano per ore e ore. Il fumo era una presenza persistente, quasi come quegli ospiti non sempre graditi che non capiscono quando è l’ora di partire. Eppure il locale era sempre pieno. E lo è tuttora. Ma lo sgradito ospite è rimasto fuori dalla porta.
E’ da poco iniziato il pomeriggio, l’osteria è quasi deserta. Una musica latino americana illumina le pareti scure e sembra quasi un’invocazione all’estate. Nella calma pomeridiana, il CD “World Divas, the best of” riveste il ruolo di prima donna. In fondo alla sala, ecco sbucare un uomo con la barba e la maglia rossa.
E’ Walter Hänggi, il titolare del locale. Amante della buona musica, un po’ poeta e un po’ filosofo, si appresta a servire una birra spinata ad un amico appena entrato nel locale, noto per i suoi ottimi vini. Fumatore, nel suo locale il fumo è stato bandito dall’inizio dell’anno. Per Walter “non aveva nessun senso aspettare”.
Una questione di abitudine
Favorevole all’introduzione del divieto di fumo negli esercizi pubblici, Walter Hänggi non ha mai ostacolato questa opzione. “Il cambiamento nei rapporti con il fumo era comunque nell’aria. L’Italia – spiega a swissinfo il titolare della Cantina Canetti – ci ha poi dimostrato che la via era assolutamente percorribile”.
Secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute italiano, il 92% dei gestori attesta infatti che tutti i propri clienti rispettano il divieto. Solo una minoranza ha dichiarato di aver dovuto chiedere a qualche cliente di smettere di fumare, e solo il 2% si è visto opporre un rifiuto da parte dei clienti sollecitati a spegnere la sigaretta.
“Prendo l’esempio italiano – sottolinea Hänggi – perché è quello più vicino a noi, specialmente come modello culturale. Se in un paese legato molto ai piaceri è stato possibile rinunciare alla sigaretta negli esercizi pubblici, non vedo perché anche da noi la storia non possa ripetersi. E sono sicuro che sarà così”.
In base alla sua esperienza, infatti, il divieto è vissuto senza drammi. A conti fatti, per esempio, Walter non ha perso clienti. “Certo, c’è qualcuno che per protesta se n’è andato, ma dopo un paio di settimane è tornato, come se nulla fosse. E tra i clienti ce ne sono di nuovi, specialmente per la pausa pranzo. E grazie proprio all’assenza di fumo”.
Hänggi è sempre stato consapevole del problema, prova ne è che da ormai tre anni – e molto prima del divieto – organizzava le serate “no smoking jazz” proprio per venire incontro agli amanti della musica non amanti del fumo.
“La libertà? E’ una cosa seria”
Appoggiato al bancone, Hänggi ci spiega che nel sua Cantina non ci sono fumoir; l’adattamento del locale sarebbe stato troppo oneroso. Meglio, dunque, la rinuncia radicale. Una scelta compiuta con uno spirito molto saggio.
“I discorsi sulla privazione della libertà che ho sentito durante la campagna per il voto – ci racconta – mi hanno fatto inorridire. La libertà è una cosa seria, un valore davvero molto alto che non andrebbe mai strumentalizzato, ridotto e svilito a merce di propaganda”.
“Credo davvero che dobbiamo imparare a dare il giusto peso alle cose, senza tirare in ballo concetti che nulla hanno a che vedere con la privazione dei diritti. La privazione dei diritti è un’altra cosa. Basta puntare il nostro sguardo su altri orizzonti, per renderci conto di quante libertà noi abbiamo che ad altri sono invece negate”.
“Il fumo fuori dagli esercizi pubblici va considerato come un contributo alla qualità della vita. Va visto – conclude il gerente un po’ filosofo e un po’ poeta – come nuova opportunità di stare insieme, una nuova idea del vivere collettivo”.
swissinfo, Françoise Gehring, Locarno
Nel canton Ticino, oltre a divenire operativo l’articolo di legge che proibisce il fumo all’interno degli esercizi pubblici, giovedì 12 aprile entra in vigore anche il Regolamento concernente i luoghi e gli spazi pubblici e di uso pubblico o collettivo dove è vietato fumare.
Tra questi spazi spiccano: le strutture sanitarie; le strutture scolastiche e quelle sportive; i mezzi di trasporto pubblici; i luoghi di svago e culturali; gli spazi adibiti a fiere e mostre; gli spazi commerciali accessibili al pubblico; le strutture dove si svolgono attività per e con i minorenni.
L’Ufficio di promozione e valutazione sanitaria del Dipartimento della sanità e della socialità, in collaborazione con l’Istituto di Comunicazione sanitaria dell’Università della Svizzera italiana, intende realizzare uno studio di valutazione di impatto sanitario ed economico dell’introduzione del divieto di fumo.
La ricerca mira a valutare l’opinione, l’atteggiamento e il cambiamento di comportamento riguardo al fumo di esercenti e impiegati (baristi, camerieri, ecc.), sia fumatori che non fumatori, prima e dopo l’introduzione del divieto.
La prima inchiesta è stata effettuata nel mese di marzo 2007, la seconda è in calendario fine giugno e l’ultima è previste in dicembre.
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