Prospettive svizzere in 10 lingue

Donne incinte sul lavoro: maggiore chiarezza

Keystone

Durante la gravidanza e l’allattamento la situazione giuridica sul posto di lavoro è complessa, specie per le migranti. Spesso non vengono rispettate le norme legali.

L’associazione Travail Suisse offre un opuscolo gratuito e mette a disposizione un’infoline telefonica – in dodici lingue.

Già le donne svizzere hanno difficoltà ad orientarsi in una legislazione che non garantisce un congedo maternità retribuito in maniera uniforme a livello nazionale. Leggi disparate e diversi tipi di accordi contrattuali rendono il tema un rompicapo anche per gli specialisti, precisa il sindacato Travail Suisse. Figuriamoci come deve sentirsi di fronte a questo problema una lavoratrice straniera.

Per rimediare al bisogno di maggiore informazione, Travail Suisse ha deciso di istituire un’infoline e di pubblicare l’opuscolo gratuito «InforMaternità», entrambi disponibili in dodici lingue.

Già nel 2001 i sindacati cristiano-sociali avevano lanciato una campagna d’informazione in merito al tema della gravidanza sul posto di lavoro: l’azione aveva avuto enorme successo, ma la necessità di informazioni sul tema non è scemata.

Nell’opuscolo si possono trovare informazioni pratiche. “Se ad esempio una donna esercita una professione in cui deve stare in piedi, e lavora più di quattro ore al giorno, dopo il sesto mese di gravidanza può richiedere di svolgere mansioni da seduta”, spiega a swissinfo Anna Christen, di Travail Suisse, responsabile della campagna.

Più cesarei tra le migranti

La pubblicazione del sindacato e l’infoline hanno avuto la partecipazione finanziaria dell’Ufficio federale per l’uguaglianza tra uomo e donna e di varie altre associazioni, come Iamaneh Svizzera, un’organizzazione internazionale che si occupa della salute delle madri e dei neonati, in particolare delle migranti.

Se questo sforzo di comunicazione in tante lingue diverse a qualcuno può sembrare uno spreco di fondi, basta questa considerazione della responsabile dell’ufficio svizzero dell’associazione, Barbara Schürch: “Tra le migranti abbiamo il più alto tasso di parti con taglio cesareo e spesso ciò è dovuto proprio alla mancanza di comunicazione, alle incomprensioni con i medici.”

I costi di operazioni come un parto cesareo, senza contare le cure intensive se un neonato nasce malato, sono molto più elevati di quelli impiegati per la prevenzione. Anche il tasso di mortalità infantile di bambini nati da donne migranti potrebbe essere notevolmente ridotto, sottolinea Barbara Schürch.

Per evitare doppioni

La sua organizzazione non ha solamente apportato all’opuscolo la sua esperienza in materia di consulenza ginecologica e di migrazione, ma ha anche avuto il compito di amministrare i fondi forniti dall’Ufficio federale della sanità e di legare questa pubblicazione ad un più ampio progetto a livello nazionale.

“Abbiamo fatto in modo che non venisse fatta la stessa cosa contemporaneamente da diverse organizzazioni. Abbiamo perciò messo in contatto Travail Suisse con l’associazione svizzera delle levatrici, che già si occupava di questo tipo di informazione”, sottolinea Barbara Schürch.

Meglio informati anche i datori di lavoro

Un’informazione più diffusa e capillare dovrebbe dunque aiutare più donne a non sentirsi intimidite di fronte ad un datore di lavoro che nega loro i propri diritti, o perché li ignora o perché è in malafede. Il supporto verso un’azione legale nel caso di palese violazione non è invece compreso nel servizio.

“La brochure e la infoline servono soprattutto per fornire un’informazione di base, non abbiamo potuto spiegare tutte le diverse norme e i diversi sistemi che esistono in Svizzera sul tema assicurazione maternità. E un parere legale individuale è un servizio che possiamo solo dare ai membri del sindacato o a pagamento”, conclude Anna Christen.

swissinfo, Raffaella Rossello

Il principio di un’assicurazione maternità, iscritto nella Costituzione federale dal 1945, dopo essere stato ripetutamente bocciato in votazione popolare, è stato approvato sottoforma di nuovo progetto nel settembre del 2003.

Prevede un’indennità di 14 settimane dopo il parto.

Dopo due mesi dall’approvazione, un referendum contro l’ultimo progetto elaborato dal parlamento è stato lanciato da rappresentanti dei partiti di destra, che ritengono che l’assicurazione maternità deve restare di competenza dei partner sociali e non dello Stato.

«InforMaternità» sui diritti delle lavoratrici in Svizzera durante la gravidanza e l’allattamento è disponibile in albanese, bosniaco, croato, francese, inglese, italiano, portoghese, serbo, spagnolo, tamil, tedesco e turco.

Costo della campagna: circa 200 mila franchi.

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