Expo.02 è finita
Quasi 200'000 persone hanno visitato le arteplages di Bienne, Morat, Neuchâtel e Yverdon nell’ultima giornata di Expo.02
Durante la cerimonia di chiusura, Nelly Wenger ha espresso la speranza che lo spirito dell’esposizione lasci un segno duraturo.
Giornata di chiusura tra festa e nostalgia, a Expo.02. Quasi 200’000 persone hanno approfittato dell’ultima occasione per visitare l’esposizione nazionale, animando fino a tarda notte le arteplages, tra musica e fuochi d’artificio, dopo la cerimonia ufficiale tenutasi nel tardo pomeriggio a Neuchâtel.
La cerimonia ufficiale
«Oggi, 20 ottobre 2002, Expo.02 inizia». La citazione è di Nelly Wenger, che ha voluto sottolineare così, nel suo discorso di chiusura, il passaggio tra Expo reale ed Expo della memoria.
«Spero di cuore che la convivialità vissuta durante 159 giorni perduri e si diffonda, ovunque e in modo duraturo, in un paese diventato oggi più che mai una nuova Heimat, una nuova patria», ha proseguito la direttrice dell’esposizione. «Ciascuno, ogni individuo, parteciperà alla costruzione di una memoria collettiva».
Tra storia e futuro
«Abbiamo vissuto una grande esperienza politica e umana», ha detto dal canto suo il consigliere federale Pascal Couchepin, pure lui intervenuto alla cerimonia. «La nostra generazione ha dato qualcosa alla storia svizzera. Questo successo ci incita a confermare la nostra fiducia nell’avvenire di questo paese».
Un ottimismo ribadito anche da Franz Steinegger, presidente del comitato direttivo: «Ci siamo resi conto che anche in un’epoca di profondi mutamenti e di grandi incertezze è possibile costruire qualcosa insieme».
E sempre guardando al futuro, Francis Matthey, presidente dell’Associazione esposizione nazionale, ha formulato l’augurio che la Svizzera «sappia conciliare in futuro la stabilità del monolito con la sublime leggerezza della nuvola».
Migliaia di visitatori
E mentre i protagonisti di Expo.02 iniziavano a fare i primi bilanci ideali, migliaia di visitatori si sono riversati sulle arteplages, per celebrare a modo loro la fine dell’esposizione nazionale, complice una giornata di sole e una lunga notte di musica e spettacoli.
Difficile dire se si trattasse di scettici che hanno resistito fino all’ultimo prima di varcare i cancelli dell’Expo o di entusiasti che ci sono tornati per l’ennesima volta, per accomiatarsi definitivamente dal monolito di Morat o dalla nuvola di Yverdon, dalle torri di Bienne o dal Palais de l’Equilibre di Neuchâtel.
Gli uni si sono mescolati agli altri, probabilmente, e tutti insieme hanno animato una festa che si è protratta fino a tarda notte, nella curiosa atmosfera delle enormi strutture dell’Expo destinate allo smantellamento.
«Laissez couler le son» (lasciate scorrere il suono): è il ritornello di una canzone degli Young Gods, l’ultimo gruppo a salire domenica sul palco del Cargo, il locale che per quattro mesi è stato il cuore musicale dell’arteplage di Neuchâtel.
È forse questo il motto della giornata di chiusura di Expo.02. Prima che la memoria cominci a lavorare.
Andrea Tognina, Neuchâtel
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