La Svizzera si prepara a celebrare le sue tradizioni alpine
A pochi giorni dalla festa del folclore e dei costumi alpigiani di Interlaken, in programma dal 26 agosto al 3 settembre, si mormora che la famosa pietra di Unspunnen potrebbe riapparire. Dodici anni fa, il simbolo dell’omonima festa pesante 83,5 chili era stato rubato per la seconda volta. Da allora, della pietra si è persa ogni traccia.
«La festa di Unspunnen è qualcosa di unico. Il fatto che sono presenti tutte le usanze della regione alpina – jodel, musica popolare, costumi tradizionali e corno delle Alpi – consente l’incontro pacifico di persone che altrimenti non festeggerebbero insieme», afferma Martin Sebastian, autore del libro “Unspunnen”.
L’eventoCollegamento esterno è anche un’occasione per ammirare gli sport tradizionali degli alpigiani svizzeri, ad esempio la lotta e il lancio della pietra. Senza la festa di Unspunnen, molte usanze quali i concerti di corni delle Alpi sarebbero verosimilmente sparite, secondo l’esperto di folclore. La festa è apprezzata non soltanto dagli svizzeri tedeschi e dai turisti, ma pure da gente dalla Svizzera romanda.
Furto per motivi politici
La pietra di Unspunnen (83,5 chili), tra i simboli più noti del folclore svizzero, viene utilizzata in una sorta di gara di lancio del peso. Nel 1984, il masso esposto al Museo turistico di Interlaken fu sottratto dai separatisti giurassiani, i quali minacciarono di non più restituirlo fino a quando il Giura non sarebbe stato «libero».
La pietra, su cui i separatisti scolpirono il loro emblema e la stella europea, riapparve a sorpresa nel 2001, prima di sparire nuovamente nel 2005. Da allora se ne sono perse le tracce. Si sospetta che all’origine del furto vi siano ancora persone legate ai separatisti giurassiani. «Da anni vengono comunque condotti dei negoziati a vari livelli», afferma Martin Sebastian sulla base di colloqui con insider. «Le cose si stanno muovendo. Presumo che la pietra originale riapparirà ancor prima dell’inizio della festa di Unspunnen».
(Video: SRF/swissinfo.ch; Testo: Peter Siegenthaler, swissinfo.ch)
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