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Tematiche religiose sul grande schermo

Hommes d Eglise autour d un livre
Uno dei film in concorso quest'anno presenta la "Ricchezza del mondo siriaco", cioè la diversità delle chiese cristiane in Medio Oriente. Site du Prix Farel

Neuchâtel ospita una nuova edizione del Festival Internazionale del cinema consacrato a temi religiosi. Organizzato ogni due anni, il Premio Farel ha lo scopo di riunire i registi e favorire la condivisione di idee.  

La Svizzera ospita numerose rassegne cinematografiche dedicate ai temi più diversi: produzione svizzera, diritti umani, film fantascientifici, documentari, pellicole di paesi emergenti… Benché meno conosciuto, vi è anche un festival consacrato a film di carattere, il Premio Farel, che si svolge ogni due anni a Neuchâtel. 

Evolvere con i tempi 

Creato nel 1967, il festival doveva originariamente premiare il miglior programma protestante trasmesso dalla televisione pubblica svizzera in lingua francese. Lo stesso nome della rassegna cinematografica evoca la sua origine protestante, poiché si riferisce a Guillaume Farel, uno dei grandi riformatori della Svizzera del XVI secolo. 

Il festival si è poi evoluto, aprendosi dapprima ad altre confessioni cristiane e poi ad altre religioni. Si è evoluto con i tempi, dice Cyril Dépraz, presidente del Premio Farel e anche giornalista e produttore del programma “Faut pas croire” della radio e della televisione pubblica svizzera di lingua francese (RTS). “Il festival segue in modo del tutto logico la storia della società, perché mostra film che costituiscono un riflesso della società e dei suoi cambiamenti”, indica Dépraz. 

Prix Farel 

Il Festival Farel si svolge il 26, 27 e 27 ottobre 2018. 

Le proiezioni hanno luogo presso il cinema Bio, Faubourg du lac 27, a Neuchâtel. L’ingresso è gratuito. 

Trenta film sono in concorso per questa edizione 2018. Il concorso è riservato ai paesi francofoni – tra cui Africa e Canada – e all’Italia. 

Le diverse categorie – cortometraggio, medio film, lungometraggio – ricevono un premio di 3000 franchi. 

La giuria è composta da cinque membri del mondo dell’audiovisivo provenienti da Svizzera, Francia, Belgio e Regno Unito. 

Il budget del festival è di circa 80’000 franchi. Il denaro proviene da vari partner tra cui la città di Neuchâtel, la Loterie romande, le chiese e la RTS.

Un’altra importante evoluzione riguarda i partecipanti. “In origine, era un festival che riuniva professionisti del settore”, dice Cyril Dépraz. “Ma gradualmente, vi hanno partecipato sempre più società di produzione, registi e giornalisti non specializzati, ma interessati alla spiritualità, all’etica e alle questioni religiose. Nel corso del tempo, lo spettro dell’offerta si è notevolmente ampliato”. 

Anche le avventure umane 

Per questa edizione 2018, trenta pellicole sono in programma nelle categorie corto, medi e lungometraggi. La “vocazione” religiosa è immediatamente evidente per molte di questi film, che si occupano ad esempio del potere dei monaci buddisti in Birmania, della vita dei monaci trappisti di Chimay o della ricchezza culturale del cristianesimo siriaco. 

Per altri, tuttavia, l’anello è molto più debole. Tra questi, “Gaza la grande fuga”, in cui viene raccontata la storia di un astrofisico che vuole introdurre l’astronomia ai bambini di Gaza. Oppure “Messico: alla ricerca di migranti scomparsi”, nel quale un ex immigrato clandestino tenta di trovare persone scomparse durante il loro lungo viaggio verso gli Stati Uniti. A prima vista, questi film potrebbero semplicemente comparire nella sezione società. 

“Non presentiamo solo film sulla religione in senso stretto, ma anche avventure umane”, dice Cyril Dépraz. “Ci sono tre dimensioni. Innanzitutto, la dimensione trascendentale della vita, una verticalità che può essere o meno legata a una particolare religione. Poi c’è il dominio religioso più tradizionale, istituito. Infine, c’è la dimensione etica, che in un certo senso rappresenta la concretizzazione delle convinzioni e delle credenze. Per noi è importante tenere conto di tutte queste dimensioni nel nostro festival”. 

Luogo d’incontro 

Il premio Farel intende creare dei legami. Prima di tutto, tra i registi invitati. “Facciamo tutto il possibile per accogliere i registi in buone condizioni e permettere loro di partecipare a un festival in un paese costoso come la Svizzera, anche se hanno poche risorse finanziarie. Apprezzano molto l’opportunità di incontrare e condividere le loro esperienze”, dice Cyril Dépraz. 

Poi – e questa è la novità dell’edizione edizione 2018 – l’incontro si estende anche al mondo studentesco. Gli organizzatori hanno invitato gli studenti di etnologia dell’Università di Neuchâtel e gli studenti di storia e scienze religiose dell’Università di Losanna ad assistere a tre proiezioni. Parteciperanno poi, alla presenza dei registi, a un workshop su come descrivere un luogo: il Museo di Auschwitz, la Striscia di Gaza e un monastero belga. 

Infine, lo scambio è anche con il pubblico, anche se non molto numeroso. Ogni edizione attira da 200 a 300 persone. 

Decifrare le notizie 

Tuttavia, questa modesta partecipazione non deve essere interpretata nel senso che il grande pubblico sta perdendo interesse per film e programmi di carattere religioso. Al contrario. 

Nel 2016, la RTS aveva suscitato un vero e proprio clamore annunciando l’abolizione delle sue riviste religiose, per motivi di bilancio. Una petizione di protesta ha raccolto rapidamente più di 25’000 firme. Per finire, la direzione di RTS ha mantenuto alcuni dei programmi. 

Questa reazione non ha davvero sorpreso Cyril Dépraz. “Viviamo in un universo mediatico in cui c’è molta propaganda, compresa la propaganda religiosa. La gente vuole che il servizio pubblico sia presente su questi temi con un lavoro giornalistico di qualità”, osserva. 

“Oggi la religione è ovunque”, prosegue Dépraz. “È quindi importante mantenere spazi di inchieste, reportage e dibattiti, nonché le competenze di giornalisti specializzati in grado di decifrare e analizzare le informazioni”.

Traduzione di Armando Mombelli

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