Fumetto: «In Svizzera non mancano certo nuove leve»
Il festival internazionale di Lucerna ha mostrato una volta di più la vivacità della scena fumettistica. Un genere artistico che deve però ancora battersi contro alcuni stereotipi e connotazioni infantili, soprattutto nella Svizzera tedesca. E lo fa con l'arma della creatività e di lobbying mirate.
Per nove giorni, nel mese di marzo, Lucerna ha festeggiato l’eterogeneo mondo della nona arte, quella dei fumetti indipendenti, alternativi e avanguardistici. «Il festival internazionale Fumetto vuole essere una mostra culturale, uno spazio per i creatori, e non certo una fiera tradizionale con tanto di bancarelle e persone travestite», dice Marta Nawrocka, co-direttrice e responsabile della comunicazione del festival.
«Fumetto ha un ruolo fondamentale perché assicura una certa visibilità agli artisti e grazie all’ottimo programma riesce a catturare l’attenzione dei media. È geniale», dice entusiasta David Basler. Nel 1981 ha partecipato a fondare Edition moderne, l’unica casa editrice di fumetti underground e avanguardistici nella Svizzera tedesca, e nel 1984 ha lanciato la rivista specializzata Strapazin.
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«Il Fumetto fa miracoli»
La promozione dei fumetti, secondo Marta Nawrocka, implica anche un importante lavoro di sensibilizzazione e lobbying. A cominciare dalla scelta degli sponsor, il cui ruolo è quello di contribuire a superare stereotipi obsoleti. «Nelle regioni germanofone, il fumetto ha tuttora una connotazione infantile. È considerato come un libricino che, una volta superata l’adolescenza, viene abbandonato in un cantuccio».
Per i più scettici, una visita al festival può fare miracoli, dice Marta Nawrocka, perché «permette di scoprire il contenuto artistico dei fumetti». Christian Gasser, che segue da vicino la nona arte come giornalista e coeditore di Strapazin, afferma che nella Svizzera tedesca i pregiudizi sono duri a morire.
Negli ultimi vent’anni, però, il fumetto è diventato un genere artistico a sé stante, con diverse sfaccettature, ed è riuscito a conquistare un vasto pubblico. «Nel mio campo, quello dei media, i pregiudizi sono ormai stati superati e i fumetti sono considerati come una forma artistica seria».
Lo stesso Christian Gasser ha contribuito a questo cambiamento di mentalità. Con i suoi articoli pubblicati nei quotidiani Neue Zürcher Zeitung e Der Bund, ha un ruolo di mediatore artistico, se così si può dire.
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Reportage e documentari
Marta Nawrocka combatte anche un altro stereotipo, quello secondo cui i fumetti devono per forza essere divertenti. Per farlo cita l’esempio dell’americano Art Spiegelman, pioniere dei fumetti underground e ospite del festival di Lucerna. Vincitore del premio Pulitzer nel 1992 con “Maus”, l’artista ha raccontato la storia dei suoi genitori, sopravvissuti all’Olocausto, attraverso nazisti in veste di gatti ed ebrei travestiti da topi.
Un’altra leggenda presente a Lucerna, il malto-americano Joe Sacco, si è fatto conoscere al grande pubblico grazie ai reportage realizzati in regioni di guerra come la Striscia di Gaza, l’Iraq o la Bosnia. Oggi è considerato l’inventore del cosiddetto “romanzo grafico”.
«Si tratta di reportage, documentari o autobiografie di cento pagine che riescono a raggiungere un pubblico più ampio, al di là degli appassionati di questo genere. La gente dice: “Compro un romanzo grafico, anche se ha la forma di una vignetta”».
I fumetti classici si definivano attraverso i loro eroi e «all’epoca nessuno conosceva il nome dei creatori di Topolino», aggiunge David Basler. «I romanzi grafici, invece, si definiscono più che altro per il loro autore o disegnatore, come è il caso ad esempio per lo svizzero Thomas Ott».
La 22esima edizione del festival Fumetto si è tenuta a Lucerna dal 16 al 24 marzo e ha accolto 50’000 visitatori.
Il premio del pubblico è andato al belga Martin Viot, nato nel 1989 a Bruxelles. Il giovane ha illustrato il tema della giustizia con un’opera in bianco e nero.
La giuria ha invece premiato il 28enne di origini taiwanesi Tse-Wei Tu. Il suo lavoro, intitolato “The Gift” (Il dono), è stato apprezzato per il suo tono «ludico e allo stesso tempo complesso».
Tra gli artisti svizzeri, un posto d’onore se lo è ritagliato Max Kamber, originario del canton Berna. Nel 2012 aveva vinto il premio nella categoria riservata ai bambini fino ai 12 anni. Quest’anno ha ripetuto l’impresa nella categoria superiore, tra i 13 e i 17.
Monto entusiasmo e poche risorse
La casa editrice Edition moderne svolge un ruolo fondamentale, tanto più che il mondo dei fumetti è piccolo e gli editori sono pochi. «Per i primi dieci anni siamo stati semplici dilettanti di secondo livello, mentre negli ultimi dieci siamo diventati veri e propri professionisti», dichiara David Basler riassumendo la storia della piccola azienda, che pubblica 12 volumi l’anno.
Secondo Christian Gasser, il romanzo grafico ha permesso ai fumetti della Svizzera tedesca e francese di svilupparsi congiuntamente. Prima di Strapazin, di fatto, nei cantoni germanofoni non esisteva una vera e propria corrente fumettistica e questo malgrado la «scena alternativa fosse più creativa che mai da queste parti», nota David Basler.
La Svizzera romanda, invece, gode di una grande tradizione fumettistica e di prospettive commerciali migliori, grazie al sostegno di editori specializzati in Francia, aggiunge Christian Gasser. «Zep, Cosey e Derib avevano, e continuano ad avere, milioni di lettori. Possono vivere bene del loro lavoro», conferma David Basler.
Diversa invece la situazione per la maggior parte degli artisti pubblicati da Edition moderne. Ne è un esempio Thomas Ott che malgrado la sua fama internazionale nel genere noir underground, insegna all’Alta scuola di belle arti di Zurigo.
Thomas Ott non è l’unico ad avere una carriera simile. Praticamente tutti i professori che insegnano illustrazione nelle scuole professionali svizzero-tedesche, provengono dal movimento Strapazin, rileva Christian Gasser. «Oggi c’è un’intera generazione di fumettisti che sta per diplomarsi in una scuola professionale. In Svizzera non mancano di certo le nuove leve», si rallegra.
Fumetti fantasmagorici
Bastien Gachet, 26enne ginevrino, è uno dei rappresentanti di questa nuova generazione. Ha debuttato alla 22esima edizione del festival Fumetto, grazie al quale ha potuto anche pubblicare il suo primo libro.
Diplomatosi in illustrazione, Bastien Gachet ha colto questa occasione come «terreno di sperimentazione», per sondare le frontiere tra i generi.
A Lucerna è stata presentata la sua performance visiva, realizzata in un’antica cappella dai muri bianchi e spogli, nella quale si affrontano un ritratto all’olio e il suo modello, il comico Julien Reginato. A questa si aggiunge “Julien 2”, raccolta di minuscoli ritratti su rame.
A prima vista, il libro non ha molto a che vedere con il fumetto. La narrazione si sviluppa in modo graduale e porta il lettore a conoscere la storia di questo personaggio. «È appassionante vedere come Fumetto coltivi uno sguardo così ampio su questo genere artistico», sottolinea Bastien Gachet.
(Traduzione dale tedesco, Stefania Summermatter)
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