Giovane arte svizzera alla Biennale di Venezia
L'esposizione internazionale d'arte di Venezia ha aperto i battenti al pubblico. Nel suo padiglione, la Svizzera presenta Christine Streuli e Yves Netzhammer, nella chiesa di San Stae sono esposti i lavori di Ugo Rondinone e Urs Fischer.
La Biennale, per la prima volta diretta dallo statunitense Robert Storr, ha come motto «pensa con i sensi – senti con la mente».
Per la prima volta la Biennale di Venezia guarda al sud del mondo e in particolare all’Africa e lo fa in un’edizione tra le più vaste ed articolate mai viste. Poco lo spazio dedicato alla pittura, molto quello dedicato ai conflitti che affliggono il mondo. La 52esima Biennale è anche un inno alle novità: è la prima diretta da un americano – Robert Storr – ed è la prima ad assegnare il leone d’oro alla carriera ad un africano, il fotografo Malick Sidibé.
Domenica, giorno d’apertura al pubblico, si sono formate lunghe file davanti ai padiglioni della Germania, dei Paesi Bassi, degli Stati uniti, della Francia e della Gran Bretagna. I visitatori sono stati attratti dai lavori di Isa Genzken, Aernout Mik, Felix Gonzales – Torres, Sophie Calle e Tracey Emin.
Anche il padiglione svizzero è stato visitato da un folto pubblico. Altri invece sono rimasti praticamente deserti, anche se la loro offerta non è certo da disdegnare.
Il Belgio, ad esempio, presenta un labirinto di specchi con degli irresistibili video comici. Il padiglione rumeno accoglie un notevole progetto low budget alla realizzazione del quale hanno partecipato anche gli svizzeri Christoph Büchel e Giovanni Carmine.
Carta bianca agli artisti
La Svizzera ufficiale è presente alla 52esima Biennale di Venezia con quattro contributi diversi. Nel padiglione svizzero ai Giardini di Castello si possono ammirare le installazioni e gli esplosivi colori delle opere di Christine Streuli (nata a Berna nel 1975) e Yves Netzhammer (1970, Sciaffusa).
Nella chiesa di San Stae dominano i toni metallici dei quadri e degli alberi in alluminio di Urs Fischer (1973, Zurigo) e Ugo Rondinone (1964, Brunnen).
Dopo la deludente esperienza di due anni fa, quando lo spazio ai Giardini fu affidato ad un curatore per la realizzazione di una mostra collettiva, l’Ufficio federale della cultura ha deciso di rimettere il padiglione direttamente in mano agli artisti.
Atmosfera armoniosa
Yves Netzhammer e Christine Streuli hanno raccolto la sfida e presentato un risultato convincente. Per quanto diverso sia il carattere delle loro opere, sono riusciti ad accostarle senza farle stridere.
Grazie ad un arioso spazio intermedio tra l’entrata e il padiglione, le proiezioni video di Netzhammer sono separate in modo così efficace dai dipinti di Streuli che anche l’arte silenziosa di quest’ultima può sviluppare senza ostacoli tutta la sua forza d’impatto.
A saltare all’occhio sono in particolare gli interventi architettonici di Netzhammer. Un piano di legno obliquo, sulla cui superficie corrono disegni e filmati, sovrasta e apre il giardino del padiglione. Il piano è transitabile e forma la base di uno spazio cinematografico chiuso.
È qui che l’artista, con le sue storie in immagini, lancia le sue domande sull’identità, sui rapporti tra il sé conosciuto e l’estraneo.
“White Cube” nella chiesa
A quaranta minuti di battello dai Giardini, sul Canal Grande, si trova la chiesa barocca di San Stae. In questo spazio sono intervenuti, in modo radicale, Urs Fischer e Ugo Rondinone.
Qui, dove due anni orsono Pipilotti Rist suscitò le ire dei credenti per la sua ricostruzione del paradiso, gli arredi barocchi sono spariti dietro le pareti del cubo bianco che Fischer e Rondinone hanno costruito nella chiesa.
Nasce così uno spazio artistico all’interno del quale Fischer espone tre gigantesche serigrafie con dipinti su alluminio e Rondinone tre alberi bianchi e spogli, anch’essi in alluminio.
La luce artificiale che cade dall’alto contribuisce a rafforzare un’atmosfera affascinante, ma che lascia presagire la decadenza, la caducità di tutto quanto è terreno. La speranza nella vita eterna diventa polvere e quale unico compenso per i sentimenti religiosi spezzati, gli artisti lasciano penetrare nello spazio un filo d’incenso.
Si tratta di una provocazione che ha già suscitato diverse critiche e che – come successo con l’opera di Pipilotti Rist – rischia di portare alla chiusura dello spazio espositivo prima del termine della Biennale.
swissinfo e agenzie
La Biennale di Venezia è stata creata nel 1894.
La 52esima edizione è aperta fino al 21 novembre 2007.
Raccoglie i contributi di 77 paesi.
28 padiglioni trovano spazio ai Giardini di Castello; i padiglioni italiano, africano, turco e cinese sono all’Arsenale.
Gli altri contributi trovano spazio in diversi edifici della città.
Oltre all’esposizione internazionale d’arte, la Biennale accoglie anche un festival di danza contemporanea (14-30 giugno), un festival di teatro (18-29 luglio), la Mostra del cinema (29 agosto – 8 settembre) e un festival di musica contemporanea (4-13 ottobre).
Nel 2007, la 52esima Biennale di Venezia non sarà la sola vetrina importante per l’arte contemporanea.
Il 12 giugno apre le sue porte anche l’Art Basel; il 15 sarà inaugurata la Documenta 12 di Kassel. Sempre in Germania, ma a Münster, il 17 giugno sarà la volta degli Skulptur Projekte.
Una tale congiunzione non si verifica che ogni dieci anni, visti i diversi ritmi delle quattro manifestazioni.
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