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Gli elettori zurighesi chiamati a salvare il loro teatro

Credito supplementare per salvare lo Schauspielhaus di Zurigo, designato dalla critica europea come “Teatro dell’anno” di lingua tedesca Keystone

Se la popolazione di Zurigo non approverà il credito supplementare di 3,5 milioni, lo Schauspielhaus dovrà chiudere i battenti.

Lo Schauspielhaus di Zurigo, designato pochi mesi fa dalla critica di mezza Europa come “Teatro dell’anno” di lingua tedesca, rischia il fallimento. A salvarlo dovrebbe intervenire la votazione popolare di domenica.

Negli ultimi due anni, sotto la direzione di Christoph Marthaler, il celebre teatro zurighese di prosa ha raccolto molti riconoscimenti. Molte sue produzioni sono approdate, apprezzatissime, a Berlino. E con la costruzione delle nuove strutture nello “Schiffbau” (un’area industriale in disuso), la sua offerta è stata ampliata, in chiave anche popolare, fino alla soap-opera ed al cabaret.

Sorpasso di spesa

Le condizioni operative di questa grande istituzione culturale sulle sponde della Limmat sono tuttavia divenute critiche per ragioni finanziarie e di politica locale. Il bisogno di procedere ad un radicale restauro dello storico edificio che si affaccia sulla Rämistrasse, fece decidere nel 2000 le autorità cittadine ad autorizzare un trasferimento provvisorio, ed in parte a creare strutture d’appoggio definitive (magazzini, laboratori, ecc.) nello “Schiffbau”.

Per questa operazione, che includeva anche la costruzione di un nuovo teatro ed un programma di promozione culturale del quartiere industriale interessato, il Consiglio comunale stanziava a suo tempo 7 milioni di franchi, accompagnati da un prestito di altri 38 milioni. Il resto veniva coperto da investimenti privati. Ma il costo complessivo del progetto levitava nel frattempo da 66 a 81 milioni di franchi; e presto si è resa necessaria un’operazione di salvataggio per finanziare, con 3,5 milioni di franchi, il sorpasso dei costi preventivati.

Davanti al fatto compiuto

Se la popolazione di Zurigo con il voto di domenica non dovesse approvare questo nuovo contributo (insieme ad altri, di entità più o meno analoga, che servono a stabilizzare la gestione), alla società dello Schauspielhaus non resterebbe che vendere parte delle attrezzature per evitare il fallimento. Certo, 3,5 milioni di franchi sono ben poca cosa rispetto ai 29 milioni che nell’autunno del 2000 i cittadini approvarono per restaurare il Kunsthaus (Museo d’arte moderna).

Ma qui interviene il secondo elemento di crisi delllo Schauspielhaus e che potrebbe mettere in forse l’esito della votazione. Intanto c’è l’irritazione diffusa per il ritardo con cui il parlamento cittadino ha trattato la questione degli undici milioni di sfondamento del tetto di spesa previsto, aspettando che il celebre teatro avesse l’acqua alla gola. La sensazione sgradevole è che la cittadinanza sia stata messa in qualche modo davanti ad un fatto compiuto.

L’irritazione dell’UDC

Un’influenza negativa ancora maggiore potranno tuttavia avere la disaffezione del pubblico e le polemiche sull’attuale conduzione artistica. Tra il 2000 e il 2001 ben il 40 per cento degli spettatori più abituali ha disdetto il proprio abbonamento. Le ragioni vanno ricercate in parte nei numerosi rinvii e rinunce relativamente ad opere già messe in programma, ed in parte al gradimento non proprio generale delle scelte artistiche compiute da Christoph Marthaler.

L’ultima grossa polemica è sorta l’anno scorso con le rivisitazioni dell’Amleto shakespeariano ad opera di Christoph Schlingensief. Lo spettacolo metteva in scena la storia di un ex-neonazista che partecipa ad un programma di risocializzazione nella Germania federale. E per replicare alle preoccupazioni espresse da consiglieri comunali dell’UDC sulla “sicurezza pubblica” per ipotetici “dimostrazioni e tumulti” che avrebbero accompagnato la rappresentazione, il regista tedesco si mise ad esortare in piazza la gente a proibire un partito xenofobo come il partito di Blocher. Per tutta risposta, l’UDC annunciò che si sarebbe opposta ai finanziamenti dello Schauspielhaus.

Per evitare danni maggiori

Irritazioni e malumori sono stati quindi strumentalizzati dall’UDC insieme ai Democratici svizzeri ed al partito degli Evangelici, predicando una politica di drastica riduzione dei contributi alla cultura, in linea con una concezione del “meno Stato” e di minori tasse e imposte. Gli altri partiti sostengono l’aumento dei contributi allo Schauspielhaus ma non senza esprimere (in particolare il partito liberale) l’irritazione per il ritardo accumulato e nella consapevolezza che un rifiuto causerebbe ulteriori più gravi danni economici e d’immagine al prestigioso teatro cittadino.

Silvano De Pietro

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