Gli ultimi dieci giorni del Pardo….
... a fianco di Frédéric Maire. Il direttore artistico del Festival internazionale del film di Locarno firma la sua ultima edizione tra eroine Manga e un gusto filologico per il cinema d'autore.
Ormai manca poco al congedo di Frédéric Maire dalla direzione artistica del Festival, che sarà affidata al francese Olivier Père.
La valigia dei ricordi non è ancora chiusa. “Magari – dice Frédéric Maire – ci scappa anche qualche altro ricordo. Di sicuro mi accompagneranno i momenti con Nanni Moretti, Amos Gitai, Michel Piccoli, grandi del cinema che hanno saputo dialogare con la gente in modo straordinario”. Intervista.
swissinfo.ch: Domanda un po’ scontata: come si è preparato a questo ultimo Festival nelle vesti di direttore?
Frédéric Maire: In modo non molto differente dal solito, ma sicuramente con l’idea di fare ancora meglio rispetto alle passate edizioni. E’ l’ultima occasione che ho, pertanto non ho voluto commettere errori. Vorrei che questa ultima edizione fosse una piccola apoteosi; per creare questa premessa il lavoro è stato evidentemente maggiore. I film sono quelli che sono, le possibilità sono quelle che sono, ma è con questi mezzi che ci dobbiamo confrontare con una realtà che non cambia, tra alti e bassi.
swissinfo.ch: Che cosa ci aspetta? Qualche sorpresa?
F.M.: Il programma e gli ospiti costituiscono già una parte importante, non mancheranno evidentemente molti momenti speciali. Non posso non menzionare la retrospettiva dedicata ai manga, il cinema d’animazione giapponese, una prima mondiale assoluta per un festival non specializzato. E’ un cinema che si conosce male, con un universo complesso e difficile da comprendere, ma che ha influenzato il cinema occidentale degli ultimi anni.
Penso a Kill Bill di Quentin Tarantino, a Matrix dei Fratelli Wachowski; sono tutti film che traggono ispirazione dalla cultura giapponese. Per noi era importante illustrare l’impatto del cinema di animazione del Sol Levante sulla nostra produzione cinematografica. Ci saranno eventi speciali con grandi prime internazionali, saranno presenti a Locarno grandi autori, ci saranno atelier, seminari e una piccola mostra.
Tutto quanto necessario, insomma, per dare una nuova lettura dei manga nella loro integralità. Per la prima volta il Festival di Locarno co-produce un grande evento con un vicino di casa di spicco, il Museo nazionale del cinema di Torino.
swissinfo.ch: Dell’impronta italiana che cosa ci può dire? La presenza di Nanni Moretti l’anno scorso e la grande scelta di film italiani, si è tradotta in relazioni più forti con la Penisola?
F.M.: Il Festival di Locarno è un festival svizzero e per me è stato soprattutto importante ricucire i legami con la dimensione svizzera. Ma è ovvio che il rapporto con l’Italia è molto importante.
Storicamente siamo il Festival italiano extra muros. Subito dopo la guerra, Locarno rappresentava un’idea di festival indipendente e più libero rispetto a quanto proponeva all’epoca la Mostra del Cinema di Venezia.
Registi come Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica e Pierpaolo Pasolini – il lungometraggio Salò fu presentato prima in Svizzera e dopo in Italia – avevano trovato a Locarno uno spazio italiano libero, senza le censure e i pesi politici dell’Italia. E questo legame è rimasto ancora oggi.
Locarno è l’altro festival italiano, quello che presenta la diversità del cinema sotterraneo, la ricchezza del cinema meridionale, la creatività dei nuovi autori legati al gruppo Filmmaker di Milano. Locarno è insomma il laboratorio di quel cinema italiano meno conosciuto, ma appassionante.
swissinfo.ch: Il Festival anche quest’anno sarà ancora un po’ tricolore?
F.M.: Si, ci sarà una forte presenza italiana. Saranno con noi Toni Servillo, uno dei più grandi registi e attori, e Pippo Delbono, a mio giudizio il maestro della nuova scena teatrale italiana, conosciuto e celebrato in tutto il mondo.
Pippo Delbono sarà presente a Locarno come regista, presentando in prima internazionale La Paura, un ritratto dell’Italia attuale. Un film formidabile che rivela anche un vero cineasta. L’avremo tra noi per diversi giorni e animerà numerosi eventi.
swissinfo.ch: E il cinema svizzero?
F.M.: Quest’anno dovremmo avere a Locarno il meglio del cinema svizzero. In concorso spicca la coproduzione franco-svizzera, Complices, opera prima del regista romando Frédéric Mermoud. In Piazza Grande verranno proiettati tre film, tra cui un documentario in seconda serata.
Giulias Verschwinden, il film drammatico diretto da Christoph Schaub sulla base del libro di Martin Sutter Un amico perfetto. E poi un film ticinese fantastico – La Valle delle ombre (The Valley) – primo lungometraggio di Mihàly Györik, una bella occasione per promuovere il cinema della Svizzera italiana. Ci sarà dunque un bellissimo equilibrio tra le regioni linguistiche del nostro Paese, di cui si potrà apprezzare ricchezza e diversità.
swissinfo.ch: Punto dolente, e ricorrente, la questione della ricettività alberghiera, tassello fondamentale della macchina festivaliera.
F.M.: Più la realtà che si muove attorno al Festival perderà strutture alberghiere decenti, più le strutture alberghiere cercheranno di utilizzare la rassegna cinematografica per fare sempre più soldi, meno aiuterà il Festival.
Già adesso dobbiamo ampliare geograficamente la nostra offerta alberghiera e lo slittamento progressivo verso Lugano è inevitabile. Anche la non apertura del Grand Hotel, di cui tutti ricordano con nostalgia i fasti e le notti pardate, rappresenta un segnale negativo.
swissinfo.ch: Se dovesse scegliere una delle impronte che ha marcato il suo percorso di direttore artistico, quale sceglierebbe?
F.M.: L’orma del Pardo, ovvero l’immagine del Festival (corporate identity), dietro la quale si sviluppa naturalmente tutto il discorso dei contenuti e lo spirito di Locarno, teso alla scoperta della cinematografia emergente.
Con Michele Januzzi e Richard Smith abbiamo ridefinito l’immagine del Pardo a partire da una chiara identità che lo rendesse riconoscibile, dalla carta da lettere ai manifesti. Gli abbiamo ridato una nuova gioventù per rinnovare l’energia e il vigore del Festival.
C’è però anche la dimensione del dialogo, che fa parte del mio modo di essere. Ho cercato di promuovere e di rafforzare una tradizione squisitamente legata a Locarno: lo scambio aperto tra i festivalieri e chi fa cinema.
Françoise Gehring, Locarno, swissinfo.ch
Direttore artistico del Festival internazionale del film di Locarno dal 2006, Frédéric Maire – 47 anni, originario di Neuchâtel – lascia quest’anno la sua funzione a Locarno per dirigere a Losanna la Cineteca svizzera, tra le istituzioni cinematografiche più importanti al mondo.
Critico cinematografico, co-fondatore del cineclub per bambini La lanterna magica, ha lavorato per molti anni anche come giornalista.
Piazza Grande 10 prime mondiali e 3 presenze svizzere: Giulia Verschwinden, di Christoph Schaub, La Valle delle ombre, di Mihaly Györik e Les yeux de Simone di Jean-Louis Porchet.
Concorso internazionale 18 film in provenienza da 15 paesi diversi; 14 prime mondiali, 4 prime internazionali fra cui 7 opere prime. 1 film svizzero in concorso Complices, di Frédéric Mermoud.
Cineasti del presente la selezione 2009 vanta 9 prime mondiali tra cui 7 prime internazionali, di cui 6 opere prime. In concorso 2 film svizzeri, Ivul di Andrew Kötting e The Marsdreamers di Richard Dindo.
La “Journée du Cinéma Suisse” (Giornata del Cinema Svizzero) avrà luogo anche quest’anno nell’ambito del 62esimo Festival di Locarno e si terrà mercoledì 12 agosto 2009 – un giorno più tardi rispetto alle edizioni precedenti.
Gli organizzatori – SWISS FILMS, l’Ufficio federale della cultura e il Festival internazionale del film di Locarno – hanno deciso di lanciare questa edizione con il tema “Centenario della musica da film”.
Oltre a diverse prime di film svizzeri, sarà la musica da film al centro della giornata.
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