H.R. Giger e il progetto fallito di “Dune”
La versione mai realizzata di "Dune" di Alejandro Jodorowsky continua ancor oggi a interessare il mondo intero: lo scorso mese, lo storyboard è stato venduto per 2,2 milioni di sterline. Tra i "guerrieri" che l'autore cileno aveva ingaggiato per il progetto c'era anche lo svizzero H.R. Giger.
Lo scorso mese, un gruppo anonimo di investitori che si fa chiamare Spice DAO ha acquistato all’asta uno storyboard risalente agli anni ’70 della versione mai realizzata del film “Dune” del regista cileno Alejandro Jodorowsy.
Pronti a pagare 2,2 milioni di sterline, pensavano erroneamente che acquistando il libro avrebbero ottenuto anche i diritti d’autore. Intendevano guadagnare soldi vendendo parti del volume come NFT (token non fungibili) o vendere le idee contenute a un servizio di streaming – per poi bruciare il libro, artefatto leggendario della storia del cinema.
Il regista, con il suo film western culto “El Topo”, negli anni ’70 seppe attirare folle di spettatori alle proiezioni di mezzanotte, alla stregua di titoli come “The Rocky Horror Picture Show” o “Pink Flamingo”.
Tra i suoi fan c’era John Lennon che finanziò il film di Jodorowsky “La montagna sacra”, un’orgia psichedelica di sequenze in cui vengono fatte saltare in aria lucertole vestite da aztechi e degli uccelli spiccano il volo uscendo da ferite di proiettili.
Nei primi anni ’70, Jodorowsky si diede l’obiettivo di creare la prima versione cinematografica del romanzo “Dune” di Frank Herbert. Solo nel 1984 sarebbe arrivata la trasposizione di David Lynch (che un Jodorowsky deluso di non averla potuta dirigere, fu ben contento di definire “una me..da”) .
Il documentario “Jodorowsky’s Dune” (2013) illustra come l’artista cileno abbia dato la caccia a coloro che chiamava “guerrieri spirituali” e “geni”, che l’avrebbero aiutato a creare uno dei più grandi film di tutti i tempi.
Bussò alla porta dei Pink Floyd, ottenne la disponibilità di Mick Jagger, Orson Welles e Salvador Dalì. Quest’ultimo in cambio, tra le altre cose, di uno stipendio di 100’000 dollari al minuto (di presenza effettiva sulla pellicola, non di lavoro, un dettaglio che non fu precisato all’artista) e della comparsa nel film di una giraffa in fiamme.
Dalì mostrò a Jodorowsky dei disegni di H.R. Giger, e il regista ne fu entusiasta. Si rivolse all’artista svizzero dicendo di avere assoluto bisogno della sua “arte malata” per caratterizzare il pianeta degli Harkonnen, i cattivi della trama.
Giger doveva essere una sorta di “architetto del male” i cui disegni sarebbero diventati dei modelli 3D per la scenografia. Jodorosky diede carta bianca all’elvetico, che creò con l’aerografo delle opere poi diventate parte integrante della presentazione del progetto. Erano dei disegni del castello degli Harkonnen: “La testa di Harkonnen è una gigantesca struttura difensiva progettata per proteggere il castello dagli attacchi dalla terra e dall’aria. La parte anteriore della testa può essere abbassata meccanicamente per rivelare un teschio che sputa morte e distruzione”.
Ma il film non fu mai realizzato – Hollywood non volle dare fiducia alla megalomania (o forse alla lungimiranza) di Jodorowsky che non transigeva sul fatto che il film avrebbe dovuto avere una durata di circa 12 ore. Per il mondo del cinema di allora era un progetto troppo ambizioso.
Lo storyboard di “Dune” di Jodorowsky è però diventato una miniera di idee che hanno influenzato e continuano a influenzare la storia del cinema. Uno dei più grandi successi di questo “fiasco” è stato quello di presentare H.R. Giger alla settima arte. Questo incontro ha portato infatti ad “Alien”, che diede fama mondiale allo svizzero e a Dan O’Bannon, un altro dei “guerrieri” di Jodorowsky.
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