Heidiland, ovvero quando il mito fa vendere
Se il villaggio di Heidi, Dörfli, è scaturito dalla fantasia di Johanna Spyri, non così la regione di Maienfeld in cui esso sarebbe situato.
Un dato di fatto che ha spinto alla creazione dell’Heidiland, la terra di Heidi, un concentrato di iniziative turistiche che sfruttano l’immagine della pastorella.
«Da Maienfeld, un’antica cittadina situata in bella posizione, parte un sentiero che dapprima attraversa vaste campagne, poi prende ad inerpicarsi sulle pendici del monte in mezzo a prati di profumata erba di montagna e infine raggiunge l’alpe». Il romanzo di Johanna Spyri comincia così, con la definizione precisa dell’ambito geografico in cui si svolgeranno le avventure di Heidi e poco importa se poi il villaggio in cui la bambina vivrà col nonno è in realtà inesistente.
Meglio tardi che mai
La patria di Heidi, meta di frotte di turisti – soprattutto giapponesi – ha cominciato tardi a sfruttare il nome del personaggio della Spyri per farsi pubblicità. È solo nel 1997 che l’ente turistico della regione si è trasformato in «Heidiland». Non che Heidi fosse stata fino allora dimenticata come veicolo promozionale, anzi, semplicemente la regione di Maienfeld non poteva avvalersi del nome.
«Heidiland» era infatti un marchio protetto, in possesso dell’ente turistico della cittadina di St. Moritz, altra nota località turistica del canton Grigioni. Nel 1955, il regista svizzero Franz Schnyder aveva ambientato in Engadina, la vallata dove si trova St. Moritz, il suo «Heidi und Peter» (titolo italiano «Heidi torna a casa»), forse il più famoso film svizzero su Heidi.
Per questo motivo St. Moritz aveva registrato il marchio «Heidiland», di cui però non ha praticamente mai fatto uso. Quando la vera patria di Heidi ha chiesto di poter far suo il marchio «Heidiland», St. Moritz ha dato il suo assenso.
Un’acqua minerale all’autogrill
Heidi, Peter, il nonno, Clara, la signorina Rottenmeier, il signor Sesemann, e perché no, anche il cane Nebbia e la capra Bianchina (quest’ultimi sono invenzioni giapponesi): a Meienfeld, c’è solo l’imbarazzo della scelta, la commercializzazione di Heidi è spinta all’estremo, chi vuole può anche visitare la sua casa o dissetarsi alla sua fontana.
Ma non ci si ferma ai ninnoli. Per i turisti che arrivano dal nord per passare le loro ferie nei Grigioni, Heidiland è il nome di un’area di sosta dell’autostrada, con tanto di ristorante a forma di pseudocastello. Il trionfo del kitsch, se si vuole, ma c’è a chi piace sedere al tavolo e bere l’acqua minerale di Heidi, o brindare con il suo vino.
Per chi preferisce il treno c’è l’Heidiland Express, che attraversa il canton Grigioni, in un paesaggio, bisogna riconoscerlo, che sembra davvero uscito dai racconti ottocenteschi inneggianti al mondo alpino.
Del resto non è solo l’Heidiland ad aver capito che la montagna, ed Heidi in particolare, fa vendere. Tra gli oggetti che il Museo nazionale della montagna di Torino ha raccolto per la sua esposizione «Heidi, un mito della montagna», ci sono anche uno specchietto da borsetta con l’effigie di Shirley Temple, che interpretò il personaggio nel 1937, una birra, una confezione di formaggio da spalmare sul pane, tutta una serie di francobolli e una tavola per coprire il water.
Oggetto interessante, quest’ultimo, dove tutti gli stereotipi della montagna vengono riuniti. Incluso il Cervino, che con Heidi, ahinoi, c’entra ben poco.
swissinfo, Doris Lucini
3 sono i principali film svizzeri dedicati ad Heidi
1952: «Heidi» (titolo italiano: «Son tornata per te»), di Luigi Comencini, è il primo film prodotto e girato in Svizzera sul personaggio della Spyri
1955: «Heidi und Peter («Heidi torna a casa»), di Franz Schnyder
2001: «Heidi», di Markus Imboden
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