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I bambini di Beslan cercano pace in Svizzera

I sopravvissuti di Beslan hanno un passato difficile da elaborare swissinfo.ch

Hanno vissuto il dramma dell'assedio alla scuola di Beslan, ora alcuni sopravvissuti sono in Svizzera per un viaggio di studio che è anche una terapia.

Organizzato da alcuni studenti di una scuola di commercio di Nyon, il soggiorno di studio dovrebbe aiutare i bambini ad elaborare i fatti del settembre scorso.

Sono arrivati in Svizzera da Beslan. La loro vita sarà per sempre segnata dalla drammatica presa d’ostaggi avvenuta in settembre in una scuola della cittadina dell’Ossezia del Nord. Erano infatti tra le 1200 persone, in maggioranza bambini, vittime di un gruppo terrorista composto per lo più da ceceni.

Gli ostaggi sono stati costretti a passare tre giorni in una palestra imbottita di bombe. I rapitori montavano la guardia col piede sui detonatori. Non c’era cibo e col passare delle ore il commando ha impedito l’accesso all’acqua e ai bagni.

Più di 330 persone sono morte in seguito alle esplosioni e agli scontri a fuoco nell’attacco sferrato dalle teste di cuoio russe per liberare gli ostaggi. Più della metà delle vittime erano bambini. I sopravvissuti sono rimasti traumatizzati dal bagno di sangue al quale hanno assistito e necessitano ancora un trattamento psicologico.

Da scuola a scuola

Alcuni studenti della scuola professionale di commercio di Nyon, nei pressi di Ginevra, hanno seguito la drammatica vicenda di Beslan alla televisione. Profondamente toccati, hanno deciso che una parte del loro progetto di diploma sarebbe consistito nell’aiutare le vittime della presa d’ostaggi.

L’idea è stata quella di organizzare un soggiorno di studio a Nyon per i bambini di Beslan. Marek Mogilewicz, insegnante alla scuola di commercio, è riuscito ad ottenere 25 biglietti d’aereo gratuiti per la Svizzera e ha trovato delle famiglie disposte ad ospitare le piccole vittime grazie a delle inserzioni nei giornali.

All’inizio di marzo, dall’Ossezia sono arrivati 21 ragazzi di dieci anni, tre insegnanti e una psicologa. Cinque bambini sono tornati a casa dopo la prima settimana.

I ragazzi seguono il programma russo di quarta elementare. Le lezioni vengono impartite dai loro maestri. Nel pomeriggio seguono dei corsi di francese. Oltre alla scuola, sono in programma delle lezioni gratuite di judo il lunedì sera.

Una scuola di danza ha offerto a sua volta dei corsi gratuiti e dopo le vacanze di Pasqua, i bambini potranno imparare dei piccoli grandi trucchi in una scuola circense. Un panificio locale si è offerto di mostrare ai piccoli di Beslan come si fa il pane.

«La comunità di Nyon ha davvero dimostrato molta solidarietà», racconta Marek Mogilewicz. Le famiglie, poi, si occupano amorevolmente dei loro piccoli ospiti, li portano a nuotare e a spasso per la Svizzera.

Guarire

Queste distrazioni facilitano il processo di riabilitazione, ma non possono garantire il superamento totale dei traumi psicologici subiti dai ragazzi di Beslan. La psicologa Larisa Lukanova, che ha accompagnato i ragazzi in Svizzera, afferma che molti di loro soffrono di disturbi dell’alimentazione e del sonno. «Alcuni sono diventati aggressivi», racconta la Lukanova, «altri sono troppo passivi».

La psicologa ha però notato un miglioramento delle loro condizioni ricollegabile al viaggio in Svizzera. Diana Daurova, per esempio, era incapace di comunicare con i suoi coetanei. Nel bagno di sangue di Beslan Diana aveva perso il fratello. Ora, grazie al contatto con la famiglia che la ospita, ha ripreso a giocare e comunicare.

Anche la sua insegnante, Svetlana Kozyreva, si sente molto meglio. «Ora non ho più paura. Non devo più correre alla finestra non appena percepisco il minimo rumore proveniente dall’esterno. Mi auguro che nessuno debba passare attraverso un’esperienza come quella che abbiamo vissuto noi. Adesso», conclude la maestra, «tutto quello che vogliamo è poter tornare a vivere la nostra vita come qualsiasi altra persona».

Necessari altri aiuti

Quando il soggiorno in Svizzera sarà terminato, Svetlana Kozyreva dovrà riprendere ad insegnare alla scuola di Beslan, pattugliata da guardie armate. Le misure di sicurezza sono considerate fondamentali dalle autorità locali, che temono la minaccia del terrorismo ceceno.

Per Mogilewicz è importante che i sopravvissuti di Beslan continuino a ricevere un sostegno dalla Svizzera anche dopo il loro rientro a casa. L’insegnante di Nyon vorrebbe garantire un aiuto ai 21 bambini fino a quando non avranno portato a termine il decimo anno scolastico. Per questo sta tentando di ottenere dei fondi a livello federale.

«Non dobbiamo desistere dal tentativo di aiutare questi bambini a migliorare il loro grado di salute mentale», afferma Mogilewicz. «Forse riusciremo a rimuovere qualcuno dei traumi che hanno sofferto».

swissinfo, Julie Hunt, Nyon
(adattamento: Doris Lucini)

Più di 330 persone sono morte in seguito alla presa di ostaggi avvenuta nel settembre 2004 in una scuola di Beslan (Ossezia del Nord).
Uno dei rapitori è stato arrestato, altri 31 sono morti quando le forze speciali hanno preso d’assalto la scuola.
Quattro persone sono state arrestate col sospetto di avere aiutato a pianificare l’attacco.
Il signore della guerra ceceno Shamil Basayev ha rivendicato la responsabilità dell’azione.

Alcuni bambini sopravvissuti alla strage di Beslan sono stati invitati in Svizzera per un periodo di tre mesi. Il cambiamento dovrebbe aiutarli a superare il trauma causato dalla presa d’ostaggi.

A Beslan, la Svizzera ha aperto un centro che offre dei programmi terapeutici. È situato in un complesso sportivo e attraverso varie attività (arte, sport, teatro) si prefigge di aiutare i sopravvissuti a ritornare alla normalità.

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