I fenomeni di luce di Félix Vallotton
Il Kunstmuseum di Berna propone una grande retrospettiva delle opere del pittore "profeta", dedicata ai tramonti.
Un tema che ha accompagnato quasi tutto il percorso del grande artista di origine svizzera, dalla grafica all’esperienza Nabis, dai paesaggi normanni alle immagini di guerra.
Nato nel 1865 a Losanna, Félix Vallotton se ne andò già a 17 anni a Parigi, per diventare un artista.
Ma, di certo, portò con sé, nei suoi ricordi, gli affascinanti paesaggi del Lago Lemano. L’eccezionale luminosità riflessa dallo specchio dell’acqua, i tramonti incantanti.
Colori, luminosità e crepuscoli che Ferdinand Hodler – l’altro grande maestro svizzero dell’inizio del 20esimo secolo – venne invece a cercare e a dipingere proprio qui, pochi anni dopo, in tutta la loro bellezza.
Due grandi mostre rendono omaggio quest’anno ai due pittori “gemelli”, che si conobbero e si apprezzarono, senza però influenzarsi.
Il Kunsthaus di Zurigo ha presentato in primavera una retrospettiva degli splendidi paesaggi di Hodler. Il Kunstmuseum di Berna propone invece ora un’esposizione che permette di ammirare, tra l’altro, i tramonti di Vallotton.
Dapprima grande xilografo
Attirato come tanti altri giovani artisti dalla Francia, Vallotton s’iscrisse nel 1882 all’Accademia Julian a Parigi.
Nel 1885 espose le sue prime opere al Salone degli artisti francesi e nel 1892 al Salone degli artisti indipendenti.
Ma prima ancora di lasciare una traccia nella pittura, nell’ultimo decennio del 19esimo secolo Vallotton diventò celebre come grafico, illustrando libri, locandine, riviste.
Le sue xilografie, fatte di linee sottili e di contrasti semplici, riuscirono addirittura a ridare una sua nobiltà all’arte dell’incisione nel legno, relegata da molto tempo in secondo piano.
“Vallotton ha dato così tanto alla xilografia che potrebbe rinunciare senza rimpianti all’ambizione di essere anche un grande pittore”, scrisse già nel 1898 il critico d’arte Julius Meier-Graefe.
L’esperienza Nabis
Fortunatamente, l’artista svizzero decise di non seguire questo consiglio: le stampe in bianco e nero delle tavolette di legno non avrebbero mai permesso di sapere che Vallotton aveva anche il genio dei colori.
Un talento che il pittore di Losanna scoprì e coltivò dapprima con gli amici del gruppo dei Nabis, come Edouard Vuillard o Pierre Bonnard.
Nonostante il nome scelto, i “profeti” della modernità non rivoluzionarono l’arte del secolo scorso, né per lo stile, spesso addirittura decorativo, e ancor meno per i loro contenuti.
Ma lasciarono comunque un‘impronta profonda, nella loro continua ricerca di colori e composizioni, passando con grande disinvoltura da paesaggi a nudi, da scene di realtà sociale a momenti di vita intima.
Il gruppo continuò in pratica a prolungare in modo raffinato i piaceri dell’arte figurativa, senza però dare grande importanza ai soggetti rappresentati.
“Un quadro è innanzitutto una superficie piana che si ricopre di colori e si dispone in un certo ordine, per diventare poi un cavallo, un nudo di donna o qualsiasi altro aneddoto” scrisse nel 1890 Maurice Denis, manifestando un certo distacco dei Nabis nei confronti dei temi scelti.
Paesaggi composti
Vallotton condivise queste visioni, pur rimanendo sempre un po’ in margine al gruppo – i suoi stessi amici lo chiamavano “le Nabis étranger“ o “le très singulier Vallotton”.
Vi rimase fedele anche quando, all’inizio del 1900, proseguì praticamente da solo le sue ricerche stilistiche, scegliendo la tecnica dei “paysages composés”.
“Partendo da uno schizzo o da una fotografia, realizzati spesso diversi mesi prima, ricreava in un atelier i suoi paesaggi, adeguandoli alle ricerche di luci e colori“, spiega Rudolf Koella, curatore dell’esposizione allestita dal Kunsmuseum di Berna e dalla Fondazione Gianadda.
Un artificio che raggiunse grandi risultati estetici e formali soprattutto nei suoi tramonti in Normandia, dove visse per 17 anni, ritrovando immagini molto simili a quelle lasciate sulle sponde del Lemano.
Quasi sempre ridotti a forme elementari, al limite dell’astrazione, i crepuscoli di Vallotton sono in definitiva soltanto un pretesto per sperimentare fenomeni di luce e variazioni cromatiche.
Immagini di guerra
L’esposizione di Berna, che verrà presentata l’anno prossimo anche a Martigny, offre l’occasione di scoprire ben 40 dei 44 tramonti dipinti in tutta la sua vita da Vallotton.
Ma propone anche diverse altre opere che testimoniano non solo delle capacità estetiche e formali del pittore losannese, ma anche della sua sensibilità umana.
Ad esempio le opere di Vallotton dedicate alla Prima guerra mondiale, come “Paesaggi di rovine e incendi“, dove bombardamenti ed esplosioni sembrano a loro volta, più che altro, fenomeni di luce.
Ma anche “L‘uomo pugnalato“ o “Andromeda incatenata“, in cui l’artista espresse con maggiore forza gli orrori del conflitto.
Uscito indebolito sia fisicamente che psichicamente dalla guerra, Vallotton ritrovò negli ultimi anni di esistenza un suo piacere di vivere e di dipingere soltanto nella pittura di paesaggi, tra cui ancora i tramonti.
“Più avanzo e più mi sento attirato dall’ordine e dall’equilibrio. Vorrei soltanto esprimere visioni chiare, con delle risorse limitate all’ombra e alla luce, secondo la scelta”, confidò nel suo diario, pochi anni prima di morire.
swissinfo, Armando Mombelli
1865, Félix Vallotton nasce a Losanna.
1882, l’artista si trasferisce a Parigi per seguire i corsi dell’Accademia Julian.
1885, prime esposizioni al Salone degli artisti francesi.
1891, inizia le attività di grafico e xilografo che lo renderanno famoso.
1892, Vallotton aderisce al gruppo dei Nabis (i “profeti”).
1900, ottiene la nazionalità francese.
1901, primi soggiorni in Normandia, dove trascorre quasi vent’anni.
1912, l’artista rifiuta la Legione d’onore.
1914-18, dipinge gli orrori della guerra.
1920, ammalato si trasferisce al Sud della Francia.
1925, Vallotton muore, vittima di un cancro.
L’esposizione “I tramonti” propone un centinaio di opere di Félix Vallotton, tra cui 40 dei 44 crepuscoli dipinti dall’artista losannese.
La mostra può essere visitata fino al 20 febbraio 2005 al Kunstmuseum di Berna.
Dal 18 marzo al 12 giugno dell’anno prossimo, la retrospettiva Vallotton verrà riproposta dalla Fondazione Gianadda a Martigny.
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