Il Centro Paul Klee apre al pubblico i suoi archivi
Con una mostra biografica che insieme alle opere presenta documenti finora mai esposti, il Centro Paul Klee di Berna rende omaggio non soltanto all'artista ma anche alla cerchia dei suoi familiari.
“È la prima volta che si vede il nostro archivio e l’archivio del Centro Paul Klee è uno dei più grandi archivi artistici su scala internazionale”, ci dice Christine Hopfengart, curatrice della mostra. “Avevamo già una collezione di documenti più vecchia e ora – e questa è la ragione dell’esposizione- abbiamo ricevuto in regalo dalla famiglia Klee l’archivio degli eredi.”
In effetti i documenti conservati al Centro Paul Klee ammontano oggi a diverse migliaia e sono il risultato di un lavoro di collezione durato decine e decine di anni che ha visto impegnati non solo gli storici dell’arte ma in primo luogo i familiari dell’artista.
“Il figlio di Klee, Felix, ha raccolto questi documenti per tutta la vita e allora questa mostra è un omaggio non soltanto a Paul, ma anche a Felix e ai suoi successori che hanno fatto un regalo alla nostra istituzione e in questo modo al pubblico e alla società”, sottolinea Juri Steiner direttore del Centro Paul Klee.
Un mito più umano
Nella mostra “Paul Klee.Vita, opera, posterità” per una volta le opere e la vita dell’artista vengono mostrate insieme e ciò permette di scoprire non solamente nuovi aspetti della sua opera ma anche di incontrare l’uomo.
“Klee era un artista mitico già durante la vita ma le lettere, le fotografie, i documenti o ad esempio i disegni che ha fatto con il figlio ci mostrano anche un uomo normale”, sottolinea Juri Steiner. “Allora non distruggiamo il mito Paul Klee, ma lo rendiamo più umano e forse anche più simpatico.”
I messaggi biografici che affiorano abbondantemente nelle pitture e nei disegni, a volte evidenti altre più camuffati o addirittura in codice, vengono qui svelati, decifrati e si integrano a ciò che raccontano i documenti.
Il confronto tra le fotografie dei familiari e alcuni disegni esposti accanto ci permette ad esempio di scoprire che la testa di leone presentata vicino ad un autoritratto giovanile di Klee altro non è che il ritratto mascherato del padre.
“Il padre di Klee, Hans Klee, era una figura molto dominante e autoritaria; un padre difficile, che non ha sostenuto la sua arte” ci spiega Christine Hopfengart. “Klee ha ritratto molte volte il padre e una appunto, anche come leone. Dietro a questo disegno ce n’è un altro solo iniziato che doveva essere un ritratto del padre. Però Klee non l’ha portato a termine, probabilmente ha girato il foglio e ha deciso di ritrarre il padre come leone.”
Il museo sentimentale di Klee
L’allestimento stesso gioca ad inscenare aree più intime e familiari quasi a voler facilitare l’incontro del pubblico con un Klee più umano. Le 150 opere – tra cui disegni, acquarelli e dipinti – occupano lo spazio centrale e sono suddivise in 14 ambienti tematici che ripercorrono le tappe più importanti della vita e dell’opera dell’artista.
Vi troviamo i disegni dei primi anni dove risulta già evidente la sua predilezione per la satira e il grottesco. Ci sono i dipinti e i disegni di paesaggi ispirati ai viaggi ma anche quelli dove Klee si concentra sugli studi della luce e della geometria o ancora i disegni che risalgono alla fine della sua vita e che esprimono tutto il suo dolore fisico e psichico.
In una sala scopriamo la figura di Klee nelle opere di alcuni amici artisti quali Wassily Kandinsky o Alfred Kubin mentre in un’altra sono raccolte quelle di alcuni suoi allievi della Bauhaus tra cui anche Max Bill.
Attorno a questi spazi sono state allestite 28 vetrine che contengono invece piccole esposizioni biografiche con temi diversi. Foto, lettere, appunti su libri e quaderni ci raccontano della sua infanzia in famiglia, dei suoi anni di scuola, del suo rapporto con la musica, della sua storia d’amore con Lily; ma anche degli anni di lavoro alla Bauhaus o a Düsseldorf, fino a quelli più duri della malattia e della morte.
Il mito Klee e la sua sopravvivenza
La mostra non si ferma alla vita di Klee. Essa documenta fino a che punto la sua personalità e la sua opera sono riuscite ad influenzare l’arte, la letteratura, la musica, il design o la moda.
In uno spazio videoteca sono presentati alcuni filmati su Klee, tra cui anche ‘Der Paukenspieler’ (Il suonatore di timpano), un lungometraggio del 1967 ispirato dai titoli di alcuni suoi disegni; mentre nell’audioteca è invece possibile ascoltare composizioni di musicisti moderni che si sono ispirati alle sue opere.
Vengono inoltre mostrati alcuni esempi di arte applicata e si spiega come Klee, con il suo gioco di linee, abbia potuto ispirare anche la poltrona ‘Take a line for a walk’ del designer svizzero Alfredo Häberli. E i risultati di una ricerca su internet permettono di scoprire i modi in cui l’ammirazione di Klee sia viva ancora oggi.
Ad ognuno il suo Klee
La disposizione dei documenti secondo un ordine più tematico che cronologico e il gioco di rimandi continui tra opere e documenti crea un percorso dinamico e ad intrecci, spiazzante per chi cerchi di seguire un filo temporale ma sicuramente più libero.
“Penso sia molto importante non essere troppo didattici ma piuttosto risvegliare la curiosità dei visitatori. Non c’è la storia, ci sono milioni di storie da raccontare in una vita e non si può comprimerla in un cammino forzato o museale” afferma Juri Steiner.
“Non vogliamo essere museali, vogliamo dare la ricchezza della nostra collezione, vogliamo fare un po’ d’ordine, questo è importante, ma vogliamo lasciare la libertà ad ogni visitatore di scegliere il proprio cammino e di scoprire il proprio Paul Klee.”
Paola Beltrame, Berna, swissinfo.ch
“Paul Klee. Vita, opere, posterità” in corso al Centro Paul Klee di Berna, rimarrà aperta fino al 24 maggio 2010. Completamente incentrata sulla biografia dell’artista, la mostra presenta per la prima volta la ricchezza dei documenti – circa 4000 – conservati negli archivi del Centro Paul Klee.
Oltre a una selezione di materiali provenienti dalla donazione degli eredi di Klee – che comprende 2600 lettere, 750 fotografie, 1200 libri e i materiali dell’atelier – il Centro ha presentato anche alcuni documenti provenienti dall’archivio musicale – circa 450 composizioni -, da quello degli allievi, dall’archivio di film e dall’archivio che raccoglie gli oggetti più diversi ispirati all’opera di Klee.
Paul Klee nasce nel 1879 a Münchenbuchsee, vicino a Berna da padre bavarese e madre basilese. A 7 anni inizia a suonare il violino e a 11 fa già parte dell’orchestra sinfonica di Berna.
Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Berna e in questi anni riempie libri e quaderni di caricature, paesaggi e immagini del mondo che lo circonda. Deciso a diventar artista è combattuto tra la musica e la pittura ma sceglie per quest’ultima.
A 21 anni si trasferisce a Monaco per studiare all’Accademia delle Belle Arti. Nel 1902 soggiorna 6 mesi in Italia dove scopre i tesori dell’arte classica. Nello stesso anno si fidanza in segreto con Lily Stumpf che diventa sua moglie nel 1906. Un anno dopo nasce il figlio Felix.
Nel 1911 fa amicizia con Kandinsky e prende parte all’esperienza artistica del gruppo”Blaue Reiter”. Scopre le opere di Picasso, Braque e Malevitch e nel 1914, dopo un viaggio in Tunisia, il suo stile diventa più autonomo e la sua arte prende il volo.
Nel 1920 è invitato a insegnare alla Bauhaus dove rimane per 10 anni, poi è professore all’Accademia di Düsseldorf ma nel 1933, la presa del potere nazista in Germania lo costringe a cercare rifugio a Berna.
Nel 1935 accusa i primi sintomi di sclerodermia e interrompe la produzione artistica, ma nel 37, apparentemente guarito, si rimette al lavoro con nuovo slancio sia formale che quantitativo tanto che il 1939 risulta l’anno più produttivo della sua carriera con 1253 opere archiviate.
Muore a Locarno-Muralto nel 1940. La cittadinanza svizzera, che aveva richiesta negli ultimi anni di vita, gli arrivò solo postuma.
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