Il cinema svizzero deve “puntare sulla diversità”
Le 45esime Giornate cinematografiche di Soletta si sono concluse giovedì sera con l'attribuzione del premio principale a Nicola Bellucci. Durante la rassegna sono stati proiettati oltre 300 film, ossia circa la metà della produzione nazionale. Un bilancio con Micha Schiwow, direttore di Swiss Films.
Il 2010 sembra essere partito sui binari giusti per il cinema svizzero. Il pubblico ha infatti risposto presente alle Giornate cinematografiche di Soletta. Durante gli otto giorni della rassegna, sono state registare 51’000 entrate, 5’000 in più rispetto all’anno precedente.
Il premio principale, dotato di un assegno di 60’000 franchi, è stato attribuito al regista italiano residente a Basilea Nicola Bellucci, per il suo documentario Nel giardino dei suoni, ritratto del musicoterapeuta Wolfgang Fasser.
Il pubblico ha invece premiato un altro documentario, Bödälä – Dance the Rythmn di Gitta Gsell.
Alla rassegna del cinema svizzera era pure presente Micha Schiwow, direttore di Swiss Films, l’ente che si occupa di promuovere le pellicole svizzere.
swissinfo.ch: Soletta vuole essere una vetrina della produzione del cinema svizzero. Cosa le rimarrà impresso di questa annata?
Micha Schiwow: Ho potuto assistere alla proiezione del film inaugurale, Zwerge Sprengen, che mi è veramente piaciuto. Ho potuto anche vedere un gran bel documentario, Unser Garten Eden, che parla della Svizzera attraverso gli orti che sorgono attorno alle grandi città.
Durante l’anno, mi hanno affascinato altri documentari, che sono veramente il punto forte della nostra cinematografia. Sound of Insects mi ha conquistato grazie al suo linguaggio cinematografico inedito e alla sua scrittura. Tra le fiction, menzionerei Coeur animal di Séverine Cornamusaz, una bella sorpresa.
swissinfo.ch: Per cercare di rendere il cinema svizzero un po’ più ‘glamour’, l’Ufficio federale della cultura ha istituito i Quartz, gli Oscar svizzeri che saranno consegnati in marzo a Lucerna. Come a Hollywood, un’accademia è incaricata di attribuire delle nomination, che sono state rese pubbliche a Soletta. Come giudica la scelta di quest’anno?
M.S.: Sono rimasto sorpreso in bene. L’accademia è composta di 170 membri. Temevo un po’ il plebiscito, ma ho potuto constatare che la selezione è molto differenziata e comprende film di diverse regioni linguistiche. Sinestesia di Erik Bernasconi, ad esempio, non se lo aspettava nessuno. È un buon segnale per il futuro del cinema svizzero.
swissinfo. ch: Quali ritiene siano i film e i documentari che hanno un potenziale all’estero?
M.S.: Penso siano soprattutto i documentari. Riescono spesso a farsi strada nei grandi festival. Sound of Insects, ad esempio, è stato e sarà presentato in tutti i grandi festival. Space Tourists ha pure avuto un percorso magnifico. Il livello qualitativo dei documentari è più o meno uguale ogni anno.
Per quanto concerne le fiction, invece, ci sono annate buone e annate meno buone. Giulias Verschwinden, ad esempio, ha iniziato bene, ma fa fatica a trovare spazio in festival importanti.
Più in generale, nei primi sei mesi del 2009 il cinema svizzero ha brillato per la sua assenza all’estero, in particolare a Berlino e a Cannes. Nella seconda metà dell’anno, invece, è stato più presente. Dopo Locarno, vi è stata una forte presenza a Montréal e poi a Venezia, con Pepperminta e Hugo en Afrique. Attualmente la serie continua a Sundance e poi sarà la volta di Rotterdam e Berlino, dove saranno presentati quattro film svizzeri.
swissinfo.ch: Il direttore di Soletta Ivo Kummer si è sempre mostrato critico nei confronti dell’Ufficio federale della cultura e della sua volontà di puntare su film che possono avere un gran successo di pubblico. Cosa ne pensa?
M.S.: Secondo me è stato un errore parlare di film che fanno da traino. E ritengo sia stato pure un errore parlare di cinema popolare di qualità. Ciò ha indirizzato il cinema su una strada che non era quella giusta. L’UFC dovrebbe puntare piuttosto sulla diversità, poiché non esistono ricette per produrre film di successo, né per gli americani, né tantomeno per gli svizzeri. Bisognerebbe anche scommettere di più sui cortometraggi e sostenere i giovani cineasti.
swissinfo.ch: Con un nuovo ministro della cultura, si ha l’impressione che vi sia stata una certa distensione nel mondo del cinema. È una tendenza destinata a durare?
M.S.: L’incendio non è completamente spento. Durante il festival di Soletta, le associazioni di produttori hanno annunciato che sottoporranno la denuncia nei confronti dell’UFC al governo.
Detto ciò, in un piccolo paese come il nostro siamo obbligati ad unirci per ottenere dei fondi e un sostegno maggiore. Battagliare tutto l’anno nuoce alla causa e i politici hanno l’impressione che oggi il cinema svizzero sia capace solo di polemizzare. Il mio desiderio è di farla finita con queste sterili polemiche. Oppure, se polemica deve esserci, che sia su dei film.
Carole Wälti, Soletta, swissinfo.ch
(traduzione di Daniele Mariani)
Lo scorso anno, sono circa 550’000 gli spettatori che hanno assistito alla proiezione di un film svizzero in una sala cinematografica del paese.
Rispetto al 2008 è stato registrato un incremento di 100’000 entrate. Il record risale al 2006, con 1,6 milioni di spettatori.
Secondo Nicolas Bideau, responsabile della sezione cinema in seno all’Ufficio federale della cultura, questo risultato mitigato può in parte essere spiegato con il fatto che alcune grosse produzioni sono state rinviate al 2010.
Le pellicole svizzere più viste dal pubblico elvetico sono state Giulias Verschwinden di Christoph Schaub (135’000 entrate) e la commedia Die Standesbeamtin di Micha Lewinsky (78’800). Al terzo posto figura Home di Ursula Meier (46’000).
Per quanto riguarda le produzioni internazionali, L’era glaciale 3 ha superato un milione di entrate. Seguono Harry Potter e il principe mezzosangue (479’000) e Slumdog Millionnaire (464’000).
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