Il cinema svizzero torna a Venezia
Dal 31 agosto al 10 settembre, Venezia vive al ritmo della 68esima Mostra internazionale d'arte cinematografica. Dopo anni d'assenza, in programma ci sono anche produzioni svizzere, come Giochi d'estate, di Rolando Colla, o Amore Carne, di Pippo Delbono.
L’ultima volta risale al 2004, con Tout un hiver sans feu, di Greg Zglinski. Poi, a rappresentare la Svizzera alla Mostra del cinema di Venezia, era rimasto solo il suo direttore, Marco Müller.
Quest’anno, il ritorno (anche se non in concorso). Nella sezione Orizzonti si trova Dialogischer Abrieb, un cortometraggio di Yves Netzhammer che fonde animazione e immagini generate al computer.
C’è spazio anche per Il vetturale del San Gottardo, un melodramma firmato da Ivo Illuminati e Hans Hinrich che ricostruisce la storia del traforo del San Gottardo. Uscito in due versioni distinte, una svizzera (1941) e una italiana (1942), Il vetturale è appena stato restaurato dalla Fondazione cineteca italiana in collaborazione con la Cineteca svizzera.
Il direttore di quest’ultima, Frédéric Maire, si è impegnato a fondo per portare a buon fine questa collaborazione. Il restauro del Vetturale non è il solo ponte gettato da Maire tra Svizzera e Italia. Il direttore della Cineteca svizzera ha dato un sostegno importante a Pippo Delbono, artista, uomo di teatro e cineasta italiano che alla Mostra, nella sezione Orizzonti, presenta Amore Carne.
Il cellulare al posto della cinepresa
Il tocco surrealista e lo stile ibrido di Delbono – che unisce lo slancio umanista e ribelle di Pasolini alla follia creatrice di Fellini – non lasciano mai indifferenti gli spettatori. Possono irritare, o entusiasmare. Frédéric Maire, lui, trova il lavoro di Delbono appassionante. Per questo gli ha offerto un soggiorno creativo a Losanna.
È quindi alla Cineteca svizzera che Delbono ha lavorato al montaggio di Amore carne, le cui sequenze provengono da diverse città del mondo. «È un film in cui Pippo Delbono si racconta», spiega Frédéric Maire, «così come racconta i suoi amici, sua madre, le persone che incontra. Ci sono sconosciuti che incrociano il percorso di chi lavora a teatro con Pippo, come Bobò [attore sordomuto che ha passato anni in manicomio, ndr.], ci sono i volti di attrici come Iréne Jacob o Marisa Berenson, quello dell’artista Sophie Calle, della prima ballerina Marie-Agnès Gillot, del violinista Alexander Balanescu».
Interamente girato con un telefono cellulare – che Maire giudica uno strumento di lavoro affascinante «una voce contemporaneamente più intima e aperta sul mondo» – Amore carne è una coproduzione della Cineteca svizzera e di Casa Azul (Losanna).
Giochi d’estate
Nella Selezione ufficiale della Mostra, fuori concorso, figura un altro film molto atteso. Si tratta di Giochi d’estate di Rolando Colla, regista svizzero di origini italiane. Il film è una coproduzione svizzera (80%) e italiana (20%).
Venezia accoglie la prima mondiale di Giochi d’estate, ma il film ha già trovato acquirenti in Francia, Spagna, Germania e Austria. Rolando Colla è molto fiero di questo risultato: «Per me è un onore essere nella Selezione ufficiale accanto ai grandi nomi del cinema mondiale».
Per scrivere il film, Colla ha pescato nei ricordi d’infanzia, nella sua «storia personale».
Gli inizi violenti di un amore
I protagonisti sono due adolescenti che s’incontrano su una spiaggia toscana durante le vacanze estive. Andranno alla scoperta dei loro rispettivi universi interiori, passando per le gioie e i dolori del primo amore. Lei viene da Ginevra, lui è italiano. Colla però non è interessato tanto all’incontro tra due paesi e due culture, quanto a quello tra due psicologie infantili.
«Al centro del film c’è la violenza che un padre trasmette al figlio», spiega il regista. «I genitori del ragazzo hanno una relazione di coppia conflittuale. Per proteggersi, il ragazzo erige una specie di barriera inventandosi un’altra personalità. Si convince che per non sentire nulla bisogna essere un altro. E il suo modo per proteggersi dalla tensione che regna in famiglia, ma è anche una trappola che tende a sé stesso».
La ragazza, più equilibrata da un punto di vista affettivo, fa fatica a capirlo, a comprendere che i giochi violenti che il protagonista usa per fare soffrire gli altri sono un modo per liberarsi dei suoi traumi.
Giocato sul contrasto tra questi due mondi, il film dà prova di delicatezza. «Non mi piace farmi dei complimenti da solo», commenta Rolando Colla, «ma credo di essere riuscito a fare un film dotato di sensibilità. Ho lavorato per un anno con degli attori giovanissimi. È stato un piacere».
68esimaMostra Internazionale d’Arte Cinematografica
31 agosto – 10 settembre 2011
Direttore: Marco Müller (capo del settore Cinema della Biennale dal 2004 e già direttore del Festival del film di Locarno 1991-2000)
È nato a Sciaffusa nel 1957. I genitori sono emigrati in Svizzera dall’Italia.
Laureato in lettere all’Università di Zurigo, ha cominciato a lavorare per il cinema nel 1983. È sceneggiatore, regista e produttore.
Nel 1984 ha fondato una piccola casa di produzione, la Peacock Film di Zurigo.
I suoi film denotano un impegno sociale e politico. Colla ha avuto parole dure per l’inasprimento della legge sull’asilo in Svizzera e nei paesi occidentali.
Tra le sue opere, L’autre moitié (2007), Oltre il confine (2002), Le monde à l’envers (1998).
Proiettato a Venezia il primo settembre, Giochi d’estate è stato accolto con calorosi applausi dal pubblico della Mostra. La pellicola sarà presentata anche al Festival di Toronto (8-18 settembre).
Traduzione, Doris Lucini
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