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Il cuore della fotografia svizzera

"La casa degli spiriti", una foto del 1956 di Yvan Dalain. Fotostiftung Scheweiz

Un museo di importanza internazionale ha aperto i battenti a Winterthur, vicino a Zurigo: il Centro della fotografia unisce due istituzioni di prestigio già esistenti.

Una collaborazione che permetterà di valorizzare un’arte ancora sottovalutata in Svizzera.

Winterthur non è Parigi ma anche nella città svizzera alle porte di Zurigo si parla di “rive gauche” e di “rive droite”.

Lungo la stessa strada si trova infatti a sinistra il Museo della fotografia, fondato dieci anni orsono, e a destra il nuovo Centro della fotografia, appena inaugurato.

Il nuovo museo, è il più grande d’Europa nel campo della fotografia: 3’500 m2 dedicati a un’arte che ha plasmato il 20esimo secolo.

E’ anche un riuscito esempio di collaborazione fra due grandi istituzioni: la Fondazione svizzera per la fotografia e il Museo della fotografia, che a Winterthur è così presente due volte, appunto nella stessa strada.

Luce e spazio

Il nuovo centro è orgoglioso di essere riuscito a realizzare un’opera che città come Berlino o Rotterdam hanno dovuto abbandonare.

I responsabili del progetto hanno infatti creato un museo che rispetta tutti i canoni richiesti da un centro di fotografia.

Spazi molto grandi, una biblioteca specializzata, una sala di proiezione e un archivio climatizzato con una temperatura costante di 13 gradi per le fotografie a colori.

Proprio queste spese energetiche rappresentano un “lusso” di 70’000 franchi all’anno che il centro di Winterthur, a differenza di altre capitali, è riuscito a permettersi. Ogni locale avrà il “suo” proprio clima.

Il nuovo centro si trova in un edificio moderno, sobrio, dalle grandi vetrate, ricavato dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica. La sua “dimensione a misura d’uomo” incanta anche i protagonisti: i fotografi.

“Il museo ha una grandezza ideale e pone le fotografie al centro dell’interesse”, spiega a swissinfo Hans Danuser, uno dei maggiori fotografi svizzeri viventi.

Il “Zentrum für Fotografie” si propone in primo luogo di avviare un dialogo fra culture fotografiche diverse. Spesso si tratta di un viaggio attraverso il tempo, come nel caso delle esposizioni attuali.

Presente e passato

Il Museo della fotografia, una delle due istituzioni che fanno parte del nuovo centro, espone immagini, a volte crude, della realtà di chi soffre, di chi si droga, delle vittime dell’emarginazione.

Istantanee di vita vissuta, esseri umani ripresi dall’occhio attento e complice del fotografo.

La Fondazione per la fotografia, l’altra istituzione, invita invece a riscoprire i due rappresentanti più significativi del fotogiornalismo svizzero degli anni cinquanta: Yvan Dalain e Rob Gnant.

“Passando da una sala all’altra ci si rende conto dei cambiamenti della società”, dichiara a swissinfo il direttore della Fondazione.

In effetti le immagini dei primi emigrati italiani in Svizzera, l’addio delle mogli, i visi dei minatori del Belgio, la fame nel Bangaldesh ci riportano indietro nel tempo, ma restano di grande attualità.

Sono istantanee toccanti alle quali il linguaggio fotografico ha trasmesso un tocco di poesia.

Il Museo della fotografia

Profondamento integrato nel tessuto culturale cittadino, il Museo della fotografia negli ultimi anni si è fatto un nome anche all’estero.

Propone uno spaccato attraverso la fotografia internazionale con alcuni fra i massimi esponenti – americani, giapponesi, svizzeri – della fotografia del 19esimo e 20esimo secolo nonché una serie di opere di fotografia applicata.

Ha contatti regolari con i grandi musei della fotografia tedeschi ed olandesi ed è finanziato dalla città di Winterthur, dal cantone di Zurigo e da privati.

La Fondazione svizzera per la fotografia

Creata nel 1971 e per 30 anni ospite del Kunsthaus di Zurigo, grazie al nuovo centro la fondazione dispone invece per la prima volta nella sua storia di locali propri.

Il suo compito principale è la conservazione del patrimonio fotografico nazionale. Si occupa anche della valorizzazione e della diffusione dell’arte fotografica, che secondo il suo direttore, Peter Pfrunder, “è ancora sottovalutata in Svizzera”.

La fondazione è molto impegnata nel campo della ricerca e lavora principalmente con musei svizzeri. La collaborazione con il Museo della fotografia, che ha un indirizzo più internazionale, è dunque ideale.

“Nel nostro caso”, ha spiegato Pfrunder, “uno più uno fa più di due. Unendo le nostre forze siamo riusciti a fare molto di più di quanto avrebbero potuto realizzare le singole istituzioni”.

Le polemiche

La Fondazione viene finanziata per il 60% dalla Confederazione, che tramite l’Ufficio federale della cultura ha deciso di portare l’attuale contributo annuale di 800’000 franchi a 1,6 milioni nel 2004.

Una decisione che ha provocato una levata di scudi nella Svizzera francese, che si sente penalizzata e accusa le autorità federali di favoritismo.

Una polemica che ha “guastato la festa” dell’inaugurazione del nuovo centro e che nella Svizzera tedesca viene interpretata come un’eccessiva sensibilità della comunità francofona.

Le proteste sono comunque state ascoltate e per il momento lo stanziamento degli 1,6 milioni è stato congelato: il sì definitivo non è ancora stato pronunciato.

swissinfo, Elena Altenburger, Winterthur

Due istituzioni opereranno in futuro sotto lo stesso tetto ma con un proprio programma e propri accenti artistici.

Il risultato di questa collaborazione è il nuovo Centro della fotografia a Winterthur.

Moderno e spazioso il museo offre al visitatore la possibilità di fare un viaggio fotografico attraverso il tempo: di passare dall’avanguardia e dalla sperimentazione ai documenti d’epoca.

Il tutto in un ambiente piacevole dove c’è spazio per la riflessione, la discussione e la gastronomia.

Il nuovo Centro della fotografia ha aperto i battenti il 15 novembre
E’ costato oltre 10 milioni di franchi
Ha una superficie di 3’500 m2
Ogni anno si svolgono quattro esposizioni temporanee

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