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Il film svizzero in scena a Soletta su sfondo polemico

"Home" della regista Ursula Meier, in competizione per il "Premio di Soletta" solothurnerfilmtage.ch

È la rassegna per eccellenza della filmografia elvetica, ma ormai non corona più le migliori pellicole svizzere dell'anno. La 44a edizione delle Giornate cinematografiche di Soletta lancia però un nuovo premio e offre ancora una vastissima carrellata di produzioni, sempre privilegiando la qualità.

Dal 19 al 25 gennaio i cinefili avranno solo l’imbarazzo della scelta. In cartellone, infatti, ci sono quasi 300 proiezioni, di cui una trentina in prima visione. Fra queste ultime spiccano le fiction “Du bruit dans la tête” del ginevrino Vincent Pluss, che inaugurerà la rassegna, “Segreti e sorelle”, del ticinese Francesco Jost e “Räuberinnen” della zurighese Carla Lia Monti. Un’amplia offerta per soddisfare tutti i gusti dei circa 45mila spettatori che in media accorrono ogni anno a Soletta.

La manifestazione è dedicata a «film svizzeri di ogni genere: lungometraggi, cortometraggi, documentari, fiction, film d’animazione e anche clip musicali», sottolinea il direttore Ivo Kummer, ricordando che «si tratta del festival del film più importante della Svizzera, dopo quello di Locarno».

Quest’ultimo ha tuttavia un carattere internazionale, mentre l’appuntamento solettese ha un orientamento prevalentemente nazionale, benché non manchino le coproduzioni con altri paesi e le pellicole note anche fuori della Confederazione.

Un divorzio annunciato

Al secondo posto, in valore monetario, quale riconoscimento di una pellicola elvetica, è pure la nuova distinzione introdotta quest’anno alle Giornate cinematografiche: il Prix de Soleure (Premio di Soletta), dotato di 60mila franchi. Se lo contendono otto film: metà fiction e metà documentari. Il verdetto della giuria, presieduta dall’ex ministra della cultura Ruth Dreifuss, è atteso per il 24 gennaio.

Tutte le otto pellicole selezionate affrontano temi sociali d’attualità. L’onorificenza è destinata a film che trasmettono un messaggio «umanitario», spiega Kummer, evidenziando la differenza fra il Prix de Soleure e il Premio svizzero del cinema. Per la prima volta, la cerimonia dei cosiddetti “Oscar svizzeri” non ha più luogo nel corso delle Giornate cinematografiche. Si terrà invece a Lucerna il 7 marzo, in una cornice più sfarzosa.

Soletta deve accontentarsi dell’annuncio delle preferenze dell’Accademia del cinema svizzero, durante la “Notte delle nominations”, il 24 gennaio. Ma queste nomine sono provvisorie. Il parere è solo consultivo. La decisione finale dovrebbe spettare a un’apposita commissione. In proposito sono però in corso negoziati fra l’Accademia e l’Ufficio federale della cultura (UFC).

Al “divorzio” si è giunti dopo due anni di attriti fra il capo della Sezione cinema dell’UFC Nicolas Bideau, che auspica più glamour e più produzioni commerciali, e i responsabili della manifestazione solettese e le associazioni svizzere di categoria, legati a una tradizione di prodotti per intenditori, che mette la cultura in primo piano.

Misto di tradizioni e novità

Gli organizzatori delle Giornate cinematografiche non si sono comunque persi d’animo. Alla perdita della prestigiosa cerimonia, hanno risposto innovando e trasformando la rassegna in un vero festival.

Per il terzo anno, sarà assegnato il Prix du public. In competizione per accaparrarsi i favori del pubblico ci sono dieci film. Con una retrospettiva composta di dieci opere, Soletta rende omaggio alla regista elvetica-candadese Léa Pool, già vincitrice del Premio del cinema svizzero nel 2000.

Ma il pubblico rimane la star a Soletta, puntualizza Ivo Kummer. «Non mi piacciono le manifestazioni con i tappeti rossi senza contenuti, così come non mi piacciono gli eventi in cui si brinda con lo champagne», precisa il direttore delle Giornate cinematografiche. A suo avviso, sarebbe inoltre fuori luogo fare sfoggio di lusso a Soletta, mentre regna una crisi economica.

La rassegna, invece, «è l’occasione di discutere contenuti, di essere onesti e anche un po’ modesti. Ciò rientra nella tradizione del nostro festival, che è un festival modesto, con sostanza, impegno e grande passione per il lavoro», aggiunge Kummer.

Soletta non vuole nemmeno ridursi a un luogo d’incontro di una piccola cerchia di cinefili e di professionisti del ramo. Vuole pure offrire l’opportunità di lanciare discussioni e riflessioni, nelle quali sono coinvolti anche i responsabili politici. A un dibattito pubblico incentrato sulle possibilità dei film svizzeri in Europa sono così stati invitati il ministro svizzero della cultura Pascal Couchepin e la commissaria europea per l’informazione, la società e i media Viviane Redding.

Le tensioni si acuiscono

Nella tana del lupo giungerà anche Nicolas Bideau. “Mister cinema svizzero” illustrerà la sua politica di incoraggiamento al settore per il 2009. Parlerà inoltre della svolta del cinema digitale, il cui arrivo preoccupa molti gestori in Svizzera, che temono di non essere in grado di finanziare il cambiamento.

Per l’intervento di Bideau c’è grande attesa fra i media. Le polemiche che ruotano attorno al capo della Sezione cinema dell’UFC non si placano. Il braccio di ferro sembra anzi rafforzarsi. Proprio negli ultimi giorni, le associazioni svizzere di film hanno annunciato l’inoltro, presso il segretariato generale del Dipartimento federale dell’interno, di un reclamo nei suoi confronti.

Bideau è accusato di oltrepassare le proprie competenze, di autoritarismo, di criticare pubblicamente registi e produttori senza parlare con i diretti interessati. Accuse che Bideau respinge seccamente. «È possibile che io abbia commesso qualche errore. Ma le critiche delle associazioni sono assolutamente esagerate», ha dichiarato in un’intervista al quotidiano zurighese Tages Anzeiger.

swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(Traduzione e adattamento dall’inglese di Sonia Fenazzi)

Per il Prix de Soleure:

Du bruit dans la tête, di Vincent Pluss

Happy New Year, di Christoph Schaub

In die Welt, di Constantin Wulff

Home, di Ursula Meier

La forteresse, di Fernand Melgar

No more smoke signals, di Fanny Bräuning

Pausenlos, di Dieter Gränicher

März, di Händl Klaus

Per il Prix du public:

Das FräuleinWunder, di Sabine Boss

Du bruit dans la tête, di Vincent Pluss

Home, di Ursula Meier

Luftbusiness, di Dominique de Rivaz

Maman est chez le coiffeur, di Léa Pool

März, di Händl Klaus

Räuberinnen, di Carla Lia Monti

Sauvons les apparences!, di Nicole Borgeat

Tag am Meer, di Moritz Gerber

Tandoori Love, di Oliver Paulus

Le entrate alle proiezioni di pellicole svizzere hanno accusato un drastico e continuo calo negli ultimi tre anni, passando da 1,6 milioni nel 2006, a 757mila nel 2007, a circa 400mila nel 2008.

Nello stesso periodo anche la quota di mercato dei film elvetici nei cinematografi svizzeri si è continuamente assottigliata, restringendosi dal 9,6%, al 5,3% e infine al 4%.

Nel 2008 è però stato segnato un nuovo primato: 14 film svizzeri hanno superato le 10mila entrate.

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