Prospettive svizzere in 10 lingue

Il futuro del cinema secondo Alice Diop

Alice Diop sul palcoscenico degli Eventi letterari Monte Verità.
Alice Diop agli Eventi letterari Monte Verità. Ascona, marzo 2024. ©Eventi letterari Monte Verità

Invitata come ospite d'onore, la pluripremiata regista francese Alice Diop è stata in tournée Svizzera. A metà aprile ha partecipato al festival del film documentario Visions du Réel di Nyon, dopo un periodo trascorso tra gli Eventi letterari Monte Verità e l'evento primaverile del Locarno Film Festival. Ha parlato con SWI swissinfo.ch di futuro del cinema.

Ogni anno, in agosto, la piccola città di Locarno ospita il festival del film della Svizzera più rinomato a livello internazionale. Ma le attività della rassegna non si limitano ai dieci giorni estivi che includono l’evento principale. Negli ultimi anni, il Locarno Film Festival ha destagionalizzato il proprio marchio e si sta vieppiù caratterizzando come fulcro attorno al quale esplorare tutto l’anno il futuro del cinema, tema ampiamente presente anche all’evento primaverile ‘L’immagine e la parola’.  

Daniela Persico, co-organizzatrice insieme al direttore artistico del festival Giona A. Nazzaro, è assolutamente ottimista sul futuro del cinema, anche in mezzo a tante sfide poste dai servizi di streaming, i social media basati su video, le restrizioni della pandemia, la diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale e i cambiamenti che ne conseguono nelle abitudini e nelle aspettative del pubblico.

“Il cinema sta evolvendo”, osserva Persico. “Riconosco che è un momento difficile per il cinema come arte popolare, è vero cioè che raggiunge meno persone di prima, ma questo significa anche che dirige un film deve porsi più domande e scoprire nuove forme”.

Protagonista dell’edizione 2024 de ‘L’immagine e la parola’ è stata proprio una di queste cineaste visionarie, ovvero la pluripremiata documentarista francese diventata regista di finzione Alice Diop.

Alice Diop posa per i fotografi con il Leone del futuro ricevuto alla Mostra di Venezia 2022.
Alice Diop posa col Leone del futuro (premio opera prima) alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per la sua pellicola di debutto ‘Saint Omer’, settembre 2022. Alamy Stock Photo/Credit: Live Media Publishing Group / Alamy Stock Photo

L’instancabile ricerca del cinema

Nata nel 1979 da genitori senegalesi a Aulnay-sous-bois, periferia nord di Parigi, Diop ha debuttato alla macchina da presa nel 2005 con ‘La tour du monde’, un ritratto delle persone che vivono nell’edificio in cui è cresciuta. Da allora, è diventata una delle voci più incisive del cinema francese, specie in relazione ai temi della multiculturalità e dell’appartenenza multietnica.

Quando le si chiede del futuro della settima arte, considerata anche la sua presenza all’evento locarnese, risulta evidente che il tema le interessa molto. “Non so cosa sia, il cinema, ma non mi serve saperlo perché lo cerco di continuo”, spiega.

“Per me, [il futuro del cinema] è rinnovare le rappresentazioni. È riflettere su problemi che nessuno si è ancora ancora posto. È far vivere storie e persone che non sono state sufficientemente rappresentate nei film. Credo sia parte di un movimento globale che sottolinea la necessità di decentrare lo sguardo, ad esempio sulle questioni relative alla decolonizzazione”.

Alice si riferisce al lavoro di Mati Diop -nessuna parentela, ma regista francese di origini senegalesi come lei- il cui documentario sulla restituzione del bottino coloniale dalla Francia alla Repubblica del Benin ‘Dahomey’ ha vinto l’Orso d’oro come miglior film al Festival internazionale del cinema di Berlino quest’anno.

Negli ultimi anni, i lavori di Alice Diop hanno attirato sempre più l’attenzione dei selezionatori dei festival e delle giurie dei premi cinematografici. Il suo documentario del 2016 ‘Vers la tendresse’, che indaga la vita emotiva di un gruppo di giovani uomini in un sobborgo parigino, ha vinto il César (premi francesi del cinema) come miglior cortometraggio.

Nel 2021, ‘Nous’ -ritratto di Parigi articolato lungo una linea della metropolitana- si è imposto nella sezione Encounters della Berlinale. Nel 2022, il suo primo lungometraggio di fiction ‘Saint Omer’ -racconto del processo a Fabienne Kabou, senegalese di nascita che che lasciato morire su una spiaggia la propria figlia di 15 mesi- ha vinto il Leone d’argento Gran premio della giuria e il Leone del futuro (premio opera prima) alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Contenuto esterno

Il nodo della decolonizzazione

“Il futuro del cinema”, continua Diop, “risiede nell’usare questa forma d’arte per porsi domande che il cinema stesso non è ancora stato capace di formulare. È la questione della decolonizzazione, delle voci del Sud globale”.

Nella sua visione, il cinema di domani dovrebbe esplorare spazi sconosciuti e sorprendere il pubblico con una nuova mentalità su argomenti quali la rappresentazione della donna.

“Ci sono molte cineaste e cineasti che non abbiamo ancora visto ma stanno facendo le loro cose”, dice.

Questo significa anche cambiare il modo in cui viene divulgato il cinema, un messaggio al quale il Festival di Locarno -che di recente ha riflettuto a fondo sul proprio futuro– dovrebbe forse prestare attenzione. Evocando il suo lavoro con il Centre Pompidou e gli Ateliers Médicis per allestire ‘La cinémathèque idéale des banlieues du monde’ (“la cineteca ideale per le periferie del mondo”), Diop si batte per un’industria cinematografica che “accolga, protegga e produca film che vengono da tutte le periferie del mondo”.

Ciò include, da una parte, cineaste e cineasti del passato “che non sono stati adeguatamente visti e studiati perché il pubblico dei festival, chi pensa il cinema, chi lo fa, chi lo finanzia e chi lo commenta hanno tutti un retroterra culturale simile. Questo può causare una forma di cecità verso tutto quello che non rientra in un punto di vista prestabilito”.

La regista con un attore e l'operatore sul set di un film.
Alice Diop sul set di ‘Nous’ (“Noi”). © Totem films

Allevare i giovani talenti

Prendere sul serio questi nuovi princípi significa anche proteggere e allevare talenti emergenti. “Penso a un programma che abbiamo dedicato di recente a un giovane regista di nome Valentin Noujaïm, appena trentenne, che fonde cinema di finzione e arte contemporanea ed è reduce da una pessima esperienza a La Fémis [una delle scuole di cinema più rinomate della Francia]”.

“È un’esperienza che accomuna molte e molti giovani razzialmente connotati”, rivela Diop. “Penso anche a una donna premiata dalla Cinéfondation a Cannes: il suo nome è Fatima Kaci, e l’abbiamo scoperta per caso attraverso la Cinémathèque idéale. Anche lei ha frequentato La Fémis e ha avuto una bruttissima esperienza di discriminazione razziale”.

“Bisogna avere riguardo per queste persone, consentire loro di prendersi il tempo, dare loro uno spazio per fare arte, accoglierle, vegliare su di loro e proteggere le loro carriere”.

Per Diop, tutto questo significa anche fungere da esempio, come mostrano la sua attuale serie di masterclass ai festival e la nomina a visiting professor del Dipartimento arte, film e comunicazione visiva all’Università di Harvard. “Sono molto attenta alle giovani e ai giovani tra 25 e 30 anni. Voglio aprire loro una strada, fare per loro quel che avrei voluto che qualcuno facesse per me”.

Solo quando queste nuove voci e prospettive saranno prese in considerazione, il futuro del cinema potrà avere il suo corso. “Non voglio essere la donna di colore del momento”, precisa Diop, quel genere di regista cui si pongono solo domande su cosa significhi essere nera.

Una discreta ma ferma presa di posizione contro la tendenza a semplificare l’attuale dibattito su identità e rappresentazione nelle arti. “Non voglio essere confinata allo status di portavoce o simbolo. Voglio che la gente parli dei miei film. E affinché questo accada”, conclude, “dobbiamo essere in gran numero. Più siamo, più saremo finalmente riconosciute e riconosciuti per la peculiarità dei nostri film e non per i concetti astratti che rappresentiamo”.

Contenuto esterno

A cura di Eduardo Simantob & Virginie Mangin/dos

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR