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“Il mio sogno è la Royal Ballet School di Londra”

Quest’anno una settantina di giovani danzatori di tutto il mondo partecipano al Prix de Lausanne, il concorso destinato a far conoscere i nuovi talenti del balletto. Tra questi, le due ballerine giapponesi Kana Arai e Natsuka Abe, che sognano una carriera internazionale.

24 gennaio, ore 22.00. Kana Arai e Natsuka Abe, di 16 anni, arrivano a Losanna accompagnate da Miwa Horimoto, direttrice della Acri-Horimoto Ballet Academy. Le danzatrici e i danzatori giapponesi sono sempre ben rappresentati al Prix de Lausanne: quest’anno si esibiscono 21 giovani provenienti dal Paese del Sol Levante. Per loro si tratta di uno dei migliori trampolini di lancio a livello internazionale.

“Ciò è dovuto al fatto che in Giappone vi sono molte scuole di danza di alto livello, ma poche compagnie in cui i danzatori possono lavorare come professionisti. Per trovare un lavoro salariato, i danzatori giapponesi devono lasciare il loro paese. Il Prix de Lausanne costituisce quindi uno degli eventi migliori per farsi conoscere”, spiega Miwa Horimoto, che da giovane aveva lavorato presso il balletto del Teatro di Basilea.

È già da una decina d’anni che Miwa porta i suoi allievi al Prix de Lausanne. Ne va molto fiera. Natsuka ha cominciato a ballare già all’età di 3 anni, seguendo le tracce della madre e della nonna, che avevano fatto entrambe della danza classica. “Il mio sogno è di poter entrare nella Royal Ballet School di Londra”, dichiara la giovane ballerina.

Kana spera invece di poter accedere alla Royal Winnipeg Ballet School di Winnipeg, in Canada. “So che non potrò più rientrare in Giappone, se divento una danzatrice professionista”, dice la giovane giapponese. “Ma è quello che voglio fare e ormai mi sono abituata a questa idea”.

“Il Prix de Lausanne è sicuramente uno dei luoghi migliori per conoscere un buon direttore di balletto”, aggiunge Miwa.
Le due giovani ballerine ascoltano con attenzione le parole della loro insegnante. Ma, per ora, pensano soltanto al concorso.

(Immagini: Thomas Kern, swissinfo.ch; Testo: Kuniko Satonobu, swissinfo.ch)

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