Prospettive svizzere in 10 lingue

Il più celebre traditore di guerra svizzero torna sul grande schermo, ma le polemiche non cessano

L’attore Dimitri Krebs nel ruolo di Ernst Schrämli, uno dei 17 'traditori' svizzeri giustiziati durante la Seconda guerra mondiale
L’attore Dimitri Krebs nel ruolo di Ernst Schrämli, uno dei 17 'traditori' svizzeri giustiziati durante la Seconda guerra mondiale. Contrast Film/Sava Hlavacek

Un nuovo film su Ernst Schrämli, soldato elvetico giustiziato per tradimento durante la Seconda guerra mondiale, mostra com’è cambiato il consenso pubblico nei confronti della politica che la Svizzera attuò in tempi di guerra.

Il 31 gennaio 1976 il Festival del film di Soletta ospitò la prima mondiale del documentario Die Erschiessung des Landesverräters Ernst S. (titolo che si potrebbe tradurre con L’esecuzione di Ernst S., traditore della patria) di Richard Dindo e Niklaus Meienberg.

Opera fondamentale dell’allora fiorente movimento cinematografico svizzero – la risposta elvetica alla Nouvelle Vague – il documentario avanzava una tesi provocatoria.

Ispirandosi alla storia di Ernst Schrämli, il primo di 17 cittadini elvetici giustiziati per tradimento durante la Seconda guerra mondiale, Dindo, autore cinematografico attivista, e Meienberg, giornalista di sinistra e storico, cercarono di smascherare l’ipocrisia che aveva caratterizzato la politica della Svizzera in tempi di guerra.

Per loro Schrämli, giovane soldato giudicato colpevole di aver fornito a un agente tedesco equipaggiamento militare e vaghe informazioni riservate, rappresentava l’emblema di come in Svizzera lo Stato volesse infliggere punizioni esemplari a operai e soldati per aver commesso infrazioni relativamente insignificanti, mentre chiudeva un occhio con il fabbricante di armi Emil Georg Bührle, le cui fabbriche esportavano armamenti alla Germania nazista, e i vari simpatizzanti nazisti presenti tra gli alti ranghi dell’esercito e dell’apparato politico elvetico.

La reazione al documentario, uno dei primi film svizzeri di rilievo dedicati al tema della Seconda guerra mondiale dagli anni Cinquanta, non si fece attendere. Sebbene in generale le recensioni fossero positive, personalità e istituzioni di centrodestra e di destra – professori universitari, membri dei dipartimenti esecutivi cantonali, la redazione del quotidiano Neue Zürcher Zeitung, persino il consigliere federale Hans Hürlimann – definirono il film una polemica di estrema sinistra che dipingeva in maniera gravemente distorta l’operato della Svizzera in tempi di guerra.

Ne risultò che a Ernst S. furono negati vari riconoscimenti, a dispetto di quanto raccomandato dalle commissioni di esperti. Queste erano composte di giornalisti cinematografici e critici che venivano scavalcati dalle personalità politiche. Dopo la prima proiezione televisiva del film nel 1977, le famiglie di due ufficiali militari ritratti nel documentario intentarono con successo una causa per diffamazione e ottennero il cambiamento di alcune scene.

Il 3 dicembre 1977 il regista cinematografico svizzero Alexander J. Seiler, a sinistra, consegna al collega Richard Dindo, a destra, lo ‘Zürcher Filmpreis 1977’ per il film ‘Die Erschiessung des Landesverräters Ernst S.’ (L’esecuzione di Ernst S., traditore della patria). Seiler è uno dei 16 autori cinematografici premiati a Zurigo che, in segno di solidarietà, hanno donato una percentuale del loro premio a Dindo per il suo operato, in quanto quest’ultimo non era stato nominato dal Governo cantonale di Zurigo.
Il 3 dicembre 1977 il regista cinematografico svizzero Alexander J. Seiler, a sinistra, consegna al collega Richard Dindo, a destra, lo ‘Zürcher Filmpreis 1977’ per il film ‘Die Erschiessung des Landesverräters Ernst S.’ (L’esecuzione di Ernst S., traditore della patria). Seiler è uno dei 16 autori cinematografici premiati a Zurigo che, in segno di solidarietà, hanno donato una percentuale del loro premio a Dindo per il suo operato, in quanto quest’ultimo non era stato nominato dal Governo cantonale di Zurigo. KEYSTONE/PHOTOPRESS-ARCHIV/Str

Dalla controversia al prestigio

Sono trascorsi ormai 48 anni, e il discorso è cambiato. Il 5 ottobre 2024 lo Zurich Film Festival ha ospitato la prima mondiale di Landesverräter (titolo che si potrebbe tradurre con Traditore della patria), film drammatico di Michael Krummenacher. Tipico esempio di produzione svizzera di prestigio con un buon budget a disposizione, il film racconta la storia romanzata di Ernst Schrämli (interpretato da Dimitri Krebs), affascinante giovane sfaccendato che, agli albori degli anni Quaranta, si trascinava tra il servizio militare obbligatorio, il lavoro in fabbrica e il vagabondaggio.

Una sera il protagonista incontra un tedesco misterioso (Fabian Hinrichs), il quale sostiene che Ernst potrebbe avere un futuro da cantante a Berlino se solo riuscisse a procurarsi un visto di viaggio. Ernst è fortunato, in quanto il tedesco aveva gli agganci giusti per procurarsi l’agognato documento; ovviamente, però, il giovane svizzero deve offrire qualcosa in cambio.

Il passaggio dal primo documentario al film più recente illustra in maniera esemplare come cambia il consenso pubblico. Ciò che nel 1976 era appannaggio di controversi intellettuali di sinistra, nel 2024 è materia di intrattenimento populista di massa.

Contenuto esterno

Traditore o traditori?

Di fatto, in apparenza, il film di Krummenacher rilancia persino la critica che Dindo e Meienberg avevano mosso contro il complesso politico-militare-industriale svizzero, come testimonia il titolo originale del film: Landesverräter, che in tedesco potrebbe essere sia singolare sia plurale (“Traditore della patria” o “Traditori della patria”), dando adito all’ipotesi che il caso “Ernst S.” non riguardi un unico presunto traditore.

Sia il film sia il materiale promozionale, infatti, non dirimono la questione in maniera esplicita. La locandina del lungometraggio ritrae foto segnaletiche di Dimitri Krebs, Fabian Hinrichs, Stefan Gubser (che interpreta l’arrivista tutore legale di Ernst) e Luna Wedler (che interpreta la figlia del malvagio proprietario di una fabbrica, con cui Ernst intrattiene una relazione che si rivelerà fatale), rendendo così il titolo meno eloquente di quanto appaia.

Più volte, in momenti chiave del film, alcuni personaggi cominciano a cantare proprio quando mettono nei guai Ernst S. con le loro scelte: questa dinamica ricorrente esprime il massimo preziosismo registico di Krummenacher. In un crescendo finale tutti questi personaggi si fondono in un vero e proprio coro di co-traditori che non vengono perseguiti penalmente e per i quali Ernst di fatto si assume la colpa.

Tuttavia, la transizione del tragico destino di Ernst Schrämli da documentario giornalistico a opera di intrattenimento con appeal di massa e grandi aspirazioni ai botteghini nasconde una serie di insidie, e Landesverräter non riesce a schivarle tutte.

Insidie cinematografiche

Da un lato vi è il problema della cornice narrativa. Sebbene fin dalle scene iniziali appaia evidente che Krummenacher e la co-sceneggiatrice Silvia Wolkan si sono concessi alcune libertà artistiche per quanto riguarda gli aspetti materiali, la storicità di base della vicenda resta al centro della produzione. Landesverräter suscita interesse perché racconta un capitolo infame del passato piuttosto recente della Svizzera dalla prospettiva di un uomo che è stato ucciso per presunti reati contro la Nazione.

Il film inoltre deve far conciliare il desiderio di non allontanarsi troppo dagli eventi storici con il tentativo di riabilitare Schrämli nella veste di (anti)eroe tragico. Ciò si traduce in una serie di strane macchinazioni sceniche che fanno del protagonista la sventurata vittima di improbabili vendette personali.

Basti pensare al modo in cui Krummenacher e Wolkan gestiscono la questione dei precedenti penali di Schrämli, tra i quali figurava una condanna per tentato stupro: in Landesverräter la vicenda diventa un rapporto sessuale consenziente tra Ernst e la diciassettenne Gerti (Luna Wedler), episodio poi usato contro Ernst dal futuro marito geloso di Gerti.

Una relazione amorosa, rivisitata: Luna Wedler nella parte di Gerti, amante di Schrämli.
Una relazione amorosa, rivisitata: Luna Wedler nella parte di Gerti, amante di Schrämli. Contrast Film/Sava Hlavacek

Dall’altro lato vi è lo spostamento del focus tematico, frutto degli sforzi di promuovere Schrämli da facile bersaglio emblematico appartenente alla classe operaia a figura che meglio si presta al ruolo di protagonista. Nonostante nel film gli antagonisti siano personalità politiche non del tutto avverse al fascismo, ufficiali dell’esercito egocentrici e industriali che simpatizzano per il nazismo, in definitiva Landesverräter sembra più un’apologia di Schrämli e meno una denuncia della “ragione di Stato” svizzera durante la Seconda guerra mondiale.

Consenso scomodo

Si potrebbe affermare che questa è la natura della percezione della storia da parte dell’opinione pubblica, mutevole per definizione. Ernst Schrämli fu giustiziato nel novembre di 82 anni or sono; il primo documentario sulla vicenda fu distribuito quasi mezzo secolo fa. Da allora le valutazioni critiche del rapporto tra la Svizzera e la Germani nazista sono diventate parte del pensiero corrente.

Da una parte ci si potrebbe però chiedere se la vicenda di Schrämli sia fruibile come qualcosa di diverso dalla metafora utilizzata da Dindo e Meienberg, considerato che persino la sua versione più indulgente racconta le sorti di un uomo che collabora con i nazisti per proprio tornaconto.

Dall’altra parte l’idea che le riflessioni della Svizzera sul proprio ruolo in tempi di guerra siano giunte a una conclusione, per quanto provvisoria, è un’ipotesi poco solida; basti considerare infatti i dibattiti politici che infuriano sulla neutralità svizzera nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina e i tentativi di risalire alla provenienza della controversa collezione Bührle, in prestito al Kunsthaus di Zurigo. Lo stesso Bührle che fornì armamenti alla Wehrmacht, e il cui nome non appare in Landesverräter.

Altri sviluppi

A cura di Virginie Mangin ed Eduardo Simantob/ds

Traduzione di Stefano Zeni

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR