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Il Rinascimento italiano nell’austera Ginevra

Illustrazione per un testo di Boccaccio (V. Siffert) Boccaccio, Des cas des nobles hommes et femmes, (1470-1480) Fondation Martin Bodmer

Ginevra è reputata per le sue collezioni d'arte di alto livello. L'esposizione sul Rinascimento italiano alla Fondazione Bodmer ne è un'interessante dimostrazione.

In un apposito spazio sono riuniti pezzi rari provenienti da varie collezioni private ginevrine. Pochi passi bastano così per passare da un dipinto di Botticelli a un manoscritto di Machiavelli o a una rilegatura d’arte.

Cologny, alle porte di Ginevra, è una meta che già in sé vale il viaggio. Da un terrazzo accanto alla dimora dove è ospitata la Fondazione Bodmer si offre un panorama grandioso sul lago Lemano, con il suo getto d’acqua e, sull’altro versante della collina, il Palazzo delle Nazioni. Cologny vale il viaggio anche per alcune belle dimore borghesi, testimoni ben conservati dei fasti d’un tempo e del prestigio internazionale attuale della città di Calvino.

Ma oggi Cologny vale il viaggio soprattutto per una prestigiosa esposizione sul Rinascimento italiano nelle collezioni ginevrine, che offre una buona sessantina di opere, alcune delle quali finora inaccessibili al comune mortale.

Dante, principe

Appena varcata la soglia dell’esposizione, il ritratto di Dante cattura immediatamente l’attenzione. Un dipinto creato da Sandro Botticelli (1445-1510), altissima espressione dell’incontro fra pittura e poesia, un’opera attorno a cui ruota in realtà tutta l’esposizione. La delicatezza dei colori, l’espressione della bocca, l’inclinazione dello sguardo, che infonde al personaggio una tranquilla determinazione: tutto concorre a rendere il dipinto di una bellezza assoluta.

“Dante è ritratto da Botticelli con una corona di alloro sul capo, ci fa notare il professore Michel Jeanneret, uno dei due curatori dell’esposizione. Dante appare come un principe, riconosciuto in tutta la sua gloria, con un’autorità straordinaria sottolineata dai tratti vigorosi del suo viso. Il dipinto è emblematico dell’epoca di Botticelli, il Quattrocento; un’epoca che riconosce all’uomo di lettere prerogative di guida nella società. Uno scrittore è parificato al principe, di cui è il consigliere. Lo scrittore svolge un ruolo politico.”

Insomma, il ritratto di Botticelli illustra perfettamente l’interazione tra il mondo culturale e intellettuale, da una parte, e il mondo politico e sociale, dall’altra, durante il Rinascimento in Italia. Sempre per quanto riguarda Dante, è anche esposta la prima edizione di Foligno (1472) della Divina Commedia.

Documenti usciti per la prima volta dalle collezioni private

Oltre a questo ritratto, l’esposizione – che ha richiesto tre anni di preparazione – propone documenti finora mai presentati al pubblico. Tra di loro si trova anche un ritratto del Tintoretto (1518 – 1594), autentificato addirittura soltanto in occasione della preparazione di questa mostra.

Tra le opere esposte, figurano numerosi testi teorici sulle arti, che rivelano l’elevazione dell’artigiano rinascimentale al ruolo superiore di artista che diventa poi anche pensatore e letterato. Sono testi impregnati di una forte coscienza storica, che riflettono un ambiente autoproclamatosi del “rinascimento”, in opposizione alla decadenza del Medioevo.

Tra i padri fondatori del Rinascimento figura il Boccaccio (1313 – 1375), di cui è esposta la prima edizione del Decamerone. Di Michelangelo (1475 – 1564) è presentato un suo aspetto poco noto, quello della produzione poetica, con la prima edizione delle “Rime”, pubblicata 60 anni dopo la sua morte. Un documento autografo del Tasso (1544 – 1595) costituisce una testimonianza della genesi del poema epico “Gerusalemme liberata”, folle opera di tutta una vita.

Presente anche il Petrarca (1303 – 1374), il primo intellettuale dei tempi moderni, autore prolifico in latino e in italiano. I poemi del “Canzoniere” ebbero un influsso incontestabile su tutta la lirica europea dei secoli successivi.

La “Roma calvinista”

“La storia ci ha tramandato il luogo comune di Ginevra, la “Roma calvinista”, opposta all’Italia, una nazione in un certo senso più pagana, ci dice ancora il professor Jeanneret. È vero, Ginevra ha vissuto a lungo nell’austerità e si è definita in opposizione ai valori più estetici del Rinascimento italiano e dell’Italia in generale.”

A Ginevra, però, i collezionisti del 19° secolo riuscirono ad avvicinare le due culture, così diverse dal punto di vista morale e confessionale. “È sorprendente vedere fino a che punto l’attrazione dell’Umanesimo è riuscita a vincere taluni pregiudizi della tradizione calvinista.”

swissinfo, Mariano Masserini, Cologny

“Il Rinascimento italiano – Pittori e poeti nella collezioni ginevrine” è aperta fino al 1° aprile 2007 presso la Fondazione Bodmer a Cologny.
Sono esposti una sessantina di esemplari rarissimi di opere fondamentali del Rinascimento.

La biblioteca è costituita da manoscritti, edizioni preziose e oggetti d’arte del mondo intero, che coprono tre millenari di storia dell’umanità.

La Fondazione mette a disposizione del pubblico alcuni di questi tesori, mentre la maggior parte dei documenti preziosi sono riservati agli studiosi.

La visita del museo inizia con le tracce più antiche della vita sulla Terra. In seguito, sono presentate diverse culture e civilizzazioni umane, illustrate con manoscritti e edizioni sempre nelle versioni il più vicino possibile all’origine.

La Fondazione si vuole uno spazio di riflessione e meditazione.

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