Il sud illumina gli schermi di Friburgo
Inizia domenica la 21esima edizione del Festival internazione del film di Friburgo (FIFF). Sarà l'ultima guidata da Martial Knaebel, da quindici anni direttore artistico.
In primo piano una retrospettiva sulla ‘Nouvelle vague’ di Taiwan e panorami di vita urbana: sono tredici i film in concorso.
Martial Knaebel è sereno. Mentre il festival si apre con la proiezione di ‘Daratt’ (Stagione secca), film proveniente dal Ciad, si appresta a vivere la sua ultima stagione da direttore: già d’ora si dice molto “fiero” della selezione di quest’anno.
Oltre ai tredici film in lizza per lo “Sguardo d’oro”, il cinema del sud si declina attraverso tre sezioni consacrate al cinema taiwanese e sudafricano e a visioni di vita urbana. I lungometraggi provenienti dalla Malesia e dalle Filippine confermano il dinamismo del cinema asiatico.
swissinfo: In origine il festival è stato caratterizzato da ideali terzomondisti. È ancora il caso?
Martial Knaebel: All’epoca il movimento terzomondialista era effettivamente presente. Ma certi realizzatori si sono sentiti urtati da quest’etichetta. Mi ricorderò sempre l’urlo di Sarah Maldoror, della Gaudalupa, quando ha visto la parola sul poster del festival!
Abbiamo dunque scelto il nome di ‘Festival internazionale del film di Friburgo’, da un lato perché ci siamo resi conto che la categoria “terzo mondo” aveva un che di ghettizzante, d’altra parte perché volevamo mostrare che altre forme d’espressione cinematografica possono permetterci di capire il nostro mondo.
swissinfo: Il modello industriale domina il cinema mondiale, Bollywood ne è un esempio. Lei percorre il mondo in lungo e in largo per andare a selezionare dei film.
M.K.: È chiaro che per rendere le cose più facili e anche per mancanza di cultura, la tendenza è di andare a cercare dei film commerciali, anche indiani o coreani. Ma ci sono ancora dei distributori che continuano a battersi per una commercializzazione più intelligente.
Ma in tutti quei paesi, come anche in Europa, il cinema d’autore esiste: si tratta di autori che vedono il fatto di parlare del proprio paese e della propria cultura come una vera missione. È dunque ancora più importante che continuiamo a batterci anche noi per loro.
swissinfo: Cosa ne pensa della formula del “Mister” cinema svizzero, Nicolas Bideau, che vuole un cinema “popolare e di qualità”?
M.K.: Dipende da come si interpreta. Se è per rendere il cinema di qualità popolare e per condurre una vera politica di promozione, trovo che sia una buona iniziativa. Se è solo per dare un po’ di qualità a dei film “mainstream” non sono affatto sicuro che serva a qualcosa.
swissinfo: La vostra programmazione è generalmente molto … intellettuale.
M.K.: Lo prendo come un complimento! Troppo spesso la televisione, su pretesto di accontentare i gusti del pubblico, instupidisce la programmazione. Se i responsabili dei programmi della TV venissero qui, si renderebbero conto che esiste un pubblico per i film intelligenti. Da parte mia i film che mi restano sono quelli in cui il realizzatore ha messo qualcosa di se stesso.
swissinfo: In più di quindici anni di festival, qual è il suo miglior ricordo?
M.K.: Uno dei momenti forti è stata la presentazione del regista argentino Fernando Solanas del documentario “Memoria del saccheggio”, consacrato agli anni di Menem. Ma conservo nella memoria tutti gli incontri amichevoli con i registi.
swissinfo, Carole Wälti
traduzione, Raffaella Rossello
Tredici i film in concorso, di cui sette opere prime, e quattro diretti da donne.
Solo due film in concorso provengono dallo stesso paese, la Malesia. Gli altri dal Brasile, l’Iran, le Filippine, l’Argentina, il Giappone, la Tunisia, la Cina, il Belgio, Israele, l’Algeria e la Thailandia.
Quattordici film saranno proiettati fuori concorso.
Il programma prevede anche tre “panorami”: uno sulla ‘Nouvelle Vague’ di Taiwan, l’altro sul cinema sudafricano e infine un terzo consacrato alle megalopoli.
Date: dal 18 al 25 marzo.
Concorso: 8 premi.
Consegna dei premi: sabato 24 marzo.
Proiezioni: Friburgo, Bulle, Morat, Düdingen.
Budget: 1,5 milioni di franchi.
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