Il testamento senza fine di Giacometti
La matita di Alberto Giacometti rivela lo sguardo su luoghi, persone ed oggetti della “sua” Parigi.
150 litografie ripercorrono, come le scene di un film, l’indagine dell’artista-detective svizzero sulla propria vita.
“Ah! Parigi… Parigi senza fine!”, esclamò Giacometti uscendo da un bistrot ed ammirando le strade davanti a lui. Il suo editore Teriade aveva così trovato, come d’incanto, il titolo del libro che avrebbe raccolto i disegni parigini dell’artista grigionese.
Le 150 litografie di «Parigi senza fine» rappresentano la storia di una vita. L’opera, interrotta da una morte prematura prima di essere stata completata, rappresenta il testamento spirituale di Giacometti. Delle sedici pagine di testo previste all’interno del libro, sei sono rimaste bianche.
In occasione della riedizione del libro, il Museo Jenisch di Vevey, sul lago Lemano, espone, per la prima volta nella sua integralità, le pagine di questo capolavoro.
“Non si tratta di una retrospettiva, ma della presentazione di uno degli aspetti della vita di Giacometti”, sottolinea Dominique Radrizzani, conservatore del museo.
Il film della sua vita
Introdotte da alcuni ritratti fotografici di Giacometti scattati da Henri Cartier-Bresson, le litografie sono presentate secondo una messa in scena originale.
Le pagine del libro, non rilegato, sono esposte lungo le pareti del museo. Come la sequenza di fotogrammi di un film. Il film della sua vita parigina.
Nei panni di un regista, Giacometti si appropria della mobilità di sguardo di un cineasta: effetti di zoom tra un’immagine e l’altra – come nella serie disegnata dall’interno della propria auto, che sembra avanzare progressivamente – cambio di focale e sequenze in successione.
Una storia senza copione
Il libro si apre con una curiosa figura di donna che, in pieno slancio, sembra invitare l’osservatore a tuffarsi nella Parigi di Giacometti. L’immagine finale, invece, rappresenta una figura colta di spalle, avvolta nel suo mantello. Quasi a significare un ultimo addio.
Le scene che si susseguono nel libro non sono connesse tra loro. Una storia senza cronologia, senza un itinerario preciso. Disegni che riflettono solitudine o staticità si alternano ad altri che esprimono vitalità, movimento, caos.
A spasso nella “sua” Parigi
Dall’atelier alle terrazze dei caffè, a piedi o in macchina, sui viali, alla stazione, nella tipografia litografica Fernand Mourlot. Le 150 immagini propongono una sorta di reportage dei pellegrinaggi quotidiani dell’artista attraverso la sua città prediletta.
Nulla a che vedere con la Parigi turistica, ma una Parigi nella sua quotidianità. Nei disegni di Giacometti appaiono l’interno di bistrot e studi artistici, le auto parcheggiate lungo la strada, gli angoli delle case. Particolari apparentemente senza tempo, come l’orologio che non segna l’ora.
La Torre Eiffel compare in un’unica litografia, riconoscibile quasi a fatica in secondo piano. La cattedrale di Notre-Dame, anch’essa in lontananza, sembra invece scomparire accanto ad un semaforo al centro dell’immagine.
Come lo stesso artista affermava: “Trovo che nei quartieri di Parigi ci siano dei paesaggi così meravigliosi, come non ne esistono in nessun’altra parte del mondo”.
Fuga dall’atelier
Il lavoro proposto dall’editore Teriade rappresentava per Giacometti una scappatoia dalla routine dell’atelier e dalle lunghe sessioni di posa dei suoi modelli. Quasi a significare una fuga dalla possibilità di modificare un’opera all’infinito.
La tecnica scelta svolge un ruolo essenziale nell’estetica dell’opera. L’immagine è disegnata, non sulla pietra, ma su carta da riporto. Il supporto ideale quando si lavora sul soggetto, ma che, a causa della sua fragilità, non consente correzioni.
L’artista vuole precisamente sottomettersi a quest’obbligo. Tracciare, al primo colpo, l’immagine definitiva. Senza cancellare, senza ricominciare. Più che una costrizione, è per lui una liberazione, la promessa di un lavoro rapido, leggero.
La folla anonima
Ciò che colpisce sono la rapidità e la vivacità della sua matita. I ritratti di sua moglie Annette riflettono una dolcezza quasi inaspettata. In netto contrasto con i passanti incontrati per la strada, resi quasi insignificanti da pochi essenziali tratti sulla carta. Personaggi che, malgrado siano spesso rappresentati in gruppo, mantengono tuttavia la propria singolarità all’interno di una folla anonima.
Il tema delle solitudine è continuamente sottolineato, in modo metaforico, anche nelle numerose litografie di interni e di ritratti.
L’esposizione si completa con delle opere che testimoniano ulteriormente i pellegrinaggi senza fine dell’artista, come la tela ad olio “La rue” (1952), la scultura in bronzo “Figurine dans une boîte entre deux maisons” (1950) e da disegni inediti, pagine non ritenute nel libro.
Un film ripercorre invece la produzione artistica di Giacometti attraverso le testimonianze di modelli, galleristi ed amici.
swissinfo, Luigi Jorio, Vevey
“Parigi senza fine” è stato edito postumo nel 1969 in 250 esemplari
composto di 150 litografie
10 pagine di testo
6 pagine bianche
L’esposizione “Giacometti: Parigi senza fine” è al museo Jenisch di Vevey fino al 13 giugno.
Alberto Giacometti nasce a Borgonovo (canton Grigioni) nel 1901.
Come altri artisti svizzeri – Anker, Hodler, Tinguely, Le Corbusier – anche Giacometti trova gli stimoli artistici a Parigi.
La sua produzione artistica si compone soprattutto di dipinti, sculture, litografie e disegni.
Muore a Coira nel 1966.
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