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Il volto svizzero dell’architettura di Quito

Quito, piazza grande, monumento agli eroi dei Durini swissinfo.ch

La famiglia ticinese dei Durini, originaria di Tremona, ha contribuito come poche altre a modellare il volto architettonico novecentesco della capitale dell'Ecuador.

Nell’ambito della settimana della lingua italiana nel mondo, l’ambasciata svizzera a Quito ha proposto una serie di attività dedicate ai Durini e all’architettura della Svizzera italiana.

Il centro storico di Quito, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO dal 1979, è noto in tutto il mondo per la sua architettura coloniale. Meno noto è invece l’apporto della famiglia Durini allo sviluppo architettonico novecentesco della capitale ecuadoriana.

Eppure quasi tutti i visitatori della città passano almeno una volta davanti al monumento dedicato alla sollevazione antispagnola del 10 agosto 1808, che sorge al centro della Piazza grande (o Piazza dell’Indipendenza) di Quito, fra il palazzo presidenziale, la cattedrale, il municipio e il palazzo arcivescovile.

Il monumento fu progettato dai Durini nel 1904. Si tratta della prima opera della famiglia di architetti e costruttori ticinesi in Ecuador. Negli anni seguenti i Durini, e soprattuto Francesco Durini Caceres (1880-1970), realizzarono numerosissime opere a Quito e nel resto del paese.

Fra queste si possono ricordare in particolare il Circolo militare (disegnato da Francesco Durini nel 1917), la vecchia sede della Banca centrale dell’Ecuador (1921), il primo edificio della Cassa pensioni (1920) e la Banca di Pichincha (1936).

Una storia esemplare

La vicenda dei Durini può essere considerata esemplare per i nuovi orizzonti raggiunti nella seconda metà dell’Ottocento dalle maestranze ticinesi, abituate da secoli a percorrere le strade dell’emigrazione.

«Soprattutto negli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento i flussi d’emigrazione si spostano dalle tradizionali mete europee verso le Americhe», spiega l’architetto Francesco Repishti, professore al Politecnico di Milano e collaboratore dell’Accademia di architettura di Mendrisio, a Quito per una serie di conferenze nell’ambito della Settimana della lingua italiana.

«La formazione di nuovi stati in America latina dopo le guerre di indipendenza richiama dall’Europa competenze professionali che in quel momento nella regione non esistono. I Durini giungono in America in questo contesto».

Il capostipite del ramo latino-americano della famiglia è Giovanni Durini (1826-1907), che prima di solcare l’oceano aveva lavorato come lapicida nelle cave di Arzo. In America centrale Giovanni dà avvio ad una fiorente attività edilizia, tanto da poter inviare i suoi due figli Lorenzo (1855-1906) e Francesco (1856-1920) ad apprendere il mestiere in Italia.

«La mentalità imprenditoriale è una caratteristica di tutta l’emigrazione delle maestranze ticinesi», osserva Repishti. «La loro forza sta nella capacità organizzativa. Le famiglie stesse funzionano come imprese, che con la loro ampia rete di relazioni sia nei paesi di destinazione, sia nelle terre d’origine, sanno mobilitare capitali e conoscenze per ottenere gli appalti e realizzare le opere».

L’eldorado in Ecuador

Nel 1903 il presidente dell’Ecuador Leonidas Plaza Gutierrez, giunto al potere un anno prima, invita a Quito i fratelli Lorenzo e Francesco. Alla famiglia è affidata la realizzazione di una rete di distribuzione di acqua ed energia elettrica nella capitale. «Evidentemente, la famiglia aveva saputo instaurare buone relazioni con il nuovo presidente ecuadoriano», nota Repishti.

Tuttavia l’impresa si traduce in un fallimento, sia dal punto di vista tecnico che da quello finanziario. Francesco non riesce a trovare in Europa i capitali necessari all’opera e lascia il paese. È un momento difficile per la famiglia. Lorenzo richiama suo figlio Francesco dall’Italia, dove da tre anni studiava architettura all’Istituto tecnico.

La crisi è però presto superata, grazie all’appalto per il monumento in Piazza Indipendenza. «Il monumento è realizzato completamente in Italia dal lapicida carrarese Adriatico Froli, con granito di Montorfano e di Baveno (Lago Maggiore), poi trasportato in America», ricorda Repishti.

Da quel momento comincia l’ascesa dei Durini in Ecuador. E la loro influenza sull’architettura del paese. «Per me l’attività dei miei antenati è il più grande contributo svizzero al Nuovo mondo dal punto di vista architettonico e culturale. In Ecuador si comincia finalmente a riconoscere il loro ruolo», afferma con orgoglio lo psicanalista Pedro Durini, figlio di Francesco e autore dei primi studi sulla famiglia.

Francesco Repishti rimane più prudente. «L’interesse dei Durini non risiede tanto nel loro linguaggio architettonico, quanto piuttosto nella loro vicenda imprenditoriale e nel loro ruolo nella diffusione in America latina dello stile eclettico – allora di moda in Europa – e di nuove tecniche edilizie».

swissinfo, Andrea Tognina, Quito

La Settimana della lingua italiana nel mondo 2007 si svolge dal 22 al 28 ottobre.
Al di fuori dell’Italia, l’italiano è una lingua ufficiale in Svizzera (Ticino e Grigioni) ed è riconosciuta in Croazia e Slovenia (Istria).
In Svizzera, l’italiano è il primo idioma per il 6,5% della popolazione (471’000 persone, dati del 2000).
Secondo alcuni studi gli italofoni nel mondo sarebbero circa 200 milioni

In occasione della Settimana della lingua italiana l’ambasciata svizzera di Quito ha proposto una serie di attività dedicate alla famiglia Durini, architetti e costruttori di origine ticinese, e all’architettura contemporanea in Ticino.

Oltre a una serie di conferenze dell’architetto Francesco Repishti, è stata inaugurata nella sede del Collegio degli architetti dell’Ecuador una mostra dedicata alla storia dell’architettura in Ticino tra XIX e XX secolo. La mostra rimarrà aperta fino al 2 novembre.

Giovedì, sempre nel Collegio degli architetti, è stato proiettato il documentario «La saga dei Durini», realizzato dalla Televisione della Svizzera italiana.

L’ambasciatore svizzero a Quito, Markus-Alexander Antonietti, ha inoltre presenziato mercoledì, assieme al sindaco di Quito Paco Moncayo e ad un rappresentante dell’ambasciata italiana, all’inaugurazione della rinnovata sede del Circolo militare, opera di Francesco Durini Caceres.

L’ambasciata d’Italia e la Società Dante Alighieri hanno dal canto loro proposto un ricco programma di attività culturali, comprendente concerti, conferenze e proiezioni cinematografiche.

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