La Svizzera è plurale e i media si adeguano
Come possono i media rappresentare adeguatamente una democrazia multietnica? Lo sviluppo dei media etnici in Svizzera potrebbe fornire una risposta.
In Svizzera risiedono moltissime persone con origini migratorieCollegamento esterno: dei suoi 8,6 milioni di abitanti, circa un quarto non ha la nazionalità svizzera. Ci sono inoltre anche numerose svizzere e svizzeri che sono nati o hanno i genitori nati all’estero. Secondo l’Ufficio federale di statistica, si tratta di oltre il 37,7% della popolazione residente permanente con più di 15 anni.
Con una percentuale così elevata, questa parte della popolazione potrebbe essere interessante come target per i media. Tuttavia, a causa della sua composizione eterogenea, è difficile raggiungere questa fetta della popolazione. Ci sono anche problemi linguistici: circa un quinto della popolazione svizzera dichiara di parlare una lingua principale diversa dalle lingue nazionali. Non sono quindi raggiunti affatto, o solo in misura limitata, dalle offerte dei media convenzionali o mainstream.
Questo compito è assunto da media di nicchia che si rivolgono alle singole comunità. Spesso nascono per iniziativa delle comunità migranti stesse, ad esempio come bollettini informativi delle organizzazioni migranti. Di norma, le informazioni sono raccolte ed elaborate su base volontaria e trattano in modo specifico di questioni relative all’integrazione nella nuova patria. Spesso hanno vita breve, ovvero cessano di esistere quando non servono più. Oppure si riorientano, magari trattando argomenti riguardanti la madrepatria e fungendo da ponte con il luogo d’origine.
Presi a uno a uno questi media cosiddetti etnici hanno una portata modesta. Nel loro insieme, tuttavia, questi prodotti mediatici, che esistono in decine di lingue, raggiungono una parte significativa della popolazione residente in Svizzera. La loro importanza è riconosciuta anche a livello istituzionale: in alcuni casi ricevono un contributo proveniente dal canone radiotelevisivo e spesso sono sostenuti da programmi d’integrazione cantonali o da altre autorità.
Un esempio noto in Svizzera – anche se atipico – è Diaspora TVCollegamento esterno, un’emittente con sede a Berna che produce contenuti in nove lingue. La crisi provocata dal coronavirus ha portato a una sua crescita massiccia: la squadra era composta da 40 collaboratori prima del lockdown in primavera, mentre oggi conta già 93 volontari che producono i diversi contributi. In sole 48 ore, a metà marzo, Diaspora TV ha realizzato video in undici lingue per illustrare le raccomandazioni comportamentali della Confederazione. Così facendo, ha raggiunto un numero considerevole di persone, attraverso il sito web e i social media, che altrimenti avrebbero compreso a malapena le comunicazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica nelle lingue nazionali ufficiali.
Diversità ancora carente nel settore dei media
La Svizzera è una società multietnica. Come le numerose comunità possono essere rappresentate dai media? I media etnici, che spesso si rivolgono a un gruppo di migranti definito, possono ancora posizionarsi chiaramente quando hanno a che fare con la prima generazione. Ma non con coloro che sono cresciuti tra o in culture diverse e oggi formano una parte non trascurabile dei giovani in Svizzera.
“Molti temi specifici relativi alla migrazione sono trattati, secondo me, in modo troppo parziale.”
Albina Muhtari, baba news
Mentre i grandi gruppi editoriali hanno difficoltà a rivolgersi alla comunità multietnica, una piattaforma chiamata baba newsCollegamento esterno è nata apposta per questo.
All’inizio non c’era l’intenzione di creare un nuovo mezzo d’informazione, dice Albina Muhtari. La fondatrice ha lavorato a lungo come giornalista presso grandi media in Svizzera e ha notato la scarsa diversità al loro interno. “Innanzitutto, in termini di personale: non erano solo le donne a essere sottorappresentate, ma anche le persone con origini migratorie. Anche dal punto di vista tematico avvertivo una certa insoddisfazione: molti temi specifici relativi alla migrazione sono trattati, secondo me, in modo troppo parziale”, dice Muhtari. Per la 33enne è diventato presto chiaro che la popolazione svizzera non è rappresentata in modo adeguato dai media svizzeri.
Producendo contenuti basati su video e immagini, dice, hanno raggiunto un pubblico giovane e, attraverso scambi con questo stesso pubblico, hanno definito meglio i temi rilevanti. Argomenti che interessano “svizzeri con origini da tutto il mondo”, come afferma il sito web, e, pur provenendo da questa comunità multietnica, possono essere interessanti per tutti in Svizzera.
Qual è la situazione alla Società svizzera di radiotelevisione SSR? Secondo la licenza di concessioneCollegamento esterno, l’emittente pubblica deve promuovere l’integrazione delle straniere e degli stranieri, ma anche la coesione dei gruppi sociali. Si tratta di un compito complesso, con il quale si confrontano anche altre emittenti pubbliche dei Paesi dell’Europa occidentale con popolazioni altrettanto eterogenee. A tal fine vengono applicate diverse strategie, il cui l’obiettivo è la diversificazione: dalla produzione di programmi multilingue, al reclutamento consapevole di personale con origini migratorie, alla selezione equilibrata di ospiti, esperti, ecc.
I numerosi riscontri hanno incoraggiato Albina Muhtari e i suoi compagni d’avventura a portare avanti il progetto nel 2018. Il sostegno finanziario è stato fornito dal Servizio per la lotta al razzismo della Confederazione e da diverse fondazioni.
Volontariato, finanziamenti pubblici, attenzione ai temi legati alla migrazione: per quanto riguarda le sue origini e la sua struttura, il portale è simile ai media etnici, ma può essere visto come una continuazione di questi. L’attenzione non è più rivolta all’integrazione, ma alla promozione della convivenza sociale in una società post-migrante. In altre parole, non si rivolge più a una comunità specifica di migranti, ma è un mezzo che stimola il dialogo in Svizzera e su temi che riguardano la società svizzera.
In questo modo, il portale mira a svolgere le funzioni fondamentali che ci si aspetta dai media all’interno di una società democratica: informare, formare l’opinione e controllare. E tutto questo è pensato per le persone che hanno radici al di fuori della Svizzera, ma che partecipano anche alla democrazia elvetica. Albina Muhtari dice: “Baba è un medium di nicchia, ma i nostri temi avrebbero dovuto cessare di essere di nicchia da molto tempo”.
La Svizzera non è un’eccezione in materia di media etnici. I Paesi con una popolazione altamente diversificata hanno in genere un’ampia gamma di media. Negli Stati Uniti, ad esempio, il Paese per eccellenza interessato dal fenomeno migratorio, oltre 50 milioni di immigrati utilizzavano già regolarmente o occasionalmente i media etnici intorno al 2000. All’epoca questo corrispondeva a un quarto della popolazione adulta del Paese.
In Svezia, che ha sviluppato una struttura demografica eterogenea, soprattutto dopo la guerra nell’ex Jugoslavia, i numerosi media migranti possono persino contare su finanziamenti pubblici dal 2019.
Spesso, tuttavia, non sono i nuovi migranti a consumare tali prodotti di nicchia, ma minoranze consolidate da tempo. Ad esempio, il Giappone – un Paese estremamente omogeneo dal punto di vista etnico – fornisce ai cinesi e ai coreani residenti sul territorio informazioni specifiche nella loro lingua. A Macao, una regione amministrativa speciale della Cina, ci sono diversi giornali in portoghese.
Un altro esempio è il Brasile, dove esistono pubblicazioni per la popolazione afrobrasiliana, ma anche per le comunità di italiani e giapponesi emigrati da tempo nel Paese, che hanno conservato la loro identità culturale. (Renat Kuenzi)
Traduzione dal tedesco: Mattia Lento
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