Insegnare ai bambini come proteggere il loro corpo
La campagna nazionale contro gli abusi sessuali sui bambini, lanciata un anno fa, sta riscuotendo un enorme successo. Dopo la Svizzera tedesca e il Ticino è ora approdata in Romandia.
Con il suo progetto, l’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia intende prevenire un flagello che toccherebbe 40’000 bambini nella Confederazione.
Imparare in maniera didattica e ludica a proteggersi dalla violenza sessuale. È l’idea che sta alla base del progetto di prevenzione «Il mio corpo mi appartiene!» dell’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia (ASPI), che dopo il successo registrato nei cantoni germanofoni sta ora promuovendo la sua campagna anche nella Svizzera francese.
«I nostri obiettivi sono due: ridurre la violenza sessuale sui bambini attraverso la prevenzione e creare una rete che raggruppi tutte le organizzazioni, statali e private, che sono attive nel campo degli abusi sui minori», dice a swissinfo Andrea Burgener-Woeffray, presidente dell’associazione.
In Romandia, a muovere i primi passi nella direzione tracciata dall’ASPI è stato il canton Vallese. Il 18 aprile, il progetto è stato presentato in 26 classi di 5. elementare della cittadina di Sierre, dove ha subito suscitato un grande interesse.
«L’idea ha effettivamente incuriosito il Vallese, regione in cui il problema del maltrattamento dei bambini è seguito da diversi anni», conferma Christian Nanchen, vice direttore del servizio cantonale per la gioventù.
Non nascondere i «cattivi» segreti
La campagna si presenta sotto forma di un’esposizione interattiva, il cui percorso è marcato da sei postazioni che pongono i bambini di fronte a situazioni reali.
In un linguaggio appropriato alla loro età, gli alunni tra gli otto e i tredici anni sono invitati a prendere coscienza del proprio corpo e a valutare le situazioni a rischio. Ad esempio differenziando i palpeggiamenti che trovano sgradevoli da quelli che invece considerano più piacevoli.
«I bambini devono sapere che hanno il diritto di decidere loro stessi il tipo di “palpeggiamento” che accettano», indica l’ASPI.
Accompagnati dagli educatori, i giovani scolari sono inoltre sensibilizzati sui “buoni” e sui “cattivi” segreti: questi ultimi non devono trasformarsi in un trauma, ma devono assolutamente essere rivelati. Il percorso incoraggia poi i bambini a chiedere aiuto, senza per questo provare un senso di debolezza.
40’000 vittime in Svizzera
Di dati statistici sull’ampiezza del fenomeno non ce ne sono. Le stime che emergono da studi effettuati all’estero sono tuttavia allarmanti: una bambina su tre/quattro e un ragazzino su sette/otto sono vittime di violenze sessuali.
Secondo queste cifre, il numero di vittime in Svizzera si aggirerebbe così attorno ai 40’000 casi all’anno. Dato ancor più inquietante: l’85-90% degli abusi avviene nella sfera famigliare.
«Anche per questo motivo, la prevenzione non si può fare senza coinvolgere gli adulti. Parallelamente all’esposizione organizziamo dunque serate informative per genitori ed insegnanti», spiega Burgener-Woeffray.
Interesse crescente
I primi ad aver portato la campagna di prevenzione dell’ASPI nelle scuole elvetiche sono stati i cantoni di Berna, San Gallo e Basilea campagna. In totale, nel 2006 il percorso interattivo è stato seguito da 1’500 bambini di 164 classi.
Il successo è stato strepitoso, al punto che ora quasi tutti i cantoni svizzero tedeschi hanno aderito al progetto. Genitori e maestri hanno affermato di essere molto meglio informati e di sentirsi decisamente più sicuri quando si affronta il tema della violenza sessuale. Sanno inoltre a chi rivolgersi in caso di domande.
Una buona parte dei bambini ha per di più indicato di mettere in pratica quanto imparato, anche mesi dopo la sensibilizzazione.
Entro la fine del 2007, l’esposizione itinerante dovrebbe coinvolgere 20’000 bambini, 9’000 genitori e 1’600 maestri della Svizzera tedesca. Altrove, Ginevra e Friborgo hanno già manifestato il loro interesse, mentre in Ticino il progetto è già entrato in una settantina di classi scolastiche.
«Ci sono moltissimi insegnanti che ci contattano: anche se non hanno i soldi per finanziare l’esposizione, si organizzano per raccoglierli. Questo è il segno della necessità crescente di fronteggiare il problema», rileva Andrea Burgener-Woeffray.
Stupri collettivi
Se il percorso interattivo potrà evitare il ripetersi degli stupri collettivi tra adolescenti che negli ultimi tempi hanno riempito la cronaca elvetica, è difficile da prevedere.
«Non si possono paragonare gli abusi sui bambini e gli stupri collettivi», osserva la presidente dell’ASPI.
«Ci sono ad ogni modo alcune cose in comune: i giovani non hanno punti di riferimento e non sanno dove situare il limite tra gli atti consentiti e quelli illeciti», conclude.
swissinfo, Luigi Jorio
Il 23 marzo del 2007, il Consiglio federale ha proposto di accogliere il postulato della deputata popolare democratica Viola Amherd che chiede, tra le varie cose, la creazione di un servizio di prevenzione degli abusi sui minori.
Esso dovrebbe coordinare, a livello nazionale, tutte le misure volte ad arginare la violenza contro bambini e giovani.
Il postulato domanda inoltre di rendere più difficile l’accesso a immagini violente nei mezzi di comunicazione (telefoni portatili, internet e televisione).
Nel 2004, l’Ufficio federale dello sport e Swiss Olympic hanno poi lanciato una campagna per lottare contro gli abusi sessuali nel mondo dello sport.
Secondo le stime sarebbero 40’000 all’anno i bambini vittime di abusi sessuali in Svizzera.
La campagna «Il mio corpo mi appartiene!» intende coinvolgere 20’000 alunni e 1’600 insegnanti entro la fine del 2007.
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