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Jodorowsky, l’ultimo surrealista al Monte Verità

Alejandro Jodorowsky
A 94 anni, Alejandro Jodorowsky è un idolo per persone appartenenti a generazioni e ambienti diversi: dai seguaci del surrealismo alle cinefile, dalle appassionate di fumetti ai cultori dei tarocchi e agli "psicomaghi". swissinfo.ch

Lo scrittore, regista e maestro di tarocchi è stato l'ospite d'onore all'11ª edizione del festival letterario sul Monte Verità. Qui oltre un secolo fa sorse una pionieristica comunità alternativa. In Svizzera però "non c'è spazio per il surrealismo", dice Jodorowsky.

Monte Verità: il nome evoca atmosfere perfettamente jodorowskiano. È il luogo ideale per incontrare Alejandro Jodorowsky, sede dalla prima comunità alternativa che riunì tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo artisti, scrittori, pensatori provenienti da tutta l’Europa, accomunati da aspirazioni e ideali naturisti, vegetariani e pacifisti.

L’aura artistica sopravvive negli ampi giardini, nei bungalow e nell’edificio principale. Quest’ultimo, costruito in stile Bauhaus del 1929 e restaurato di recente, ospita un lussuoso albergo e un ristorante.

Il Monte Verità tuttavia non ha nulla a che vedere con la Svizzera conosciuta dall’artista franco-cileno: “È un Paese bellissimo, ma posso dire, con il rischio di sbagliarmi, che gli svizzeri hanno un problema con la realtà. Non sto criticando, ogni luogo ha i suoi costumi. La Svizzera non è il posto dove vivere el amor loco (l’amore folle), la follia artistica o i sogni. Insomma, qui non c’è posto per il surrealismo”, dice.

“Il problema degli svizzeri è che portano il peso della realtà economica. Per affermare qualcosa hanno bisogno di una certa dose di sicurezza. Ma la vita non è sicurezza assoluta. La vita è fatta dai rischi che corriamo.”

Invitando Jodorowsky, le organizzatrici e gli organizzatori degli Eventi letterari Monte Verità hanno puntato su un valore sicuro. Negli ultimi giorni del festival, che si è concluso il 2 aprile, l’artista ha attratto un uditorio di varie centinaia di persone, molto più numeroso di quanto previsto. E soprattutto molto più giovane rispetto al pubblico, in maggioranza canuto, degli altri appuntamenti.

Un seguito intergenerazionale

La comunità di ammiratrici e ammiratori di Jodorowsky è altrettanto sfaccettata dell’artista stesso. I sui film “oltraggiosi” degli anni Settanta, acclamati dalla critica, tra cui il western psichedelico, esoterico e barbarico El Topo (1970) e La montagna sacra (1973), sono diventati film di culto per gli ambienti cinefili e della controcultura.

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Il suo tentativo fallito di tradurre in fotogrammi il classico della fantascienza Dune è diventato un documentario di successo e le ambientazioni futuristiche progettate da Moebius (Jean Giraud, 1939.2012) e H. R. Giger (1940-2014) sono state fonte di ispirazione per altri classici della fantascienza usciti poco dopo (Star Wars, Alien) e naturalmente un punto di riferimento obbligato per gli adattamenti cinematografici realizzati in seguito (da David Lynch nel 1984 e da Denis Villeneuve nel 2021).

Nelle vesti di autore di fumetti, ha dato vita assieme a Moebius a una delle più influenti graphic novel di tutti i tempi, la serie “The Incal”, pubblicata negli anni Ottanta – oltre a collaborare con molti altri artisti del fumetto, tra cui l’italiano Milo Manara.

Alejandro Jodorowsky e Jean Giraud in una foto in bianco e nero
Alejandro Jodorowsky (a sinistra) e Jean Giraud alias Moebius (a destra) negli anni Settanta, durante i lavori per il progetto “Dune”. ©Sony Pictures/Everett Collection

Poi c’è l’ideatore della “psicomagia”, una pratica terapeutica che Jodorowsky descrive come “un cammino di cura che usa il potere dei sogni, del teatro, della poesia e dello sciamanismo”. Concetto caro al surrealismo e alle sue filiazioni, l’inconscio ha un ruolo cruciale in ogni attività, in ogni lavoro e in ogni parola di Jodorowsky.

Quel che tuttavia ha attratto buona parte del suo pubblico quest’anno sulla montagna sacra delle arti è il suo lavoro di ricostruzione del presunto mazzo originale dei tarocchi, i Tarocchi di Marsiglia, e l’introduzione alla cartomanzia che ha scritto insieme a Marianne Costa, La via dei tarocchi, pubblicata per la prima volta nel 2004 e diventata un best-seller.

Il suo profilo su Instagram ha 317’000 follower – niente male per un influencer di 94 anni. Nella coda di persone in attesa di un suo autografo dopo il suo intervento sul Monte Verità, le appassionate di tarocchi e gli adepti della psicomagia sopravanzano di gran lunga i cinefili e le lettrici di fumetti.

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H.R. Giger

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Semafori, realtà e la Svizzera

“Ho cominciato a insegnare i tarocchi in Svizzera”, dice Jodorowsky a SWI swissinfo.ch prima del suo intervento al festival. “Qualcuno mi ha chiesto di presentarli a un gruppo e da allora non mi sono più fermato.”

Alla richiesta di maggiori dettagli – quando e dove si tenne questa presentazione pubblica dei tarocchi – Jodorowsky si scusa per il suo udito debole. Evita le domande e lascia che i suoi pensieri sgorghino liberi in un miscuglio di francese e spagnolo, divertendosi nel condividere le sue impressioni sulla Svizzera.

“La prima volta che sono venuto in Svizzera arrivavo da Napoli, dove nessuno rispetta i semafori, mentre in Svizzera gli automobilisti si fermano ai semafori rossi anche quando dall’altra parte non arriva nessun veicolo. Questo per me significa che gli svizzeri non accettano la realtà, perché la realtà è troppo pericolosa per gli svizzeri, per questo preferiscono rispettare la legge.”

Le sue impressioni rievocano i luoghi comuni usuali sulla Svizzera. È vero che i precursori del surrealismo cominciarono a sfidare le norme stabilite e a épater les bourgeois (a spaventare i borghesi, come amavano dire le prime avanguardie) proprio a Zurigo, nel Cabaret Voltaire fondato nel 1916 dai dadaisti.

Ma, ricorda Jodorowsky, quasi tuti gli artisti e poeti che vi si riunirono erano stranieri (tedeschi, francesi, austriaci, rumeni, ecc.) in cerca di rifugio nella Svizzera neutrale durante la Prima guerra mondiale.

L’inconscio, collettivamente

Almeno uno svizzero suscita però l’ammirazione dei surrealisti e di Jodorowky: Carl Gustav Jung, uno dei padri fondatori della moderna psicologia.

“Ho amato Jung, come ho amato Freud”, dice Jodorowsky, “Entrambi hanno intrapreso passi cruciali verso l’inconscio, verso la ‘depravazione’. Per Freud, l’inconscio è nella mente, per Jung l’inconscio è collettivo. Jung ha aperto le porte alla spiritualità nella psicologia e durante la sua carriera ha fatto un passo importante dopo l’altro, ma non è stato in grado di fare l’ultimo passo decisivo.”

Vale a dire?

“Ha trovato le basi per la sincronicità, una ripetizione che avviene senza che riusciamo a capire perché. Tuttavia non ha potuto sviluppare oltre la sua idea di sincronicità, perché si considerava uno scienziato. È per questo che se sei un artista non puoi essere guidato da Jung.”

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Tarocchi e sincronicità

Questo scientismo male indirizzato inficia secondo Jodorowsky anche gli studi di Jung sui tarocchi. “I tarocchi non sono una scienza. I tarocchi sono tutto quello che Jung non osava osare. Quando entrò in contatto con i tarocchi, esitò. Come se si fosse trovato davanti a un semaforo rosso.”

“C’è solo un mazzo di tarocchi, i Tarocchi di Marsiglia”, afferma ancora lo scrittore. “Gli altri sono solo delle imitazioni, non possiedono il contenuto simbolico, mistico, magico dei tarocchi originali, che sono anonimi”.

Jodorowsky si riferisce alla miriade di mazzi di tarocchi creati da vari artisti e mistici (come quelli molto noti di Aleister Crowley e il Rider Tarot di Arthur E. Waite e Pamela C. Smith). “Le cose mistiche devono essere anonime: appena assumono il nome di qualcuno diventano qualcos’altro”, dice Jodorowsky.

È stato in ogni caso in seguito a un episodio di sincronicità che Jodorowsky si è imbarcato nella ricerca del disegno originale dei Tarocchi di Marsiglia. Un giorno, all’improvviso, un giovane scarmigliato ha bussato alla sua porta mentre Jodorowsky stava studiando i tarocchi. “Disse: ‘Sono venuto a trovarti perché non posso parlare con nessun altro, solo con te’. Raccontò che dopo la morte del padre si era chiuso in casa e non faceva altro che guardare la TV. E che gli ero apparso tre volte e gli avevo parlato e che doveva parlare con me perché era il discendente di una famiglia che aveva pubblicato i Tarocchi di Marsiglia originali per secoli.”

Tarocchi
Il giovane si chiamava Philippe Camoin. Con lui Jodorowsky in seguito ha pubblicato la versione restaurata dei Tarocchi di Marsiglia, che porta il nome Camoin Jodorowsky. swissinfo.ch

A questo punto, la conversazione con Jodorowsky scivola verso la pura gioia di giocare con l’anagramma simbolico del suo nome – ojo de oro, occhio d’oro, che sta per lo spirito, l’inconscio – e la sua interpretazione della ricerca alchemica, del tentativo di trasformare il piombo in oro.

“La tua coscienza è il piombo, devi lavorarla in modo che perda le sue delusioni e illusioni e si espanda per far emergere l’oro. Sei un occhio d’oro circondato da sensualità e se espandi bene la tua sensualità, allora troverai il tuo ojo de oro“, dice.

In pubblico, Jodorowsky non ha parlato del passato o dell’arte. Si è limitato a condividere la sua “lezione di vita”, sottolineando come ancora ami prendere dei rischi ed esortando i suoi seguaci a fare altrettanto. Secondo i principi della psicomagia, ognuno deve però trovare la sua strada. Anche se la scelta è quella di non prendere nessun rischio, come i proverbiali svizzeri.

“Non posso giudicare gli svizzeri per il loro modo di essere. Dopo tutto è possibile che se attraversano con il rosso vengano investiti da una macchina.”

Tra un dibattito letterario e l’altro – La Chuchchepati Orchestra esegue Bumblebee Flight II Concert, un’installazione per 8-32 altoparlanti, insetti e orchestra. 

EVENTI LETTERARI MONTE VERITÀ

Il motto della manifestazione letteraria di quest’anno, “Degli alberi e della guerra”, intendeva affrontare i due temi più impegnativi del momento e fare riferimento al contesto storico che ha portato alla creazione della comunità di artisti del Monte Verità a cavallo del 1900.

Marija Stepanova
Marija Stepanova Eventi Letterari Monte Verità

La crisi climatica e la guerra, al pari della storia, hanno dominato la maggior parte degli interventi e dei dibattiti. Rielaborare il passato è sempre più urgente per gli scrittori più giovani, come la franco-algerina Kaouther Adimi e la poetessa russa esiliata a Berlino Marija Stepanova. L’ospite più anziano invece, Jodorowsky, non ha quasi mai menzionato il passato e ha insistito per stare al passo con il presente con le sue “lezioni di vita”.

Per le dimensioni relativamente ridotte del festival, il numero di presenze letterarie ad Ascona è stato notevole. L’antropologo australiano (e medico di formazione) Michael Taussig, al pari di Jodorowsky, non dimostra la sua età (ha 83 anni). Figura di riferimento nella sua disciplina, Taussig ha parlato del suo stile letterario, debitore non tanto delle regole accademiche quanto degli scrittori beatnik degli anni Cinquanta e Sessanta.

Nuove stelle della letteratura come Giuliano da Empoli e lo scrittore bernese Kim de l’Horizon, entrambi ampiamente premiati in Svizzera e in Europa, hanno portato il festival oltre l’aridità dell’attuale politica di guerra e della “cremlinologia” (da Empoli).

De l’Horizon ha contestato gli assunti di genere non muovendo solo dal suo estro androgino, ma anche dalla critica alle inclinazioni razziste dell’artista estone Elisàr von Kupffer (1872-1932), il cui dipinto circolare di 26 metri di una pionieristica fantasia gay è esposto in un padiglione del Monte Verità.

Kim de l Horizon
Kim de l’Horizon nel padiglione von Kuppfer. Eventi Letterari Monte Verità

Ideata dal critico letterario zurighese Stefan Zweifel e presieduta dal duo di responsabili operativi e istituzionali del Festival del Film di Locarno (Raphaël Brunschwig e Marco Solari), l’undicesima edizione degli Eventi Letterari è riuscita a inserire il Canton Ticino nel calendario letterario della Svizzera con un taglio internazionale.

Traduzione: Andrea Tognina 

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