L’Afghanistan rimpatria i beni culturali custoditi in Svizzera
Sono ritornati a Kabul i 1400 oggetti d'arte afgana che dal 1999 erano conservati, sotto l'egida dell'Unesco, nel Museo afgano di Bubendorf, nel cantone di Basilea campagna.
Sabato alcuni dei pezzi sono stati presentati al Museo nazionale di Kabul, nel corso di una cerimonia ufficiale. Verranno esposti a partire da aprile.
L’operazione, sollecitata dall’Unesco, è stata organizzata dal ministero afgano dell’Informazione e della Cultura e finanziata dalla Confederazione elvetica e dal ministero della Difesa tedesco, che ha assicurato il trasporto.
“Riportare a Kabul questa collezione di oggetti etnografici e archeologici forniti da donatori privati significa rendere all’Afghanistan una parte della sua memoria. Il Paese ha bisogno di ricostruire la propria identità”, ha dichiarato il direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura.
Ora le opere saranno esposte al Museo nazionale di Kabul a partire dalla fine di aprile.
Il museo è stato ristrutturato con i contributi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, grazie ai fondi provenienti dal alcuni Paesi, tra cui Italia, Stati Uniti, Grecia e Giappone.
Finiti i tempi dei saccheggi
I pezzi sono stati ufficialmente consegnati alle autorità afgane nel corso di una cerimonia ufficiale tenutasi sabato al Museo nazionale, alla presenza di ministri e diplomatici.
Il valore commerciale del tesoro afgano è stimato a 20 milioni di franchi: certi oggetti sono però unici, e di valore inestimabile, come ha sottolineato il direttore del museo svizzero, Paul Bucherer, presente a Kabul.
“La gran parte dei tesori perduti dell’Afghanistan sono ritornati”, si è felicitato il ministro afgano dell’informazione e della cultura, Abdoul Karim Khourram: “Ciò dimostra che i tempi dei saccheggi e dell’instabilità sono finiti”.
Fondato nel 1930, il museo di Kabul era stato saccheggiato e distrutto durante la guerra civile (1992-1996) e poi durante il regime dei talebani (1996-2001). Secondo le stime dell’Unesco, i fondamentalisti hanno distrutto più di 2000 statue.
In ottobre ha chiuso i battenti il museo di Bubendorf, dove erano temporaneamente esiliati i tesori afgani: era stato finanziato da fondi pubblici e privati.
Erano stati gli stessi signori della guerra afgani – il regime dei Talebani, i capi dell’Alleanza del Nord e della valle del Panjshir – a chiedere a Paul Bucherer di prendersi cura del loro patrimonio.
swissinfo e agenzie
Da sempre, l’Afghanistan è un luogo d’incontro di diverse civilizzazioni.
Il suo patrimonio culturale è unico. Testimonia di una storia marcata, tra l’altro, dalla Persia, dalla Grecia di Alessandro Magno, dal buddismo, dall’induismo e dall’islam.
Buona parte del patrimonio culturale afgano è andato perduto nel corso dei lunghi anni di conflitto armato. Alcune opere – come i Buddha di Bamiyan – sono state distrutte deliberatamente.
Dopo la caduta del regime dei Talebani, le autorità di Kabul hanno affidato all’Unesco la coordinazione, a livello internazionale, delle attività per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale afgano.
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