L’architetto svizzero fa ritorno a Roma
Il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (Maxxi) di Roma rende omaggio a Charles-Edouard Jeanneret, noto in tutto il mondo con lo pseudonimo di Le Corbusier. Un'occasione per scoprire le altre facce dell’architetto del Novecento.
L’esposizione L’Italia di Le Corbusier è un evento sia per la caratura di Le Corbusier, artista tra i più completi ed eclettici, dall’architettura alla scultura, dalla pittura alla fotografia, sia perché è la prima da decenni.
«Sono quasi cinquant’anni che in Italia non viene organizzata un’esposizione interamente dedicata al genio di Le Corbusier», afferma swissinfo.ch la professoressa Marida Talamona, docente di storia dell’architettura all’Università Roma Tre e curatrice della mostra.
«L’ultima (L’opera di Le Corbusier) risale al 1963 e si svolse a Palazzo Strozzi a Firenze. Nel 1988, alla Palazzina della promotrice delle belle arti di Torino arrivò dal Centre Pompidou di Parigi la ‘mostra del centenario’ L’Aventure Le Corbusier. Poi basta. Perciò amo dire che questa esposizione romana ha avuto una gestazione lunga oltre vent’anni».
Periodo nero del fascismo
Le aspettative sono tante e gli ingredienti perché l’evento sia un successo ci sono tutti, anche se quello che non si vede è il lungo lavoro che c’è alle spalle di una manifestazione di questa portata.
«Si valutano le proposte. Spesso, come nel caso de L’Italia di Le Corbusier, nascono da un partenariato con altre istituzioni. Ogni mostra ha la sua storia, dal concept all’opening, su una programmazione a due, tre anni di distanza che il direttore discute con il Consiglio Scientifico e il Consiglio di Amministrazione», ci spiega la dottoressa Margherita Guccione, direttrice del Maxxi Architettura.
«Approvato il progetto, il curatore o il gruppo curatoriale definiscono le opere, il percorso e l’allestimento, che in questa mostra è firmato da Umberto Riva».
L’esposizione del Maxxi (dal 18 ottobre al 17 febbraio 2013) ha come prima tematica quella dei viaggi compiuti in Italia e l’influenza che l’arte classica, paleocristiana e rinascimentale hanno avuto sul grande artista.
«Le Corbusier venne numerose volte a Roma: dall’inizio del secolo fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale in almeno sei occasioni», annota Marida Talamona. «Roma era inoltre lo scalo per i voli per l’India, dove il premier Nehru gli assegnò, assieme al cugino Pierre, la costruzione della città di Chandigarh, che cominciò nel 1951».
Seconda tematica è il suo incessante interesse per l’urbanistica: sono gli anni tra le due guerre mondiali, quelli in cui in Italia Benito Mussolini costruisce da zero nuove città. Nessuna committenza arriverà per lui durante il fascismo, però è il periodo in cui cominciano i contatti con la Fiat e la Olivetti.
Progetti mai realizzati in Italia
La mostra è anche l’occasione per scoprire un Le Corbusier inedito nelle vesti di pittore, la cui produzione è il terzo tema. «Era un vero artista, completo – spiega la curatrice – fu pittore, fotografo e anche scultore. A Roma possiamo ammirare dipinti e scatti, ma purtroppo non sculture». Sono gli anni del Purismo e accanto ai quadri di Le Corbusier vi sono quelli di Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Gino Severini.
Si arriva così al secondo dopoguerra, ultimo tema. Le Corbusier, finito il conflitto mondiale, tornerà in Italia numerose volte: nel 1959 a Bergamo per il VII Ciam (Congresso internazionale di architettura moderna), nel 1951 alla Triennale di Milano per partecipare al Convegno De Divina et Humana Proportione, nel 1952 a Venezia per la Conferenza internazionale degli artisti organizzata dall’Unesco. Inoltre nel 1963 è a Firenze per la mostra L’opera di Le Corbusier.
A rendere ancora più ricca l’esposizione sono i modelli di due progetti mai realizzati in Italia a causa della scomparsa dell’artista nel 1965: il Nuovo Ospedale di Venezia e il Centro Calcolo Olivetti a Rho (Milano).
«La maggior parte del materiale – afferma la professoressa Talamona – proviene dalla Fondazione Le Corbusier con sede a Parigi, che è partner dell’evento. Un ringraziamento speciale va a Pro Helvetia e alle ambasciate di Francia e Svizzera».
Il successo di una esposizione del genere sta anche in ciò che la circonda, cosa che al Maxxi sanno molto bene. «Una mostra – conclude la dottoressa Margherita Guccione – va alimentata da eventi collaterali, seminari, incontri con gli artisti e gli architetti. Per fare entrare più volte il pubblico nel museo, ma soprattutto per far entrare il museo nella vita del suo pubblico».
Il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma è stato inaugurato il 28 maggio del 2010.
Porta la firma di uno dei più grandi architetti viventi: l’anglo-irachena Zaha Hadid, già vincitrice nel 2004 del Premio Pritzker, il più importante riconoscimento al mondo (equivalente in architettura al Nobel).
Il design dell’edificio è uno dei migliori esempi di arte contemporanea in Italia.
A inizio settembre 2012 le collezioni permanenti si sono arricchite grazie alla donazione dell’intero archivio di Graziella Lonardi Buontempo (mecenate dell’arte contemporanea italiana scomparsa nel 2010), composto da 100’000 documenti e 8’000 volumi.
Dal 18 ottobre 2012 al 17 febbraio 2013 ospita la mostra L’Italia di Le Corbusier.
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