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L’archivio di Harald Szeemann presto a Los Angeles

Una miniera di materiale J. Paul Getty Trust

Decine di migliaia di documenti raccolti in mezzo secolo da Harald Szeemann lasceranno la Svizzera per la California. Un gruppo del Getty Institute di Los Angeles prepara l’inestimabile patrimonio raccolto da uno dei più importanti curatori d’arte contemporanea.

«Una perdita molto grave per la Svizzera», avevano scritto numerosi media all’indomani dell’annuncio sul suo sito web da parte del Getty Research Institute di Los Angeles, in cui comunicava l’acquisto dell’archivio del curatore e critico d’arte contemporanea, Harald Szeemann.

La notizia, che gli eredi di Szeemann non avevano reso pubblica in Svizzera, ha colto di sorpresa il mondo dell’arte e, in qualche modo, ha fatto improvvisamente prendere coscienza dell’importanza di questa eredità.

Un patrimonio quasi dimenticato nei locali della piccola manifattura soprannominata “La Fabbrica” dal suo celebre occupante , e situata all’ingresso del villaggio di Maggia, vicino a Locarno. Un luogo che fungeva da laboratorio per il grande curatore e critico d’arte contemporanea, morto nel 2005 all’età di 71 anni.

Queste montagne di carta, ingiallite e piene di polvere, circondate dalla pallida luce di un pomeriggio umido di luglio che penetra attraverso il vetro smerigliato del laboratorio, non mette in valore quello che in realtà è un tesoro inestimabile. Un tesoro che la Svizzera si è lasciata sfuggire «per mancanza di strutture logistiche» ha fatto sapere  l’Ufficio federale della cultura.

Una collezione immensa

Una collezione unica al mondo, per dimensioni e contenuto, ma non persa per tutti. Marcia Reed e Glenn Phillips ne sanno qualcosa. Nonostante il caldo e la stanchezza, i due curatori del Getty Research Institute, incaricati di ordinare, identificare, classificare e imballare il materiale prezioso prima di inviarlo negli Stati Uniti, hanno gli occhi lucidi dei bambini che hanno appena scoperto un tesoro.

«Questa acquisizione è estremamente importante, sia in termini di quantità, sia di risorse umane, dal momento che l’archivio mobiliterà molti collaboratori. Per questo motivo – ha detto Marcia Reed, curatrice capa del Getty Research Institute. doveva essere gestito con la più alta considerazione».

I numerosi viaggi tra Los Angeles e Maggia, hanno permesso loro di penetrare nei retroscena più inaspettati dell’arte contemporanea. Un universo fatto di carteggi, cataloghi, appunti personali, disegni, fotografie, schizzi, video e oggetti eterogenei conservati in un caos meticolosamente organizzato dal suo vecchio proprietario.

«Harald Szeemann conservava tutto! Tutto quello che ha fatto è qui in questo archivio. Quindi in realtà – aggiunge Glenn Phillips, anche lui curatore del Getty Institute e corresponsabile del progetto – quello che stiamo descrivendo, è lui,  la sua vita, l’interesse e l’importanza che attribuiva alle sue esposizioni». E mentre parla  scruta, pieno di ammirazione, la montagna di documenti che copre le pareti, che si espande lungo gli scaffali traboccanti.

Montagne di carta, ma soprattutto di  documenti di valore inestimabile che svelano il modo molto personale con cui il grande bernese barbuto curava i rapporti con gli artisti più prestigiosi del mondo, come Richard Serra, Joseph Beuys, Bruce Nauman o Cy Twombly e molti altri creatori, più o meno noti, ma tutti oggetto di interesse da parte di colui che veniva considerato il “papa” dell’arte contemporanea.

Materiale documentale estremamente completo che permette di indovinare lo sviluppo delle idee, la nascita di progetti, le riflessioni di Harald Szeemann. Documenti che secondo molti esperti forniscono, in qualche modo, una radiografia unica dell’evoluzione  dell’arte contemporanea mondiale.

Transazione segreta

Più di mille metri di documenti affiancati, più di 28’000 libri sui movimenti artistici sugli artisti con i quali Harald Szeemann ha collaborato, senza dimenticare gli innumerevoli schizzi e gli appunti scritti a mano. Insomma, un inventario impressionante il cui prezzo pagato dall’istituto americano è avvolto nel segreto e che i curatori californiani si rifiutano di comunicare.

Unico indizio, ma molto relativo: qualche anno fa, la Fondazione Monte Verità aveva sborsato circa un milione di franchi per acquistare una porzione dell’archivio (5%), legata alla storia della “collina delle utopie” (sopra Ascona) e che Harald Szeemann sognava di poter un giorno trasformare in un centro di arte contemporanea internazionale.

Una donazione

Marcia Reed e Glenn Phillips preferiscono, per ora, evidenziare il valore educativo rappresentato dall’archivio di Harald Szeemann per le future generazioni di ricercatori e studenti.

«Quello che mi ha sorpreso di più – sottolinea Marcia Reed – è la sensibilità d’archivista di Szeemann e come ha trasformato il suo archivio in uno strumento di lavoro per la sua opera. Le generazioni future potranno attingere a questo patrimonio attraverso nuovi approcci. Credo, in fondo,  che Szeemann debba averci pensato, un modo generoso di servire il futuro della ricerca artistica». Un unico rimpianto, non aver potuto conoscere personalmente Harald Szemmann.

La nostra discussione finisce qui. Non c’è tempo da perdere. Marcia Reed e Glenn Phillips devono assolutamente rimettersi al lavoro. L’inventario di Maggia deve arrivare entro il mese di settembre in California, dove decine di collaboratori e studenti del Getty Research Institute si tufferanno nell’archivio per repertoriare i documenti e renderli così accessibili al mondo intero.

Progettato come un borgo italiano in epoca moderna, l’Istituto Getty è arroccato sulla collina di Brentwood. Firmato dall’architetto Richard Meier e inaugurato nel 1997,  il centro è costato oltre un miliardo di dollari.

Il Getty Research Institute si dedica alla ricerca e alla comprensione delle arti visive.

Una parte importante dei 200 dipendenti del centro di ricerca, saranno coinvolti in diverse attività di conservazione, digitalizzazione e valorizzazione dell’archivio di Harald Szeemann.

1957. Harald Szeemann organizza la sua prima mostra nel 1957 a San Gallo, dal titolo “Pittori Poeti/ Poeti Pittori”.

Berna. Dal 1961 al 1969,  dirige la Kunsthalle di Berna ; a Christo e Jeanne-Claude offre l’opporunità di avvolgere il loro primo monumento (1967-68).

Indipendente. La mostra “Quando gli atteggiamenti diventano forma” (When attitudes becomes form: live in your head), segna l’inizio della sua folgorante carriera come curatore freelance, professione di cui gli si attribuisce l’invenzione.

Zurigo. Nel 1981 diventa curatore indipendente alla Kunsthaus di Zurigo.

Monte Verità. Tra il 1978 e il 1987 rilancia il Monte Verità, sopra Ascona, che spera di poter trasformare in un centro di arte contemporanea di importanza internazionale. Ma né il comune di Ascona, né il canton,  sono disposti ad investire denaro nel suo progetto.

Venezia. Nel 1999 e nel 2001 assume la diretione artistica della Biennale di Venezia, a cui partecipano i primi artisti contemporanei cinesi esposti in Europa.

Prolisso. Durante la sua carriera, Harald Szeemann organizza oltre 200 mostre in tutto il mondo.

Harad Szeemann, nato a Berna nel 1933 in una famiglia di origine ungherese, è morto nel 2005 in Ticino.

Ha studiato storia dell’arte, archeologia e giornalismo presso l’Università di Berna.

Ha avuto tre figli. Due dalla prima unione con Françoise Bonnefoy e una figlia, Una, nata dal suo secondo matrimonio, con l’artista tedesca Ingeborg Lüscher.

Nel 1978 la famiglia si trasferisce a Tegna, in Ticino.

traduzione dal francese: Françoise Gehring

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