L’inatteso Alberto Giacometti
Sono tanti i fotografi che hanno subito il suo straordinario fascino, fermandone gli attimi creativi nell'atelier o i gesti nei locali a Montparnasse. Ci hanno consegnato un'immagine austera dell'artista che il Museo d'arte di Coira relativizza con nuovi e inediti scatti.
Un Alberto così non ce lo aspettavamo. È insolito e sorridente, a volte. Una foto scattata a Stampa agli inizi degli anni Sessanta, ce lo presenta abbracciato alla moglie Annette.
La stretta è intensa, amorevole e il viso dell’artista è illuminato da un sorriso sensuale. È un momento di felicità nel loro rapporto turbolento mai raccontato prima.
Al di là dell’austerità
No, un Alberto così non ce lo aspettavamo. È il Museo d’arte di Coira a mostrarcelo sotto una luce diversa attraverso un centinaio di fotografie inedite nella mostra “Alberto Giacometti: neu gesehen” (Alberto Giacometti da una nuova prospettiva). «Queste immagini gettano uno sguardo sorprendente su Alberto Giacometti, relativizzando o modificando in parte l’idea che ci eravamo fatti di lui», afferma Beat Stutzer, direttore del museo grigionese.
È un’idea tramandata da altri, innumerevoli e famosi scatti che ritraggono un Alberto austero, serio, riflessivo, concentrato sulla sua attività creativa. Anche il suo vestiario è sempre uguale: calzoni di flanella troppo grandi, sostenuti da una cintura logora, camicia, cravatta o foulard e blazer. Ora questa mostra scaturita da una scoperta “sensazionale”, non riscrive la storia di uno degli artisti più immortalati del XX secolo, ma smussa un po’ gli angoli del suo sguardo scultoreo e granitico, come la sua valle.
In un’immagine del 1954, Giacometti sorride seduto su un gradino delle scale che portano al suo atelier in Rue Hippolyte-Maindron, in un’altra di nove anni prima si precipita, preso da un giovanile slancio, lungo le stesse scale con alle spalle la futura moglie Annette. Una foto del 1957 ci trasmette invece tutta la fragilità umana dell’artista mentre, seduto sul letto, firma o ordina alcuni disegni. Anche il suo atelier si presenta sorprendentemente ordinato e con il pavimento sgombro da resti di gesso, rassettato forse da Annette alla fine di una fase creativa dell’artista.
Immagini elettrizzanti
Beat Stutzer ha aperto la finestra su questo mondo inesplorato di Alberto intorno al Natale 2008, quando un collezionista privato della Svizzera francese offre al Museo d’arte di Coira due cartelle contenenti 101 fotografie e 15 disegni. Sono schizzi su pagine di giornali o riviste e immagini dell’artista negli atelier a Parigi o a Stampa, nei locali di Montparnasse oppure nei paesaggi rurali della Bregaglia, scattate da fotografi noti o meno noti tra i quali Kurt Blum, Henri Cartier-Bresson, Herbert Matter, Man Ray, Ernst Scheidegger.
Stutzer rimane “elettrizzato” per la ricchezza della documentazione fino ad allora sconosciuta. Così, da subito culla il sogno di arricchire la collezione sui Giacometti del museo. Questo progetto rischia però di fallire a causa del prezzo inaccessibile. Invece, un anno dopo, Stutzer può dedicarsi al lavoro di inventariato del materiale. Un imprenditore grigionese acquista infatti le due cartelle, consegnandole al museo d’arte quale deposito a lungo termine.
«L’80% delle fotografie non erano firmate. Per alcune è stato semplice risalire all’autore poiché facevano parte di una serie di scatti già noti. Per altre, invece, è stato particolarmente difficile. Con il passare del tempo, infatti, la composizione, la luce e le pose si assomigliano sempre più», spiega Stutzer. Nemmeno le sculture di gesso o creta sono state d’aiuto nella ricerca. Infatti, cambiavano aspetto nel corso della genesi artistica oppure non sono mai uscite dall’atelier perché Alberto le distruggeva prima. «Poi c’erano le persone a cui si doveva dare un nome», sottolinea ancora il direttore.
Un dialogo tra fotografie e opere
Nel 2011, a conclusione di quest’attività d’indagine, Beat Stutzer dà alle stampe un catalogo e allestisce la mostra “Alberto Giacometti: neu gesehen”. Negli spazi del museo d’arte di Coira tenta di dare vita a un dialogo tra le circa cento immagini esposte e i dipinti e le sculture accuratamente scelti.
«Da una parte ci sono opere realizzate tra il 1946 e il 1952 poiché a questo periodo risale il maggior numero di fotografie, dall’altra opere centrali come la cage, la femme de venise o opere del nostro museo. Per delimitare lo spazio in cui lavorò abbiamo esposto due dipinti, uno del suo atelier, l’altro della Rue Hippolyte-Maindron. Ma poi soprattutto nudi in piedi e ritratti dei suoi modelli che compaiono spesso nelle immagini», spiega Beat Stutzer.
Le sculture sono liberate da qualsiasi “artificio museale” e sono collocate su monumentali piedistalli bianchi. Il visitatore ha così la possibilità di ammirarne la straordinaria forza espressiva cambiando angolo e distanza di osservazione. La mostra, articolata su due piani, si conclude nel seminterrato con le immagini di un artista malato e sempre più stanco.
In una fotografia del 1962 è a Stampa, seduto su una poltrona nel salotto e con l’immancabile sigaretta tra le dita. Sopra di lui, il ritratto di un Alberto in fasce, dipinto dal padre Giovanni nel 1902. «È come se si assistesse alla chiusura di un cerchio, quello della vita dell’artista», spiega il direttore. E anche per Beat Stutzer si sta chiudendo un capitolo durato trent’anni, quello legato al Museo d’arte a Coira. “Alberto Giacometti: neu gesehen” è l’ultima sua mostra e “non per caso”.
L’inaugurazione del centro è prevista per il 15 gennaio 2016, data che segna il cinquantesimo anniversario della sepoltura di Alberto Giacometti nel cimitero di San Giorgio a Stampa, in val Bregaglia.
I promotori del progetto, gli amici del centro, intendono acquistare nel corso dei prossimi anni diverse stalle e fienili nel nucleo di Stampa, trasformandoli in seguito in musei. In questi spazi saranno presentati alcuni importanti personaggi nati in val Bregaglia, in particolare i membri della famiglia Giacometti di Stampa.
Lungo itinerari tematici sarà possibile scoprire le opere nate in Bregaglia, ma anche il patrimonio culturale, storico e naturale di questa valle di lingua italiana a cavallo tra l’Engadina e la Lombardia.
L’atelier di Alberto a Stampa sarà uno degli elementi chiave dei percorsi.
Nel corso del 2011, verrà svolto uno studio di fattibilità del progetto. A questo proposito il comune di Bregaglia ha messo a disposizione 250’000 franchi, il cantone dei Grigioni 80’000 franchi.
I costi del progetto dovrebbero ammontare a circa 10 milioni di franchi.
La mostra al museo d’arte a Coira rimane aperta fino al 4 settembre 2011.
Il catalogo della mostra “Alberto Giacometti: neu gesehen”, pubblicato in inglese e tedesco, è edito dalla casa editrice Scheidegger & Spiess.
In occasione del suo ottantesimo compleanno, il banchiere zurighese Henry Carl Martin Bodmer ha promesso la donazione di 20 milioni di franchi al cantone dei Grigioni per l’ampliamento del Museo d’arte di Coira.
I lavori avranno inizio presumibilmente a metà 2013 e permetteranno al museo di aumentare gli spazi espositivi che passeranno dagli attuali 2000 a 3800 metri quadrati.
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