L’integrazione passa dalla salute
Il Ticino come laboratorio d’integrazione degli stranieri? Nel giro di pochi giorni le autorità federali si sono recate due volte a sud delle Alpi per informarsi su dei progetti innovativi.
Questi progetti cercano di favorire la partecipazione degli stranieri nelle associazioni che si occupano di promozione della salute e di pari opportunità.
La settimana scorsa il presidente della Confederazione Joseph Deiss ha visitato il corso di preparazione al tirocinio della Scuola d’arti e mestieri di Bellinzona, in cui vengono tra l’altro impartiti corsi di italiano e francese.
Mercoledì 2 giugno, il presidente della Commissione federale degli stranieri Francis Matthey, accompagnato dal vicedirettore dell’Ufficio federale dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’emigrazione Mario Gattiker, ha visitato il primo corso per candidati alla naturalizzazione promosso dal Centro professionale di Biasca e ha partecipato a un incontro sul tema “migrazione e salute”.
Disuguaglianze fra svizzeri e immigrati
L’incontro si è svolto nell’ambito di una conferenza organizzata a Biasca dalla Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo.
Il tema principale della giornata: “Migrazione e salute: le ricerche e le riflessioni a livello federale e cantonale”. Come influiscono le differenze culturali sui comportamenti nei confronti della salute? Ci sono difficoltà nell’accesso alle strutture sanitarie?
Si tratta di interrogativi pertinenti, poiché negli anni scorsi diversi studi hanno messo in evidenza le disuguaglianze fra svizzeri e immigrati nell’ambito sociosanitario.
Basti pensare che il tasso di mortalità infantile nelle comunità africane e turche è il doppio di quello registrato fra i bambini svizzeri. La percentuale delle interruzioni di gravidanza fra adolescenti portoghesi è la più alta in Svizzera.
Difficoltà finanziarie e angoscia per il futuro
Le cause non sono facilmente individuabili ma secondo Philippe Wanner, direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni di Neuchâtel, esse vanno cercate nel fatto che l’immigrazione comporta situazioni particolarmente nocive per la salute legate alla precarietà dello statuto di immigrato, l’angoscia per il futuro, difficoltà finanziarie, lavori manuali duri e sottopagati.
Tale situazione non è facilitata dal fatto che gli stranieri hanno più difficoltà ad accedere ai fondi e ai programmi di promozione della salute della Confederazione.
“Mi sembra che l’unica soluzione sia la prevenzione – afferma Francis Matthey – bisogna spiegare agli immigrati come funziona il sistema sanitario svizzero.” Un’attenzione particolare va dedicata ai sans-papiers. “Le nostre istituzioni devono essere più clementi per far sì che i clandestini non temano di essere denunciati se vanno all’ospedale”, osserva Matthey.
Due progetti nella Svizzera italiana
Anche in Ticino il problema è sentito, come lo dimostrano alcune iniziative intraprese negli ultimi anni. Gli ospiti venuti da Berna hanno così potuto conoscere due progetti particolarmente interessanti.
“Support” è il nome del progetto realizzato dall’associazione Radix, una fondazione attiva nel settore della promozione della salute e della prevenzione delle dipendenze.
Si cerca di promuovere la partecipazione degli stranieri alla realizzazione di progetti di promozione della salute, rafforzare le loro competenze in materia e garantire le pari opportunità anche a coloro che sono poco integrati nelle associazioni.
Il progetto è stato avviato nell’agosto 2003 e consiste in un sostegno finanziario (fino a 10mila franchi) e professionale. “Il vantaggio principale è che gli immigrati vengono sostenuti e rafforzati per poter affrontare dei problemi che loro stessi identificano”, afferma Pelin Kandemir, coordinatrice di Radix nella Svizzera italiana.
Lugano, ad esempio, è stato realizzato il progetto “Inostranka” per le donne di lingua russa; che organizza incontri regolari e fornisce documentazione sulla salute e sui servizi socio-sanitari in lingua russa.
Il secondo progetto ticinese è l’antenna MayDay, attiva sin dal 1996. L’obiettivo principale di MayDay è di facilitare l’accesso degli immigrati, e soprattutto di quelli con statuto precario, alle strutture e agli organismi di sostegno sociosanitario del Cantone. Vengono in particolare offerte informazioni e consulenze telefoniche gratuite.
MayDay ha anche pubblicato un opuscolo plurilingue (albanese, portoghese, serbocroato, spagnolo, turco) rivolto a giovani immigrati appena giunti in Svizzera e che affronta il tema dell’integrazione attraverso storie raccontate da altri giovani stranieri che hanno vissuto la stessa esperienza.
swissinfo, Nenad Stojanovic, Biasca
Alla fine del 2003 vivevano in Svizzera 1’471’033 stranieri.
Costituiscono il 20,1% della popolazione.
Il 56,2% proviene da paesi dell’UE.
Il 23,9% dall’ex Jugoslavia.
Un incontro organizzato in Ticino ha messo in evidenza i problemi degli immigrati e della loro integrazione nell’ambito sociosanitario.
Le persone con statuto precario, come i sans-papiers, sono particolarmente toccate. Due progetti realizzati nella Svizzera italiana – Support e MayDay – cercano di offrire un sostegno valido per aiutare le persone di origine straniera ad affrontare il problema.
Sempre in ambito d’integrazione, Zurigo vuole dar via in autunno ad un progetto di consiglio degli stranieri, che dovrebbe fare da tramite tra comune e stranieri su questioni riguardanti l’immigrazione.
I residenti stranieri senza diritti politici sono un terzo della popolazione a Zurigo.
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