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L’ora della svolta per il Festival di Locarno

Con la consegna dei Pardi cala il sipario sulla 58esima edizione del Festival di Locarno (Fotofestival: www.pardo.ch) swissinfo.ch

Cambiano i vertici della direzione artistica, chiudono alberghi, nascono nuove esigenze, tornano vecchi e nuovi interrogativi. Il Festival tra bilanci e nuove sfide.

Mariano Morace, giornalista RTSI e membro della commissione dei programmi del Festival di Locarno, propone delle piste di riflessione. Intervista.

Da tantissimi anni Mariano Morace segue la rassegna cinematografica assiduamente, con passione, ma anche con uno spirito critico che lo ha sempre accompagnato.

swissinfo: Che bilancio si può tracciare dell’era Bignardi, alla guida del Festival per cinque anni?

Mariano Morace: E’ difficile sintetizzare in un unico giudizio il bilancio della direzione artistica di Irene Bignardi, sarebbe anche poco rispettoso per il lavoro serio profuso in questi anni. Cercherò tuttavia di mettere in risalto gli aspetti positivi e quelli meno positivi.

Molto buona, secondo me, l’apertura ad una serie di tematiche sociali. Penso al programma destinato ai Diritti dell’essere umano, alla sezione “Porte Aperte”, dedicata ogni anno ad un paese in via di sviluppo.

Penso anche all’apertura verso certi film che queste tematiche le affrontano e che si ritrovano come un “file rouge” in tutto il programma.

Sicuramente positivo anche il rafforzamento della sezione “Cineasti del presente”, diventata un vero e proprio atelier di quanto si sta muovendo nell’ambito del cinema, su pellicola e su video.

swissinfo: Osservazioni critiche?

M.M.: E ora le note dolenti. Secondo me Irene Bignardi non ha saputo capire e coltivare questa difficile e molto complessa realtà svizzera. Forse l’ha sottovalutata, forse non l’hanno aiutata in questo percorso di avvicinamento.

E’ quindi calato una sorta di gelo, in modo particolare con la Svizzera tedesca. Incomprensioni sono emerse anche con il mondo della distribuzione.

Passiamo al programma di Piazza Grande, che quest’anno ha fatto discutere per la caratteristica delle scelte. E’ sicuramente vero che la lotta tra i vari festival è dura, molto dura: non è facile avere sempre quello che si vorrebbe proporre al proprio pubblico.

Ma quest’anno, probabilmente per una serie di contingenze, il programma non ha brillato per novità, tant’è vero che ben quattro serate su undici hanno proposto dei film di archivio. Omaggi a grandi maestri, ma datati.

Non avere colto alcune realtà legate alla Svizzera, non avere insistito abbastanza per mantenere questo spirito “tout public” della Piazza, sono state le spine più pungenti.

swissinfo: Alla luce di questo bilancio, quali saranno allora le sfide del nuovo direttore?

M.M.: Soprattutto ricucire i rapporti con il mondo culturale svizzero, che Bignardi ha trascurato.

Non tanto con il mondo politico – che ha rinnovato i sussidi al Festival e che lo riconosce come maggiore manifestazione culturale svizzera – ma proprio con il mondo del cinema, dai professionisti ai distributori fino ai proprietari delle sale.

Il nuovo direttore dovrà dunque ritrovare un ruolo all’interno dei panorama dei Festival, affinché Locarno venga riconosciuto per avere spazio rispetto alle prime internazionali e per poter proporre film che possano piacere al pubblico pur mantenendo, evidentemente, un livello alto di qualità.

Penso inoltre che uno dei compiti principali del nuovo direttore sarà quello di alleggerire il programma, troppo carico perché una persona possa seguire veramente il Festival. Si corre inevitabilmente il rischio combinare un menu personalizzato che non risponde più almeno ad un indirizzo preciso.

swissinfo: A preoccupare il nuovo direttore ci saranno anche i problemi di infrastrutture…

M.M.: E’ più di vent’anni che si parla di realizzare un Palazzo del cinema per ovviare alla provvisorietà delle strutture ricettive di Locarno. Era già difficile realizzarlo vent’anni fa, figuriamoci oggi, in un momento di congiuntura difficile.

Onestamente non so se sia giusto realizzare un Palazzo del cinema se non accompagnato da un progetto culturale ben preciso. Un Palazzo del cinema utilizzato dodici giorni all’anno, sarebbe a parer mio uno spreco economico e uno schiaffo alla popolazione, le cui priorità e bisogni sono altri.

Se un’iniziativa del genere fosse sorretta da un progetto culturale ben preciso, da contenuti forti, arricchiti da manifestazioni di richiamo svizzero ed internazionale e se la città di Locarno fosse promotrice di un nuovo rilancio culturale in collaborazione con le altre forze presenti sul territorio cantonale, allora il Palazzo del cinema potrebbe essere una scelta, avere un senso.

Faccio un esempio: se il Palazzo dei Congressi di Cannes fosse stato costruito solo per ospitare la rassegna cinematografica, sarebbe stata una spesa assurda.

Ma Cannes, in quello spazio, ospita decine e decine di manifestazioni tutto l’anno: culturali, spettacolari e anche commerciali. Sì perché non bisogna avere paura di questo tipo di iniziative.

swissinfo: Come cinefilo quali sono gli aspetti che più apprezza del Festival di Locarno?

M.M.: Due sono gli aspetti che amo qui a Locarno. Per prima cosa la possibilità di vedere i film con il pubblico, quello vero. Essere al Fevi, tra oltre tremila persone, sentirne e percepirne le reazioni, è molto importante per un critico cinematografico. E’ una forma di aggancio con la realtà.

L’altro aspetto che mi piace di Locarno è quello di poter vedere e scoprire dei film che non vedrei da nessuna altra parte. E, davvero, non è poco.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

Pardo d’oro: “Nine Lives”, di Rodrigo Garcia (USA)
Pardo d’argento (secondo miglior film): “Fratricide”, di Ylmaz Arslan (Germania/ Francia/Lussemburgo)
Pardo d’argento (miglior opera prima) ex aequo: “3 Grad Kaelter” di Florian Hoffmeister (Germania) e “Ma Hameh Khoubim – We are all fine” di Bizhan Mirbaqeri (Iran)
Pardo miglior attrice: premiate tutte le nove attrici di “Nine Lives”
Pardo migliore attore: Patrick Drolet per il film “La Neuvaine” di Bernard Edmond (Canada)
Premio speciale della Giuria: “Un couple parfait” di Nobuhiro Suwa (Francia/Giappone)
Premio della “Settimana della critica” al film “Gambit” di Sabine Gisiger

Le infrastrutture, le strutture ricettive e di accoglienza devono assolutamente essere migliorate per rispondere alle aspettative di un Festival come quello di Locarno.

Lo ha ribadito il presidente Marco Solari lanciando un vibrante appello al mondo politico.

Ma anche la stessa città deve rinascere, puntare al rilancio. Deve mostrare, come ha sottolineato la presidente del Governo cantonale Marina Masoni, maggiore dinamismo e progettualità.

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