La Cineteca di Bologna incaricata del progetto Chaplin
Il "Progetto Chaplin" è stato lanciato ufficialmente nel 2002, anche se i ricercatori italiani e i restauratori cinematografici hanno iniziato il lavoro nel 1999.
Cecilia Cenciarelli è la coordinatrice del progetto. Dale Bechtel l’ha intervistata per swissinfo.
La cineteca di Bologna ha l’incarico di restaurare e digitalizzare i documenti che faranno parte del Museo Chaplin. Nell’intervista con la coordinatrice del progetto, scopriamo perché proprio all’Italia è stato affidato questo compito.
swissinfo: Perché il progetto di restauro dei film di Chaplin e della digitalizzazione della banca dati e dei documenti è stato affidato ad un archivio italiano?
Cenciarelli: Il nostro laboratorio di restauro “L’Immagine Ritrovata” è conosciuto in tutto il mondo per la sua qualità e per l’applicazione delle tecnologie più avanzate.
La famiglia Chaplin è rimasta impressionata dalla grande cura che ci prendiamo dei film. L’Italia ha sempre amato in modo particolare Charlie Chaplin, ha sempre promosso i suoi film e amato il suo personaggio. La famiglia Chaplin e l’Associazione Chaplin hanno mostrato una grande fiducia nelle nostre capacità.
La “Cineteca di Bologna” è il secondo archivio cinematografico più importante in Italia e ospita due festival di cinema muto. Nel “Festival del Cinema Ritrovato” archivisti, professori, studenti, ricercatori e amanti del cinema di tutto il mondo si riuniscono ogni estate. Molti si sono resi conto che questo luogo e questo contesto come quelli giusti per il Progetto Chaplin.
Può spiegarci cosa farà negli archivi di Montreux il mese prossimo?
La squadra assegnata al Progetto Chaplin consiste di sei persone, e il nostro compito è quello di digitalizzare, pagina per pagina, catalogare e studiare tutto il materiale cartaceo prima dell’agosto 2005. Per essere in grado di farlo, abbiamo organizzato il trasferimento di un numero di documenti da Parigi e da Montreux. Il materiale cartaceo arriva in scatole e dopo alcuni mesi sarà restituito a Montreux. I miei colleghi andranno a Montreux per finire l’esame di tutti I documenti e per compilare un inventario di ciò che c’è a Montreux e anche per scambiare alcune scatole: “Luci della ribalta” ritornerà a casa (a Montreux) e “Monsieur Verdoux” verrà in visita a Bologna!
Qual’è l’importanza dei documenti di Chaplin custoditi a Montreux?
Gli archivi di Montreux sono certamente I più grandi del loro genere e diventeranno ancora più grandi. La documentazione Chaplin ha viaggiato molto: dalla California, dove il regista fondò i propri studios alla Svizzera, anche se una parte si trova ancora nella sede dell’associazione di Parigi. Una volta terminato il lavoro di catalogazione, tutti i documenti (anche quelli di Parigi) saranno riuniti per la prima volta a Montreux, dove saranno conservati nelle migliori condizioni possibili. Non solo la direttrice degli archivi, Evelyne Lüthi-Graf, è una delle professioniste più competenti in materia, ma Montreux ha anche il migliore e più moderno sistema di sicurezza, e ha installato un fantastico climatizzatore per prevenire il deterioramento dei documenti.
Che cosa c’è negli archivi che state digitalizzando?
Sono immensamente ricchi e vari: la collezione va dai copioni, ai manoscritti, alle sceneggiature, i disegni, le musiche originali, le lettere personali, i resoconti giornalieri delle produzioni, comunicati stampa, fotografie – quasi 200 mila pagine a partire dal 1910. Il nostro scopo come Archivio cinematografico è quello di dare visibilità a questa bellissima e unica collezione rendendola accessibile ai ricercatori e agli studenti, così da tener vivo il nome di Chaplin.
Qual’è l’aspetto che le piace di più del lavoro di catalogazione dei lavori e documenti di Charlie Chaplin
Il nostro lavoro è simile a quello di un archeologo: sentiamo di fare una nuova scoperta ogni volta che arriva una scatola con dei documenti di Chaplin. Recentemente abbiamo ricevuto una scatola con dei franchi francesi falsi usati in Monsieur Verdoux e una lettera scritta e firmata da Albert Einstein.
Cosa la sorprende di più del lavoro di Chaplin?
Mi piace davvero rintracciare tutte le varianti di un copione – dalla prima stesura a quella finale. Faceva un numero incredibile di cambiamenti prima di essere soddisfatto. Un’idea presente dall’inizio veniva ad esempio portata fino alla fine delle riprese, per poi essere tagliata all’ultimo minuto, dopo due anni di lavoro.
Intervista di Dale Bechtel
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