La Cineteca svizzera compie 75 anni, per la gioia di chi è appassionato di cinema
In occasione del suo 75° anniversario, la Cinémathèque SuisseCollegamento esterno, archivio nazionale dei film svizzeri, ha tanti motivi per festeggiare. Considerata una delle dieci cineteche più importanti al mondo, conserva sia la memoria del cinema svizzero, sia molte perle del cinema internazionale.
Per l’inizio del 2024, ha in programma la nuova inaugurazione del Capitole Cinema, la più antica sala cinematografica di Losanna, costruita nel 1928 e acquistata dalla Confederazione per essere utilizzata dalla Cinémathèque nel 2010. Il nuovo edificio manterrà l’architettura originale, con qualche rinnovamento, e sarà dotato di una seconda sala sotterranea.
Quest’anno, intanto, molti dei classici del cinema svizzero restaurati negli ultimi anni sono stati riproposti in alcuni dei festival cinematografici più prestigiosi, come Cannes (I figli della tempestaCollegamento esterno, 1953) e la Berlinale (Romeo e Giulietta nel villaggioCollegamento esterno, 1941).
Oggi la cineteca è parte indiscussa del patrimonio nazionale e riceve generose sovvenzioni dalla Confederazione. Il suo nuovo Centro di ricerca, inaugurato nel 2019 nel villaggio di Penthaz, a 15 km da Losanna, ha consentito di riunire e conservare in condizioni all’avanguardia l’intera collezione di materiali (cinematografici e non), che negli anni erano stati distribuiti in diverse location.
La Cinémathèque si è anche adattata alla transizione digitale: la pianta originale dell’edificio è stata modificata per includere moderne attrezzature di digitalizzazione e migliaia di terabyte di capacità di archiviazione.
Oltre la più fervida immaginazione di fondatori e fondatrici
L’attuale situazione della cineteca, tra locali, attrezzature, personale e sostegno finanziario da parte del Governo, deve aver superato di gran lunga ciò che fondatori e fondatrici avevano immaginato negli anni Quaranta. Gestire un archivio cinematografico è un compito altamente specializzato, delicato, costoso e pericoloso. La pellicola è materiale altamente infiammabile e le bobine più vecchie, come quelle al nitrato, se conservate in maniera errata possono incendiarsi da sole.
La Cinémathèque Suisse è stata tra i primi membri della Federazione internazionale degli archivi filmografici (FIAFCollegamento esterno), che oggi conta 94 membri attivi e 79 associati provenienti da oltre 85 Paesi. Molti di loro ancora faticano a ottenere condizioni di conservazione adeguate.
In molti casi, l’incuria può dare adito a tragedie, come è accaduto nel 2021, quando una parte degli archivi della Cinemateca BrasileiraCollegamento esterno di San Paolo è andata distrutta in un incendio. Alla luce di queste considerazioni, le condizioni di lavoro della Cinémathèque Suisse sono motivo di orgoglio nazionale e insieme oggetto di ammirazione internazionale, tanto da fungere da modello per molti altri archivi cinematografici nel mondo.
Non che sia sempre stato così, anzi. Nonostante le numerose sovvenzioni ricevute nei suoi primi decenni di vita, un tempo le condizioni di conservazione della Cinémathèque erano piuttosto precarie e la capacità di restauro dei film limitata.
La situazione relativamente vantaggiosa di cui gode oggi è dovuta soprattutto alla testardaggine di coloro che l’hanno diretta, riuscendo ad aggiudicarsi il sostegno delle autorità federali. In questo modo, la cineteca ha potuto beneficiare di maggiori finanziamenti e sostegno politico.
Sotto la direzione di grandi amanti del cinema
Freddy Buache ha preso le redini della Cinémathèque nel 1951, rimanendo alla direzione fino al 1996, quando ha passato il testimone a Hervé Dumont. Dal 2009 l’istituto è diretto dal critico Frédéric Maire, ex direttore artistico del Locarno Film Festival.
Come ha dichiarato a SWI in un’intervista tenutasi nell’ufficio della cineteca, nell’ex Casinò de Montbenon di Losanna, Maire vede nel proprio mandato una forte continuità rispetto alla missione definita da Buache e Dumont.
“L’unica sfida che ho dovuto affrontare in più rispetto ai due direttori che mi hanno preceduto è stato il passaggio al digitale”, afferma Maire.
Da un inizio difficile al lieto fine
L’idea di creare una “banca del cinema” in Svizzera è nata nel 1943, quando un gruppo di cinefili e cinefile indipendenti ha fondato l’”Archivio Cinematografico Svizzero” con il sostegno del Museo delle Belle Arti di Basilea (Kunstmuseum Basel).
Ispirato dalla pionieristica Cinémathèque Française del 1936, non appena un nuovo Governo di destra prese il controllo del canton Basilea città il gruppo si trasferì a Losanna. Del resto, come ha raccontato Buache in un’intervista, i fondatori della Cinémathèque erano tutti “orgogliosamente di sinistra”. A Losanna la cineteca prese il nome di Association Cinémathèque Suisse, inaugurata ufficialmente il 3 novembre 1948.
Il supporto della Confederazione non fu immediato. Inizialmente, l’associazione dipendeva da sovvenzioni locali: il canton Vaud iniziò a sostenerla nel 1955, al pari di altri cantoni svizzeri. Solo nel 1963 iniziò a ricevere modesti contributi dal governo federale. Per i primi trent’anni della sua esistenza, la Cinémathèque ha faticato a trovare locali adeguati per conservare e proiettare i film.
Le cose sono molto migliorate negli anni Ottanta. Nel 1981, la Cinémathèque ha acquistato la sua prima sede degna di questo nome, l’ex Casinò di Montbenon, a Losanna. L’edificio è stato ristrutturato, con tanto di sala cinematografica, ma la collezione era ancora sparsa tra diverse location e le antiche pellicole in nitrato, altamente fragili e combustibili, furono trasferite nella centrale nucleare disattivata di Lucens, nello stesso cantone.
Quei tempi, però, sono ormai lontani. Oggi la Confederazione si è fatta carico dei costi di ristrutturazione del centro di ricerca di Penthaz (55 milioni di franchi) e sovvenziona l’archivio con un budget annuale di 5 milioni di franchi.
Il personale della Cinémathèque, composto da 100 professionisti e professioniste (75 dei quali impiegati a tempo pieno), è impegnato nel restauro di una media di 15-20 film all’anno (“che è tanto e al tempo stesso troppo poco”, dice Maire) e nell’incessante digitalizzazione non solo delle migliaia di pellicole in suo possesso, ma anche di milioni di materiali non filmici da rendere più accessibili al pubblico.
Dove riposano le grandi personalità del cinema
Oltre alla vasta collezione già presente, registi e registe, case di distribuzione e collezionisti e collezioniste donano alla Cinémathèque una media di 400 film all’anno. Grazie ai legami personali sviluppati dai suoi direttori, la cineteca svizzera è diventata una destinazione d’elezione per i film e gli archivi di molti grandi del cinema, da Roberto Rossellini (Italia) a Luís Buñuel (Spagna), Theo Angelopoulos (Grecia), Manoel de Oliveira (Portogallo), Amos Gitai (Israele) e Darren Aronofsky (USA), tra gli altri.
“Tuttavia, c’è anche un altro fattore in gioco, che definirei il “fattore cassaforte””, afferma Maire. “La Svizzera è un Paese in qualche modo neutrale, lontano da guerre e conflitti, con la reputazione di posto sicuro in cui salvaguardare il proprio denaro e adesso, indirettamente, anche i film”.
Guardando i locali di Penthaz, che somigliano a dei bunker, si potrebbe pensare che gli archivi siano ben protetti anche in caso di disastro nucleare.
Maire sorride, indulgente: “Noi moriremmo tutti, ma i film no. Alcune delle nostre strutture, in Svizzera, sono state progettate come rifugi antiatomici. In caso di conflitto nucleare potremmo persino ospitare qui parte della popolazione locale, chiudendo le pesantissime porte speciali di Penthaz”.
Nel labirinto di bobine in attesa di restauro o digitalizzazione, la priorità è lavorare su film i cui elementi originali vanno deteriorandosi. L’accordo con la Confederazione prevede che i film e documentari svizzeri più importanti, realizzati da registi famosi, siano i primi della lista. “Ogni archivio nazionale si prende cura del proprio patrimonio”, afferma Maire. “Non useremmo mai i fondi dell’Ufficio federale della cultura per digitalizzare un film americano”.
Tuttavia, questa posizione non impedisce alla Cinémathèque di collaborare al restauro di film stranieri, soprattutto quando gli archivi svizzeri ne contengono delle copie rare. In questi casi, i professionisti e professioniste delle istituzioni straniere svolgono parte del loro lavoro a Penthaz e viceversa. A volte, come nel caso di un film algerino trovato nei fondi della cineteca, la digitalizzazione viene gestita per intero dalla Cinémathèque, poiché la controparte algerina non ha i mezzi finanziari per occuparsene.
AI, la prossima frontiera
Il sostegno del governo pone la Cinémathèque in una posizione privilegiata rispetto ad altre cineteche nazionali. In molti Paesi, gli archivi cinematografici dipendono dalle tasche di istituzioni o personalità private, come la Film FoundationCollegamento esterno di Martin Scorsese negli Stati Uniti. La radiotelevisione svizzera (SRG SRR, società madre di SWI swissinfo.ch) ha sponsorizzato parte della digitalizzazione.
Contrario all’idea della Cinémathèque come di un museo del cinema, Maire afferma che il suo compito è guardare avanti. La condizione privilegiata di cui gode la cineteca richiede anche di essere all’avanguardia di fronte al rapido evolversi della tecnologia. Oltre a nuovi strumenti per lavorare sui materiali e alle piattaforme per distribuirli, Maire dichiara di essere alla continua ricerca di modi per applicare l’intelligenza artificiale alle opere dell’archivio.
“La digitalizzazione e identificazione di massa di tonnellate di videocassette e milioni di foto ha un potenziale straordinario”, afferma Maire. “Siamo un’istituto all’avanguardia e intendiamo restare tali”.
A cura di Virginie Mangin/ds
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