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La diplomazia svizzera nei suoi immobili

Cosa si nasconde dietro alle mura di un’ambasciata? La storica dell’arte Catherine Courtiau ha selezionato alcuni tra i luoghi più emblematici della diplomazia svizzera, per il loro interesse patrimoniale, storico o stilistico. Il suo libro porta alla luce alcuni bijoux dell’architettura.

«Nulla di appariscente in questi spazi di pietra o di cemento; solo un discreto pizzico di classe. Nessuna stravaganza né esuberanza; solo un marchio di qualità e artigianalità», scrive Didier Burkhalter nella prefazione del libro «Ambassades et représentations suisses à l’étranger», pubblicato dalla Società di storia dell’arte in Svizzera (SSAS). Queste parole del capo della diplomazia svizzera non rendono propriamente giustizia al prestigio dei luoghi citati.

Il libro presenta 34 delle circa 150 rappresentanze diplomatiche che la Confederazione possiede o affitta nei cinque continenti. Tra gli immobili risalenti al XVIII e XIX secolo, si trovano molti palazzi o dimore signorili. «Alcuni edifici avevano già un forte legame con la Svizzera. Spesso appartenevano a nobili elvetici residenti a Roma, Berlino o Parigi, spiega l’autrice Catherine Courtiau. Ciò succede anche oggi ad esempio nel caso della splendida villa fatta costruire da un banchiere di Zurigo a L’Avana nel 1954-56 e affittata dalla Confederazione nel 1959».

Nel XX e XXI secolo, la Confederazione ha fatto spesso ricorso ad architetti elvetici per la costruzione di nuovi stabili e per la ristrutturazione di quelli più antichi, adattati a nuove esigenze tecnologiche, funzionali e di sicurezza.

Per ragioni finanziarie, l’autrice Catherine Courtiau non ha potuto visitare le diverse sedi diplomatiche, ma ha lavorato su documenti d’archivio. «È difficile per una storica dell’arte avere a disposizione unicamente delle fotografie: come distinguere la pietra dal marmo, la seta dalla carta da parati?», spiega Catherine Courtiau. «Eppure questo viaggio virtuale si è rivelato appassionante perché ho potuto comunque conoscere molti architetti attivi sul posto e ho fatto incontri di tutti i tipi».

(Foto: Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL) – Testo: Isabelle Eichenberger, swissinfo.ch e Catherine Courtiau)

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