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La magia perenne dei fiori

In questo dipinto di Paul Gauguin del 1889 i fiori spuntano perfino dalla testa dell'artista, che appare sotto forma di un vaso in terracotta. Tehran Museum of Contemporary Art

Gli stili cambiano, ma il tema dei fiori non appassisce mai nell'arte: lo ricorda la nuova esposizione della Fondazione Beyeler di Basilea.

La mostra monotematica “Il mito dei fiori” permette di ammirare 160 splendide opere dei grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea.

Simboli per eccellenza di quanto vi sia di più effimero sul nostro pianeta, i fiori hanno esercitato un fascino permanente sull’occhio degli artisti.

Un fascino sopravvissuto perfino alle grandi rivoluzioni compiute dalla pittura negli ultimi 150 anni.

Dall’impressionismo fino ai nostri giorni, i fiori hanno continuato a sbocciare nelle correnti artistiche più diverse, come dimostra la nuova esposizione della Fondazione Beyeler.

Con “Il mito dei fiori”, il museo del gallerista di Basilea è riuscito ancora una volta a comporre una mostra prestigiosa che riunisce i più grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea.

Tra i protagonisti dell’arte

La carriera artistica dei fiori ha avuto inizio già ai tempi antichi: presso i greci e i romani i soggetti floreali avevano più che altro una funzione decorativa.

Pur rimanendo quasi sempre confinati al ruolo di comparse, nel Medioevo i fiori sono stati spesso impiegati per simboleggiare virtù o vizi umani, come del resto la natura morta in generale.

Soltanto nel 17esimo secolo, durante il periodo d’oro della pittura olandese, rose, narcisi, iris e tulipani sono entrati tra i grandi protagonisti dell’arte, come modelli di primo piano.

In seguito, la magia espressiva e la forza sentimentale dei fiori potevano soltanto sedurre gli artisti del Romanticismo, che ne hanno esaltato il carattere mistico.

La riproduzione di composizioni floreali è così diventata un vero e proprio genere artistico, una scuola di tecnica sulla quale si sono cimentati da allora generazioni di pittori.

Vita e morte

“I fiori esprimono la naturalezza, il farsi e il disfarsi della natura. Con il loro effimero splendore rappresentano, meglio di ogni altro soggetto, la vita e la morte”, osserva Christoph Vitali, direttore della Fondazione Beyeler.

Studiando il linguaggio dei fiori, l’artista cerca di penetrare nei segreti della natura, di risalire all’essenza della vita, della creazione.

Una ricerca che traspare dalle opere di Eugène Delacroix, Gustave Courbet e Edouard Manet, che aprono l’esposizione da un profilo puramente cronologico.

Per Manet, che non dipinse nient’altro nei suoi ultimi mesi di esistenza, i fiori ricordano la vita che risalta in tutto il suo splendore, sullo sfondo nero della morte.

Laboratorio di sperimentazione

Le forme e i colori dei fiori sono diventati inevitabilmente uno dei terreni privilegiati di sperimentazione degli artisti impressionisti o post-impressionisti, a cominciare da Auguste Renoir, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Henri Matisse o Paul Cézanne.

Senza dimenticare evidentemente Claude Monet, che costruì addirittura un giardino fiorito su misura per le sue ricerche cromatiche – uno dei primi passi verso l’arte astratta del 20esimo secolo.

E anche il secolo scorso, le diverse strade seguite dalla pittura sono cosparse di petali. I fiori si staccano però sempre più dalla natura per mettersi al servizio della volontà stilistica ed espressiva dell’artista, come è il caso di Max Ernst, Paul Klee e Picasso.

Perfino negli ultimi decenni, gli artisti hanno continuato ad immaginare fiori sulle loro tele: dall’ispiratrice della pop art Georgia O’Keeffe, passando per i capofila dei figli dei fiori Andy Warhol o David Hockney, fino a Jeff Koons.

L’immagine riflessa dell’artista

“È stata una grande sorpresa pure per me scoprire che i fiori hanno affascinato anche artisti contemporanei, come Jeff Koons, che non ha mai smesso di occuparsi di questo tema”, osserva Christoph Vitali.

L’erotismo di steli e petali ha sedotto addirittura la fotografia provocatrice e ribelle di Robert Mapplethorpe, che ammetteva di preferire di gran lunga le immagini dei fiori ai veri fiori.

“Ogni artista rivela la sua vera anima dipingendo dei fiori”, afferma un po’ enfaticamente Ulf Küster, curatore dell’esposizione assieme a Philippe Buttner.

Se neppure questa mostra basta a spiegare tutta la magia dei fiori, le 160 opere esposte hanno già riportato la primavera a Basilea.

Mentre un manto di neve ricopre ancora i giardini della Fondazione Beyeler, nel museo realizzato da Renzo Piano i fiori sono già sbocciati e attendono il visitatore.

swissinfo, Armando Mombelli

La Fondazione Beyeler è nata nel 1997, su iniziativa del gallerista e collezionatore d’arte Ernst Beyeler.
Il museo, realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano, viene visitato ogni anno da oltre 300 mila persone.
La sua collezione permanente conta circa 200 capolavori dei più grandi rappresentanti dell’arte moderna e contemporanea.

Realizzata in collaborazione con il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk, in Danimarca, l’esposizione “Il mito dei fiori” propone circa 160 opere realizzate negli ultimi due secoli.

Vi figurano dipinti, fotografie, collage o istallazioni di Edouard Manet, Vincent van Gogh, Paul Guaguin, Henri Matisse, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Paul Klee, Max Ernst, Georgia O’Keeffe, Andy Warhol, Robert Mapplethorpe, Jeff Koons e Pipilotti Rist.

La mostra rimane aperta fino al 22 maggio 2005.

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