“La marionetta continuerà ad aprire le porte dell’immaginazione”
L'arte delle marionette è profondamente radicata nella cultura svizzera ed è più viva che mai. Le nuove tecnologie non sembrano affatto mettere a rischio questo settore tradizionale, anzi.
Se avete passato l’infanzia in Svizzera è probabile che abbiate avuto nelle vostre mani dei giocattoli in legno. Uno dei più tradizionali, che ha saputo affascinare grandi e piccoli, è la marionetta. L’arte di costruirle è profondamente radicata nella cultura elvetica .
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C’era una volta un pezzo di legno
Dietro ogni marionetta si nasconde un enorme lavoro di creazione e di precisione. Christophe Kiss è uno dei principali scultori in questo settore. “La marionetta ha ancora un futuro radioso, perché risponde al bisogno primario di esprimersi tramite l’oggetto. Continuerà ad aprire le porte dell’immaginazione”, afferma. Il celebre scultore si è formato alla Scuola superiori delle arti visive di Ginevra. Nel 1993, ha iniziato la sua carriera professionale al Thêatre des marionnettes di Ginevra prima di aprire il proprio atelier qualche anno più tardi.
“Non c’è dubbio che la tecnologia aprirà dei nuovi orizzonti”, sottolinea Kiss, che non vede aspetti negativi, ma piuttosto un arricchimento. Oltra alla fabbricazione della marionetta, dalla bozza alla modellazione passando dal disegno tecnico, Kiss ha creato diversi personaggi per film e videoclip. “Ogni mandato è unico, ogni regista arriva con una richiesta inedita, un enigma da risolvere”, spiega. L’ultimo incarico, racconta, è la marionetta con le sembianze di Stephan Eicher e degli altri personaggi del videoclip ufficiale della canzone Le plus legér au monde.
Una delle principali caratteristiche dei personaggi che ha creato è l’aspetto artigianale che rimanda alla più grande semplicità, secondo Kiss. Ed è forse questa (apparente) semplicità che assicurerà l’avvenire delle marionette.
Perché non tornare bambini?
La tradizione e l’amore di svizzeri e svizzere per le marionette sono diffuse in tutto il Paese e rappresentazioni si svolgono nei teatri dei Cantoni germanofoni, francofoni e italofoni. Anche se gli spettacoli sono indirizzati soprattutto al pubblico giovane, sempre più persone adulte vi assistono.
“I nostri spettacoli hanno, senza eccezione, uno sguardo critico sulla nostra epoca”, spiega Karin Wirthner, direttrice del Puppentheater di Berna. “Migrazione, cambiamento climatico, protezione della foresta pluviale, digitalizzazione dell’immaginazione dei bambini, … ma l’umorismo e la poesia rivestono sempre un ruolo importante”.
“Non c’è limite d’età per il pubblico del teatro delle marionette”, afferma Kiss.
Ogni settimana, soprattutto il sabato e la domenica, i teatri delle marionette di diverse città ripetono lo stesso rituale. Il pubblico entra allegramente, prende posto nell’accogliente teatro, le luci si spengono, il sipario si alza e la rappresentazione comincia. È un quadro vivente e in movimento, al crocevia di molte arti diverse: canto, danza, drammaturgia, arte visiva e musica.
“Le competenze della costumista, la responsabile luci, il tecnico del suono, gli scenografi e scenografe completano il quadro”, dice Kiss.
Tuttavia, i teatri delle marionette possono accogliere solo un numero limitato di spettatori, poiché vogliono mantenere quel carattere intimo e di vicinanza. È praticamente impossibile organizzare una rappresentazione con marionette in un grande teatro.
Marionette d’autore
Ritracciando la popolarità della marionetta, è praticamente impossibile non menzionare il pittore Paul Klee, che ha vissuto la maggior parte della vita a Berna. “Le marionette sono creature ibride, oggetti situati tra l’artigianato e il giocattolo”, sottolineò l’artista, che creò anche dei burattini.
“La magia del teatro delle marionette apre le porta a un mondo poetico magico e sorprendente che né il teatro umano né il cinema sanno offrire”, prosegue Wirthner. “Perché non ritornare bambini?”.
Tra tradizione e nuove tecnologie
Ci sono numerosi festival dedicati alle marionette in Svizzera. Il Festival des MarionNEttes a Neuchâtel è ormai un evento di riferimento conosciuto anche all’estero. “Questa manifestazione si è consacrata fin dall’inizio a rivelare l’arte delle marionette nelle sue forme contemporanee, indirizzate in particolar modo a un pubblico adulto – anche se una porta resta sempre aperta ai bambini”, afferma Corinne Grandjean, direttrice del festival.
Le nuove tecnologie (video, microvideocamere, robotica) non solo fanno parte della programmazione, ma ne sono diventate una delle caratteristiche principali. “Le arti sceniche integrano sempre più spesso delle marionette”, aggiunge Grandjean, che prevede un futuro promettente poiché non mancano le persone giovani molto impegnate in questa arte.
Grandjean spiega a SWI swissinfo che “l’arte delle marionette si è molto evoluta in Europa negli anni Ottanta con l’arrivo del teatro d’oggetto. Gli artisti hanno cominciato a proporre realmente una spaccatura con l’antropocentrismo della marionetta. Gli strumenti musicali, gli utensili da cucina, le mani o i piedi, frutta e legumi, …. Tutto può diventare un personaggio”.
Le marionette come terapia
Il lato ludico e culturale della marionetta è ben noto, ma ce n’è un altro poco conosciuto. All’inizio del XX secolo, la marionetta arrivò nella psicanalisi dei bambini. La svizzera Madelaine Rambert introdusse la marionetta come strumento nei suoi metodi terapeutici per trattare i suoi e le sue giovani pazienti che soffrivano di diversi disturbi, come il nervosismo infantile. Pensava avrebbe potuto aiutare chi aveva difficoltà di comunicazione, e fu davvero così.
La psicanalista scrisse un articolo sulla sua esperienza con questa metodologia, in cui sottolineava che “la marionetta è un essere semi-vivo, semi-irreale, ma abbastanza vivo per poter dare l’illusione di un essere con cui si parla e su cui il bambino può proiettare i propri sentimenti. Una sorta di corpo materiale in cui il bambino proietta la propria anima”.
Rambert si è ispirata ad Anna Freud e al romanzo di George Sand L’uomo di neve per mettere a punto il suo metodo terapeutico. Oltre la Svizzera, altri Paesi hanno deciso di sfruttare il teatro terapeutico delle marionette per affrontare i conflitti le difficoltà emotive, estendendo l’orizzonte applicandolo ad altri rami della psicanalisi.
La marionetta offre insomma molteplici possibilità in numerosi aspetti della vita, sia sul piano culturale che su quello terapeutico – anche se forse sono legati – e ingloba il mondo dell’infanzia con quello adulto. “È un’arte che dovrebbe essere riconosciuta allo stesso titolo della danza, del teatro o del cinema”, sottolineava Yves Baudin, ex direttore del teatro di marionette La Poudrière di Neuchâtel, in una precedente intervista a SWI swissinfo.
A cura di Samuel Jaberg
Traduzione: Zeno Zoccatelli
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