La quarta lingua della Svizzera lotta per sopravvivere
«Alzati e difendi la tua vecchia lingua, il romancio!», enunciava uno slogan del XIX secolo. La lingua non è morta, ma deve lottare per la propria sopravvivenza. Nei Grigioni, la proporzione delle persone che parlano il romancio è infatti in costante diminuzione.
«L’area linguistica romancia non è abbastanza importante per potervi integrare sufficientemente persone che parlano un’altra lingua. Una constatazione che purtroppo non è nuova, ma che rimane di attualità», deplora l’ultimo rapporto del governo sulla questione.
Nella sua analisi sullo stato delle lingue in Svizzera effettuata dopo il censimento federale del 2000, l’Ufficio federale di statistica mette in evidenza un contrasto sorprendente: mentre la proporzione delle persone che parlano tedesco, francese e italiano è aumentata nelle rispettive regioni linguistiche – grazie all’integrazione degli immigrati che hanno imparato la lingua locale – la quota di chi parla romancio si è ridotta. E questo anche nei Grigioni, dove il romancio è assai diffuso.
Dal rapporto del 2000, la situazione non è cambiata molto, rileva Andreas Urech, maestro di scuola elementare e responsabile del bilinguismo a Samedan. Nel comune engadinese, il 18% della popolazione proviene da 33 paesi.
Il tedesco è solitamente la lingua d’integrazione per i nuovi arrivati, siccome utilizzato sul posto di lavoro, spiega a swissinfo.ch. Nei cantieri della zona si tende però a parlare italiano. «I portoghesi lo parlano, così come gli spagnoli. Una volta avevamo molte persone dall’ex Jugoslavia: quelle che lavoravano sui cantieri parlavano anch’esse italiano. Non so se lo parlassero bene, ma la gente riusciva a capirsi».
Altri sviluppi
Il mosaico linguistico dei Grigioni
Capire la lingua dei vicini
Il fenomeno di una lingua che s’impone su un’altra in una data regione non è nuovo. Il romancio, che deriva dal latino portato dai Romani, ha preso il posto dell’oramai estinta lingua retica. Oltre mille anni fa, le persone che parlavano tedesco hanno però iniziato ad assumere cariche importanti nella regione, ciò che ha ridotto sempre più l’area linguistica romancia.
I Grigioni sono un cantone fatto di montagne e vallate con piccoli villaggi sparpagliati. Come spesso accade alle lingue in aree isolate, il romancio si è ramificato in una miriade di dialetti, ripartiti in cinque idiomi. Ma le montagne comportano anche dei valichi. E i valichi significano vie di transito.
Barbara Riedhauser lavora presso la Lia Rumantscha, l’organizzazione per la promozione del romancio. Il suo scopo è promuovere il sottosilvano, l’idioma parlato lungo la strada che conduce al passo dello Spluga e in Italia. Praticamente scomparso in alcune zone della sua area linguistica originale, il sottosilvano è parlato dal 20% della popolazione residente nella valle.
«Per guadagnare, la gente deve capire le lingue dei suoi vicini. È forse per questa ragione che qui il romancio ha perso terreno», afferma a swissinfo.ch.
«Direi che ora la stragrande maggioranza dei romanci conosce meglio il tedesco del romancio. Una volta il romancio era la lingua di tutti i giorni. Oggigiorno, invece, la gente è così connessa con il mondo esterno, tramite Internet e i media, che riceve molte più informazioni in tedesco su tematiche complesse».
Il romancio deriva dal latino ed è parlato nel canton Grigioni. Le altre due lingue retoromanze, ladino e friulano, sono parlate nel nord Italia.
Le lingue latine più parlate sono lo spagnolo, il portoghese, il francese, l’italiano e il rumeno. Tra le lingue meno diffuse vi sono il catalano, il galiziano, il lombardo, il piemontese, il napoletano, il sardo, l’occitano e il corso.
Il romancio è suddiviso in cinque idiomi (sursilvano, sottosilvano, surmirano, putér e vallader), ognuno dei quali comprende diversi sottodialetti.
I primi documenti scritti sono stati realizzati in Engadina nel XVI secolo. La versione standard della lingua romancia svizzera è il rumantsch Grischun, nato nel 1982. È la lingua ufficiale dei Grigioni.
Dal censimento del 2000 è emerso che il 55% della popolazione del distretto di Surselva, nei Grigioni, ha affermato che il romancio era la lingua utilizzata di preferenza a scuola o al lavoro.
La percentuale per l’intero cantone era del 21,5% (0,8% in Svizzera, poco più di 60’000 persone).
Pressioni dall’esterno
«Si può utilizzare il romancio per dire tutto ciò che si vuole. Se lo si paragona ad esempio all’italiano, si nota però che è stato influenzato dal tedesco», rileva Barbara Riedhauser.
In effetti, il romancio è ricco di termini tedeschi. Il processo naturale di formazione delle parole che arricchisce il linguaggio e l’impoverimento causato dal fatto che le persone con una conoscenza limitata della propria lingua madre utilizzano la prima parola che gli viene in mente, finendo così col parlare un mix di romancio e tedesco, sono separati da una frontiera molto sottile.
Andreas Urech riconosce che i germanismi sono sempre più presenti nella lingua parlata, così come i termini in inglese. Il suo dialetto romancio, il ladino, tenta però di mantenere un carattere «genuino», sottolinea.
È comunque interessante notare che una volta il ladino, tradizionalmente orientato verso il vicino meridionale, era pieno di italianismi, che sono poi stati volutamente soppressi un centinaio di anni fa.
Il sursilvano, l’idioma più parlato, ha sempre avuto molti contatti con il tedesco. «Chi lo parla utilizza strutture che alle mie orecchie suonano strane, perché so che provengono dal tedesco», spiega Andreas Urech. «Ma sono assolutamente normali e grammaticalmente corrette».
Ruolo della scuola
La scuola ha un ruolo importante nella conservazione di una lingua. Un’impresa però non sempre evidente nelle zone in cui il romancio è parlato da una piccola minoranza, come a Samedan (16% della popolazione), rileva Andreas Urech.
«Una classe in cui siedono numerosi bambini di famiglie germanofone è diversa da una in cui c’è una vasta proporzione di allievi che parlano romancio. La composizione della classe ha un forte impatto sulla comunicazione. Non si può fare nulla contro questa situazione. E i bambini dei nuovi arrivati seguono questa tendenza».
Questo vale anche per coloro che a casa parlano una lingua latina – italiano, spagnolo o portoghese – e per i quali il romancio è in principio più facile del tedesco.
A differenza dei bambini, alcuni adulti decidono di andare controcorrente e di imparare il romancio, anche se non rappresenta una necessità. Nella zona linguistica del sottosilvano, Barbara Riedhauser fa tuttavia fatica a riunire un numero sufficiente di interessati. Il gruppo dei principianti è raramente composto da più di sei persone e molti abbandonano dopo il primo anno. Chi vuole continuare deve così attendere che ci sia un numero sufficiente di studenti per formare una nuova classe.
Ciononostante, la collaboratrice di Lia Rumantscha ritiene che queste persone contribuiscano alla sopravvivenza della lingua. «Quando qualcuno decide di partecipare a un corso e lo fa sapere, chi parla il romancio si dice: “ah, la nostra lingua e la nostra cultura sono speciali, interessano ad altra gente. Abbiamo qualcosa che gli altri non hanno”. Questo è estremamente positivo».
Il sursilvano attrae più facilmente studenti, per lo più persone che si sono installate nella regione, che hanno un partner che parla romancio o che possiedono radici romance.
Tessa Meuter, insegnante d’inglese a Winterthur, ha acquistato otto anni fa una casa in un villaggio in cui il romancio è molto parlato. Ha seguito un corso estivo di sursilvano per quattro anni.
La maestra è consapevole che non parlerà mai come i nativi. Ma il fatto di conoscere l’idioma ha modificato il suo rapporto con i vicini. Ogni giorno vogliono sapere quali sono le parole nuove che ha imparato. A volte vi sono cose che loro stessi ignorano. Inoltre, apprezzano i suoi sforzi.
Una donna le ha portato i vecchi verbali della parrocchia, così da permetterle di farsi un’idea dei problemi del paese e dei modi di risolverli. Un’altra, con la quale ha discusso dei nomi di frutta e verdura, le ha preparato una lista di ricette. «È così positivo. Prima era un semplice luogo di villeggiatura. Da quando ho iniziato a studiare mi sento sempre più a casa», spiega Tessa Meuter.
Fino a circa il 1850, il romancio era la lingua più parlata nei Grigioni. Dal censimento nazionale del 1880, il numero e la proporzione di persone che parlano tedesco è in costante aumento.
Nel 2000, il 68% della popolazione del cantone parlava tedesco, il 14,5% il romancio e il 10% l’italiano.
Una delle ragioni principali del declino del romancio risiede nei cambiamenti dell’economia e delle consuetudini rurali. Nei Grigioni, l’avvento del turismo e dell’industria ha condotto alla mescolanza delle culture e alla necessità di parlare altre lingue (in particolare il tedesco).
La frammentazione in dialetti e la mancanza di una lingua scritta unificata (fino al 1980) sono ulteriori fattori che contribuiscono al declino.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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