La Svizzera nel paese dei faraoni neri
Da quarant'anni, la Svizzera esegue degli scavi nel sito archeologico di Kerma, in Sudan. Le ultime scoperte riscrivono in parte la storia della Nubia. Nonostante i suoi 82 anni, l'archeologo ginevrino Charles Bonnet continua la sue ricerche sul campo.
«Where is Charlie?». Con l’apparecchio telefonico incollato all’orecchio, l’autista del minibus fa avanti e indietro sulla strada polverosa che attraversa il villaggio di Burgeg, nel cuore della regione della Nubia, nel nord del Sudan. Sta cercando la casa di «Charlie». Quest’ultimo sta aspettando la visita di tre giornalisti svizzeri. Charlie è Charles Bonnet, illustre archeologo, ex professore all’Università di Ginevra, distintosi più volte a livello internazionale.
Il Laténium (parco e museo d’archeologia) di Neuchâtel accoglie fino al 17 maggio 2015 un’esposizione intitolata «Alle origini dei faraoni neri». La mostra è incentrata sugli scavi nella città di Kerma e nella sua necropoli. Sarà presentata anche una copia delle famose statue dei faraoni neri, scoperte nel 2003 nel sito Dukki Gel.
Qui, nell’Africa nord-orientale, Charles Bonnet è prima di tutto un infaticabile esploratore della città di Kerma, della sua ampia necropoli e delle sette statue monumentali dei faraoni, realizzate in arenaria nera, ora situate all’entrata del museo del sito archeologico. Il cantiere di Dukki Gel, dove sono state dissotterrate queste statue, sta fornendo delle informazioni molto interessanti sulla storia della Nubia, e delle relazioni tra i regni locali e l’Egitto dei faraoni.
Kerma, città egizia e nubiana
Il sito di Kerma si trova a metà strada tra Khartoum e la frontiera egiziana, un po’ più a sud rispetto alla terza cascata del Nilo. Tra il 1913 e il 1916, l’egittologo americano George Andrew Reisner ha fatto degli scavi archeologici. Stando alla sua interpretazione, Kerma era un semplice punto per il commercio egiziano. Grazie alle ricerche elvetiche, iniziate nel 1977, sono apparsi invece i resti di una città, la capitale del regno nubiano di Kush, ricordato spesso nei testi egizi.
La città è stata fondata nel 2500 avanti Cristo, conquistata e distrutta all’incirca nel 1450 a. C. dai faraoni egizi della 18esima dinastia. A un chilometro dalle ceneri della città di Kerma, i nuovi regnanti fondano Dukki Gel, una città cerimoniale. Ciò spiega la concentrazione di templi e di palazzi, portati alla luce dagli scavi.
Nel 2002, l’Università di Ginevra ha trasmesso all’ateneo di Neuchâtel la responsabilità dei vari cantieri nella regione di Kerma. Da tre anni, Charles Bonnet ha creato una nuova équipe indipendente, unendo le forze svizzere, francesi e sudanesi. Il gruppo si occupa soprattutto del sito di Dukki Gel, che fa parte del sito di Kerma. Gli studiosi di Neuchâtel, diretti da Mathieu Honegger, professore e direttore del LaténiumCollegamento esterno, concentrano invece la loro attività di ricerca sugli altri scavi della regione.
Professore instancabile
Charles Bonnet lavora per due-tre mesi all’anno sul campo e in questo periodo è ben felice di accompagnare i visitatori nel vasto cantiere archeologico di circa 400 metri di lunghezza e 300 metri di larghezza. A 82 anni, l’ex professore sale ancora, anche se con grande fatica, sui muri di mattoni di fango, si ferma di tanto in tanto per dare alcune informazioni – destreggiandosi come un giocoliere tra date e avvenimenti – o per indicare una porta o una via processionale. Camminando tra le rovine di questa antica civiltà incontra gli operai e i ricercatori, che saluta calorosamente, in dialetto arabo, ma con una leggera inflessione francofona.
«È uno scavo archeologico molto difficile», ci spiega. «Tutto è stato realizzato con il fango, caratteristica che complica notevolmente sia i lavori per far emergere i reperti sotto terra che le strutture soprastanti». Ogni anno, la sua squadra fabbrica 120mila mattoni di fango per conservare il sito e per evitare l’erosione. Un centinaio di persone lavora qui: tre quarti agli scavi, il restante ai restauri.
Il gruppo si avvale della collaborazione di numerosi specialisti e dottorandi svizzeri, francesi, belgi e sudanesi. La ricerca archeologica è finanziata dall’Ufficio federale della cultura, dal Ministero degli affari esteri francese e dal Servizio delle antichità sudanese.
Una coalizione contro l’Egitto
«Dukki Gel getta una luce completamente nuova sulla regione. I faraoni egizi vengono cacciati dalla popolazione di Kerma, con l’aiuto di rinforzi giunti da sud», illustra Bonnet. Ciononostante gli egizi fanno ritorno; poi tra il 750 e il 650, i regnanti della regione di Kerma e di Jebel Barkal, più a sud, conquistano il potere in Nubia e in Egitto. Sono i famosi faraoni neri. A ogni occupazione, segue la distruzione degli edifici da parte dei vincitori, situazione che complica le ricerche degli archeologi.
Alla gente comune non interessa molto questa lotta tra egiziani e nubiani sull’arco dei secoli. Per l’archeologo ginevrino, invece, si tratta di una grande scoperta: «Improvvisamente sappiamo che a Kerma si è formata una coalizione contro l’Egitto, sufficientemente organizzata per far giungere della gente da molto lontano». Le formidabili fortificazioni formate da due cerchie di mura, la cui altezza poteva raggiungere gli otto metri, erette dagli egiziani a Dukki Gel, indicano che si sono difesi da una minaccia reale, quella dei nubiani.
Alla forza politica e militare, dobbiamo aggiungere una fervida attività commerciale. «La gente di qui importava oro, ebano, avorio e pelli dal sud, esportando questi prodotti verso nord». Queste nuove rivelazioni riscrivono in parte la storia sudanese, che ora si contrappone a quella egiziana, molto conosciuta e di cui Charles Bonnet è un esperto. L’identità africana del luogo è confermata dall’architettura. Gli scavi hanno fatto emergere la planimetria di un palazzo monumentale nubiano dalla forma ovale, di 45 per 55 metri di lato, sostenuto da 1’400 colonne. «Un palazzo unico per l’epoca, visto che per ora non abbiamo scoperto nulla di simile», afferma l’archeologo.
Bonnet formula l’ipotesi che Kerma/Dukki Gel siano legate ad altri regni che si trovavano nella regione di Khartoum, Kordofan, Darfour, oppure nel villaggio di Punt, sul Mar Rosso. «Bisognerebbe compiere degli scavi lì per confermare questi legami. C’è lavoro per anni…». Comunque si tratta di «una scoperta fondamentale per il Sudan».
Museo molto visitato
I siti di Kerma e Dukki Gel suscitano sempre maggiore interesse nel Paese, secondo Charles Bonnet. All’indomani della sua ultima campagna di scavi, svoltasi alla fine di gennaio, ha dato, com’è sua abitudine, una serie di conferenze a Khartoum. A una delle serate hanno partecipato 1’600 persone, tra cui molti ministri e ambasciatori, ci dice l’ex professore di ritorno da uno di questi appuntamenti.
L’archeologo vuole che il sito rimanga accessibile a tutti, poiché «i sudanesi devono riappropriarsi del loro passato». Ogni anno lo visitano circa 25mila persone. Il museo di Kerma, costruito nei pressi degli scavi, si prefigge a sua volta di avvicinare la popolazione locale alla propria storia. Poco dopo l’inaugurazione, nel 2008, lo studioso ginevrino ha notato che, come tradizione vuole, a visitarlo erano soprattutto gli uomini. Grazie alla sua popolarità tra la gente del posto, conquistata nel corso dei decenni, ha proposto di organizzare una visita guidata, riservata alle donne.
Da allora, il museo è diventato un luogo d’incontro, un posto per le famiglie, dove fare pic-nic o sposarsi.
Visitare Kerma
La Nubia è il nome della regione attraversata longitudinalmente dal Nilo, tra Khartoum e Assuan, in Egitto. Kerma si trova a metà strada e appartiene alla Bassa Nubia, regione che parte dalla seconda cataratta del Nilo e giunge fino alla capitale sudanese.
La visita dei vari siti archeologi della Bassa Nubia, si svolge solitamente in gruppo e dura alcuni giorni. Kerma è un appuntamento obbligato, anche se il sito è discosto e mal organizzato.
Il Sudan è aperto al turismo e la reputazione del suo governo non rende giustizia alla sua popolazione molto accogliente e gentile. Nel Paese dell’Africa nord-orientale è difficile trovare delle strutture ricettive al di fuori delle città principali. I grandi siti archeologici offrono delle possibilità di alloggio, anche in tenda.
Dopo aver percorso 500 chilometri per raggiungere Dongala, la città più vicina, il turista deve ancora imboccare una strada secondaria per raggiungere, dopo un’ora di viaggio, il villaggio di Burgeg. Il paese non offre degli alloggi per turisti, eccezion fatta per alcune camere d’albergo.
A Dongola ci sono poche strutture alberghiere, tra cui un hotel immenso, costruito nel 2011. Di recente è stato aperto un guest house, il cui nome «The Nubian Village Charles Bonnet» disegna un sorriso sul volto dell’archeologo ginevrino.
(Traduzione dal francese: Luca Beti)
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