La Svizzera rafforza la sua presenza a Sumatra
Trenta soldati professionisti dell'esercito svizzero sono partiti venerdì da Zurigo per l'isola di Sumatra. Daranno man forte a 21 compagni già sul posto.
Il distaccamento SUMA realizzerà a partire da lunedì voli umanitari servendosi dei tre elicotteri Super Puma già presenti sul posto.
I militari professionisti, provenienti da tutte le regioni linguistiche della Svizzera, resteranno sull’isola di Sumatra in Indonesia, colpita dal maremoto il 26 dicembre scorso, tre o quattro settimane prima di essere sostituiti da nuove forze.
Tra loro vi sono piloti, meccanici e specialisti della sicurezza e logistica, oltre ad un medico e un cuoco. L’intervento durerà in totale tre mesi e sarà diretto dal colonnello Yvan Langel.
Sempre disarmati
Il distaccamento SUMA effettuerà voli d’aiuto per l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).
I soldati svizzeri lavoreranno a Medan in stretta collaborazione con l’esercito francese e non saranno armati, come le truppe americane e australiane, del resto. Garante della loro sicurezza sarà l’esercito indonesiano.
«Dovremo discutere ogni giorno con l’esercito indonesiano e con l’UNHCR sulla sicurezza del luogo», ha dichiarato all’ats Langel prima del decollo. Inoltre occorrerà mantenere un contatto costante con Berna e coordinare l’operazione sul posto con eserciti di altre nazioni, ha aggiunto.
Non si vuole correre nessun rischio, e se un giorno la sicurezza non dovesse essere garantita, gli aerei di aiuto saranno soppressi, ha continuato Langel. I suoi uomini sono stati ben preparati per svolgere tale compito, ha dichiarato.
Coordinazione
Non è stato sottovalutato nemmeno l’aspetto psicologico, ritenuto in alcuni casi un elemento di fondamentale importanza. Si è ricorso al sostegno di professionisti in tale ambito, ha spiegato. Alcuni soldati portano con loro inoltre l’esperienza fatta in Kosovo.
Affinché l’operazione abbia successo e l’aiuto sia efficiente è importante che i circa 50 soldati dell’esercito svizzero presenti sul posto lavorino in modo coordinato, ha detto Langel.
Il distaccamento già all’opera a Medan avanza molto bene nella costruzione dell’infrastruttura necessaria ad affrontare la crisi.
swissinfo e agenzie
Gli svizzeri con i quali non si sono più avuti contatti dopo il maremoto del 26 dicembre in Asia sono ora 240, contro i 250 di mercoledì.
Ma il bilancio delle vittime – tuttora ufficialmente fermo a 23 – potrebbe appesantirsi dalla settimana prossima.
Per una novantina dei dispersi le speranze sono praticamente nulle mentre non si sa nulla degli altri 150.
La hotline telefonica del DFAE rimane attiva ancora questo fine settimana. Finora si sono registrate oltre 8’000 chiamate.
Il centro di psichiatria post-catastrofe dell’università di Zurigo è stato utilizzato da una dozzina di persone colpite dal disastro asiatico.
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