Ecco come Lisa Bosia di Soccorso Operaio Svizzero di Chiasso ha trascorso il giorno della Festa nazionale: in auto per raggiungere i diversi centri di accoglienza provvisoria per profughi aperti nel Mendrisiotto.
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Piazza Indipendenza di Chiasso: amici e richiedenti salutano Lisa.
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Lisa rende visita ad una famiglia curda proveniente dalla Siria e giunta in Svizzera da poche settimane. Accolta con tè e biscotti fatti in casa, Lisa parla con la mamma Ose Shukria della situazione dell'alloggio.
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Una stanza in un albergo di Riva San Vitale (sud del Ticino) che alloggia richiedenti. I proprietari della valigia piazzata accanto al letto non hanno mai il tempo di disfarla del tutto.
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Abdo Halima è la figlia di Ose Shukria. La ragazza curda siriana ha già avuto modo di imparare un po' d'italiano, dapprima in Italia e quindi a Chiasso.
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Questi bambini di rifugiati d'Eritrea e Siria giocano in una stanza dell'albergo Chéry a Riva San Vitale.
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Lisa Bosia accompagnata da Lidia Ghedey aspettano davanti al Centro pediatrico del Mendrisiotto. Con altri profughi eritrei, Lidia funge da interprete volontaria.
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La sala da pranzo dell'Albergo Chéry a Riva San Vitale.
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Questo giovane siriano è papà da appena due settimane. Lisa rifornisce i genitori di pannolini e prodotti per l'igiene.
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L’interprete Lidia Ghedey e Mario Pegoraro, collaboratore di SOS, accompagnano Raei e Salem alla visita medica al Centro pediatrico del Mendrisiotto.
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Il pediatra Marco Maurizio esamina Salem, tre anni.
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Il medico pesa e misura la piccola Raei. I bambini non sanno ancora nulla degli interrogatori ai quali la loro mamma sarà sottoposta nei prossimi giorni.
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Lisa Bosia in visita a un'altra famiglia di Homs (Siria). La più piccola, Bana, l’accoglie a braccia aperte.
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Lisa con Abdullah, Rawan, Bana e la loro mamma Alatassi guardano le foto mandate dalla sorella maggiore dalla Libia, dov'è rimasta bloccata durante il suo viaggio verso nord. La ragazza spera in un prossimo ricongiungimento con la sua famiglia.
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Rawan ha molti ricordi nel suo telefonino tra cui delle foto della sua casa di Homs, totalmente distrutta. La ragazza si sta impegnando ad imparare l'italiano. Per questa famiglia, un ritorno in patria sembra del tutto improbabile.
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«Arrivederci Lisa!», salutano Alatassi e le figlie Rawan et Razan.
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Per lei, aiutare gli altri è una seconda natura. Da un ventennio Lisa Bosia, operatrice sociale in Ticino è al servizio dei «dannati della terra». Thomas Kern, fotografo di swissinfo.ch, ha trascorso con lei la festa nazionale del primo agosto.
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Come editor fotografico sono responsabile dell'uso editoriale della fotografia su SWI swissinfo.ch e delle nostre collaborazioni con le e i fotografi. Quando se ne presenta l'occasione, prendo la macchina fotografica e accompagno uno dei nostri giornalisti.
Mi sono formato come fotografo a Zurigo e ho iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ho fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Vincitore per due volte del World Press Award, ho ricevuto anche diverse borse di studio nazionali svizzere. Il mio lavoro è stato ampiamente esposto ed è presente in diverse collezioni.
Una ricorrenza che la giovane donna celebra sulla strada, in un giro di visite a questa gente che ama.
Dal 2000, Lisa lavora a metà tempo come operatrice sociale presso il Soccorso Operaio Svizzero (SOS). Oggi si consacra soprattutto ai siriani per i quali ha creato circa un anno fa, una rete di sostegno.
«Bisognava aiutare queste famiglie che da Homs si recavano dapprima in Libia da dove imbarcare alla volta della Sicilia e quindi raggiungere la Svizzera e, se possibile, il nord dell’Europa», spiega Lisa. Noi interveniamo durante la tappa a Milano laddove numerosi profughi sono ospitati nei dieci centri della città. Certi intendono stabilirsi in Svizzera dove hanno parenti, ma la maggior parte desidera proseguire il viaggio verso la Germania e la Svezia». E quando arrivano in Svizzera, trovano Lisa ad accoglierli.
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