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Le guerre in immagini senza veli

Gianluca Grossi, un testimone d'eccezione Ti-Press / Samuel Golay

Da dieci anni il giornalista svizzero Gianluca Grossi svolge la sua attività di reporter e cameraman al fronte, nelle guerre del Medio Oriente. Le sue testimonianze inedite dei conflitti vengono esposte per la prima volta a Bellinzona: immagini forti che non lasciano indifferenti.

Le scene presentate dal giornalista ticinese non hanno certo bisogno di molte parole. È questa la sensazione che si ha visitando la mostra «Guerre – dieci anni di immagini» recentemente inaugurata a Bellinzona. Gianluca Grossi, autore dei filmati, giustamente non parla di una mostra classica, ma «di un percorso, un’avventura, una sfida».

Questa vera e propria sfida mostra alcuni filmati che Gianluca Grossi ha girato in dieci anni di attività negli angoli più remoti del pianeta. In Iraq, Libano, Palestina, Israele, Afghanistan, Georgia oppure nella striscia di Gaza. Spezzoni che, proiettati su numerosi schermi televisivi, non riportano le indicazioni né dei luoghi, né della data, e neppure del contesto del conflitto.

Non è un caso. Grossi vuole illustrare ciò che tragicamente accomuna questi conflitti: è sempre la popolazione civile a pagare il prezzo più caro. La mostra fa vivere al visitatore i sentimenti profondi che caratterizzano gli esseri umani in questi momenti: violenza, rabbia, disperazione, angoscia e morte.

Effetti visibili e invisibili

«Sono immagini che ho conservato per 10 anni in un cassetto», afferma Gianluca Grossi, che continua: «ora le ho selezionate e raggruppate, per mostrare ciò che sta accadendo in questi conflitti».

«Troppo spesso, le immagini vengono consapevolmente o meno addomesticate, preparate per essere digeribili all’ora di cena». In effetti le scene più crude spesso non vengono mostrate sul piccolo schermo.

Questo velo viene tolto nella mostra. La guerra causa ferite e mutilazioni: effetti visibili che emergono nella loro crudeltà. Tuttavia ci sono pure ferite e mutilazioni interne invisibili e spesso non curabili che anche in questo percorso restano celate, come commenta l’autore.

Contro l’oblio

Sono sequenze crude, come quella di un corpo carbonizzato in Cisgiordania o quella di un bambino iracheno che viene rianimato, invano, in un ospedale di Bagdad due giorni dopo l’arrivo degli americani nel 2003.

«In un certo senso faccio il collezionista di vite, le vite degli altri», dice Gianluca Grossi. Che si chiede pure cosa spinge la gente ad affidare i propri spaccati di vita a un giornalista.

La speranza non deve comunque mancare: «Una storia raccontata, una testimonianza trasmessa in televisione è una piccola azione contro l’oblio», dice Gianluca Grossi.

Un lavoro particolare

Gli domandiamo come riesce ad assistere in continuazione a scene di guerra, alla disperazione della gente. «Raccontare la vita di altri esseri umani durante un conflitto è il lavoro del reporter. Anch’io sento le emozioni, ma faccio il mio lavoro», ci confida. È un quasi come un medico che arriva in ambulanza sul luogo di una tragedia. Non può lasciarsi coinvolgere.

Gianluca Grossi aggiunge che c’è pure «un po’ di adrenalina» in questo lavoro, che spesso risulta molto pericoloso. Una minima parte della mostra racconta di lui: un collage di biglietti aerei, di fatture di consumazioni e di alberghi che fanno intuire alcuni aspetti della vita di un inviato di guerra. Poi il suo equipaggiamento, in primis la videocamera. E infine c’è l’ultimo schermo, nel quale Grossi esprime i suoi pensieri sulla guerra.

Senza dubbio questa mostra si fa portatrice di un messaggio forte. Secondo la municipale di Bellinzona, Flavia Marone – responsabile del turismo e della cultura – questa prima esposizione della stagione 2010 è una scelta coraggiosa e utile proprio perché fa riflettere.

Gerhard Lob, swissinfo.ch, Bellinzona

Il percorso di «Guerre – dieci anni di immagini» è articolato su quattro sale, alle quali sono stati dati titoli che ne riassumono il contenuto: Partire, Dal vivo, Sul terreno, I sopravvissuti.

L’esposizione di Gianluca Grossi è aperta tutti i giorni fino al 4 luglio 2010, dalle 10.00 alle 18.00 presso il Castello di Sasso Corbaro a Bellinzona.

È consigliata a un pubblico adulto. I minorenni devono essere accompagnati.

Gianluca Grossi nasce a Bellinzona il 1° marzo 1967. Studia letteratura comparata all’Università di Zurigo, dove consegue il dottorato. Al termine degli studi inizia l’attività di giornalista alla Radio Televisione Svizzera (RSI). Per il telegiornale realizza i primi servizi all’estero e nel 2000 segue la seconda intifada palestinese.

Diventa giornalista indipendente e si trasferisce in Medio Oriente. Oltre che per le tre reti RSI effettua servizi e documentari per altre emittenti europee, quali ad esempio la BBC.

Dirige la Weast Productions, agenzia di produzione televisiva da lui fondata e specializzata in servizi sul Medio Oriente. Nel 2009 è stato designato giornalista svizzero dell’anno per la lingua italiane. Attualmente vive a Beirut.

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